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domenica 15 maggio 2011

Le Cercle Fermé




Gli artisti Martine Feipel & Jean Bechameil sono stati selezionati per rappresentare il Lussemburgo alla 54. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia che si terrrà dal 4 giugno al 27 novembre 2011.

Nata nel 1975 a Lussemburgo (L), Martine Feipel ha studiato arti figurative presso l‘Università Marc Bloch di Strasburgo (F), presso l‘Università delle Arti di Berlino (G) sotto la direzione della professoressa Christiane Möbus, e anche presso il Central St. Martins College of Art & Design di Londra (UK), dove ha conseguito un Master in arti figurative nel 2002. Dal 2000, partecipa regolarmente a diverse mostre, soprattutto in Europa. Ha ricevuto numerose borse di residenza artistica in Europa. E‘ membro fondatore della compagnia Pandora. Nel 2007 ha iniziato il progetto disparato The Game of Life presentato in Belgio, in Germania e Lussemburgo. Nello stesso anno, è stata selezionata per il Premio d’Arte Robert Schuman.


Nato nel 1964 a Parigi (F), Jean Bechameil lavora dal 1990 come artista scultore indipendente. Per una dozzina d‘anni ha vissuto a Copenhagen, dove ha regolarmente partecipato a diverse mostre. Nel frattempo, ha lavorato alla scenografia diopere teatrali e film. Ha iniziato a lavorare a Parigi contribuendo a costruire l‘arredamento di Madame Bovary di Claude Chabrol (1991), ed in seguito, partecipando alla creazione di diverse scenografie un po’ dappertutto in Europa. Ha, fra l‘altro, realizzato gli arredamenti per l‘Anticristo (2009), Manderlay (2002), Dogville (2000) e Dancer in the Dark (1998) di Lars Van Trier.

Dal 2008, Jean Bechameil è residente a Lussemburgo, dove lavora in collaborazione con Martine Feipel. Nel 2009, hanno partecipato a un’opera collaborativa alla Biennale Kunst & Zwalm (B), e nel 2010 hanno montato una mostra monografica presso il Centre d’Art Nei Liicht a Dudelange (L).

Martine Feipel & Jean Bechameil creano principalmente strutture che rispondono al contesto in cui operano. Sulla base dei disegni e delle sculture che servono da modello, la coppia cerca di creare spazi ; dall’incrocio e la frammetazione dei volumi, ricreano un universo sconnesso e sbilenco, il quale, a priori, sfida la logica.

Le Cercle Fermé (Il Circolo Chiuso) di René Kockelkorn, commissario Chiunque sia attratto dai lavori di Martine Feipel & Jean Bechameil si rende conto rapidamente che il fulcro dell’attenzione è incentrato principalmente sul tema dello spazio. Questo è ancor più vero nel lavoro presentato per la Biennale di Venezia 2011. Quando lo si osserva, un pensiero si impone : l‘evidente necessità di trovare un nuovo tipo di spazio.

All’origine del loro lavoro, c’è la presa di coscienza che la percezione sensoriale ha dei limiti fisiologici – e che la nostra
concezione dello spazio è storicamente datata. Pertanto, si tratta, in linea con la filosofia di Jacques Derrida, di cercare di superare il limite di un posto cercandone uno nuovo. Ciò equivale a riflettere sul significato del termine, sul senso dello spazio, che, soprattutto, è il risultato della tradizione. La cosa importante non è di uscire, di trasgredire la legge attraversando il confine, ma di « aprire » uno spazio nel cuore stesso del vecchio spazio. Quest’apertura non crea nuovi spazi da occupare, ma una sorta di tasca nascosta dentro il vecchio senso del limite. E’ un’apertura dello spazio sul principio dello spostamento. Orbene, questo spostamento interno e questa ricreazione dello spazio implicano sempre la distruzione di un‘istituzione. Il significato della parola « spazio » ne è profondamente sconvolto. In questo, i nostri due artisti sono nel cuore dell’attualità. Poiché la pianificazione del territorio è in crisi, questo spazio che noi pensiamo come spazio di vita è nello stesso tempo spazio di azione, orientamento e comunicazione. L‘evoluzione delle scienze e delle tecnologie, l‘erosione delle visioni del mondo e dei sistemi di valori tradizionali, la crisi strutturale dell‘economia e l’esacerbazione della problematica logica tradizionale, sfidano la percezione tradizionale dello spazio e del territorio precedentemente pensata per aree di competenza, ed è ossessionata dallo stress della crescita e dal recupero dello spazio. Viviamo in un momento di cambiamento in cui l‘orientamento dei modelli e delle azioni del passato non funzionano più. Certo, la situazione appare ancora aperta, ma ci mancano i concetti di azione in grado di rispondere alla crisi ecologica e di civiltà che viviamo senza mettere in pericolo la democrazia, i diritti umani e i fondamenti fisici della vita. Oggi, non c‘è dubbio che è più urgente che mai prendere in considerazione qualsiasi riflessione sulla questione dello spazio come un‘opera di civiltà, come un rimodellamento della civiltà. Modificare la quotidianità, rimodellare completamente il nostro mondo, questo è quello di cui si parla.

Il lavoro include diversi livelli di lettura, passando attraverso la filosofia, la storia dell‘arte e la società.

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