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domenica 19 maggio 2013

Padiglione del Tibet


Tibet: un Paese che da sempre evoca un sentimento religioso, mistico, di pace. Un Paese oppresso, la cui stessa cultura, la propria lingua rischiano di essere perdute per sempre. Un Paese schiacciato da un altro popolo vicino, anch'esso ricco di fascino e di mistero. Ora qualcuno desidera annichilirli entrambi, gettandone uno nel baratro della distruzione, sia fisica che culturale e psicologica, abbruttendo l'altro con lo spettro della consapevolezza di stare per compiere un terribile atto di sopraffazione condannato (non abbastanza) dalle altre Nazioni.

La Biennale veneziana da sempre offre l'opportunità ad ogni Paese di presentare le proprie realtà artistiche più rappresentative con i Padiglioni Nazionali. Padiglione Tibet è un sogno, una chimera che non potrà, almeno per ora, trovare una collocazione ufficiale all'interno della Biennale stessa per la semplice ragione che il Tibet non può essere riconosciuto come Paese sovrano e quindi non può trovare posto tra le nazioni del consesso civile. Tutto ciò naturalmente a livello ufficiale. Credo che il sistema arte debba opporsi a tutto ciò, usando i mezzi e le possibilità che la sua stessa struttura le offre, rompendo gli schemi e il muro di silenzio che da troppo tempo sta rendendo vano ogni tentativo di aiuto al popolo tibetano. Non mi illudo, so benissimo che questo mio progetto sarà solo una piccola goccia che però spero possa contribuire a far traboccare il vaso colmo di indifferenza che, per ragioni inesplicabili, si è creato intorno alla tragedia di questo meraviglioso Paese dalle metafisiche vette innevate che però forse produce...poco petrolio.


Spazio Art&fortE c/o Palazzo Ca’ Zanardi Cannaregio 4132 Venezia 

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