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giovedì 28 febbraio 2019

Gely Korzhev. Back to Venice





Torna a Venezia Gely Korzhev (1925-2012), una delle figure più eminenti del panorama pittorico, prima sovietico e poi russo, della seconda metà del Novecento. Il ritorno tra le lagune cade esattamente 57 anni dopo la sua partecipazione alla XXXI Biennale, quando, assieme tra gli altri a Viktor Popkov, risultò, nel padiglione dell'URSS, la voce più convincente del cosiddetto 'stile severo' che cercava, nell'alveo ancora quasi inscalfito del realismo socialista, una via espressiva d'uscita dai canoni ferrei dell'epoca staliniana.

La mostra 'Gely Korzhev. Back to Venice' - realizzata grazie a un'azione congiunta tra Galleria Tret'jakov, the Institute of Russian Realist Art e il Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) di Ca' Foscari, con il sostegno di IntesaSanpaolo – restituisce prima di tutto, con documenti, foto, proiezioni, e inoltre con il ricorso alle Information and Communication Technologies, la concretezza del trittico del pittore russo, la sala Korzhev e altri segni importanti presenti nel Padiglione del 1962. Ma è anche l'occasione – tre anni dopo la grande monografica dedicata a Korzhev dalla Galleria Tret'jakovskaja di Mosca – di presentare al pubblico italiano e internazionale, con oltre 50 dipinti, una consistente ed esauriente sequenza di opere del maestro, che non potranno che fare giustizia degli affrettati giudizi espressi in occasione della XXXI Biennale.

La rassegna di Ca' Foscari non si presenta come una mostra antologica in senso stretto. Procede piuttosto per nuclei tematici ben definiti, focalizzandosi criticamente sugli aspetti che sono stati ritenuti più rilevanti nella vasta produzione dell'artista: davanti agli occhi degli spettatori sfileranno così i monumentali nudi dell'artista, le sue straordinarie nature morte, alcuni altri esempi particolarmente riusciti della sua originale declinazione della pittura realista sovietica; il centro essenziale del percorso si impernia tuttavia sulle immagini dolenti della memoriadegli anni della Grande Guerra Patriottica, che è il nome russo della Seconda Guerra Mondiale, che sono anche i capolavori che hanno garantito a Korzhev il maggior riconoscimento internazionale: non casualmente Tracce di guerra (1963-1964) fu prescelto, tra oltre 500 opere esposte, come manifesto per la grande esposizione “Berlino-Mosca Mosca-Berlino” del 2003 al Martin Gropius Bau. La rassegna si conclude con le meditazioni visive del pittore sul collasso del sistema sovietico: sono dipinti a volte di accorato coinvolgimento, altre volte di recisa denuncia sociale, altre ancora grottesche, come nelle degenerazioni ibride dei cosiddetti Tyurlikis e negli scheletri dell'URSS.

L'esposizione, come recita il suo stesso titolo, costituisce anche l'occasione per rileggere, dopo più di mezzo secolo, quell'esordio veneziano di Korzhev. 

Nel 1962 Larisa Salmina, il commissario del padiglione, esplicitava così i criteri con cui erano stati selezionati gli artisti che dovevano rappresentare la cultura artistica russa in una fase molto delicata della sua vicenda novecentesca, quella del disgelo post staliniano guidata da Nikita Khrushchev: «L’arte sovietica è rappresentata alla XXXI Biennale di Venezia da alcuni artisti appartenenti a varie nazionalità e generazioni. L’opera di questi artisti dà una chiara idea di quanto siano numerose le maniere creative, di quanto sia ricca la tematica che illustra la vita del popolo sovietico, e di come sia profondamente umana l'arte sovietica». Diversificazione di linguaggi, alternanza di generazioni, ancora saldo collegamento con «la vita del popolo sovietico»: per questo accanto alle figure emergenti di Korzhev e Popkov erano stati convocati anche giovani speranze e più collaudati accademici.

Korzhev vi espose una sorta di autoritratto in movimento (L'artista inginocchiato del 1961, che sta realizzando un piccolo nudo di donna a gessetti sul ciglio di un marciapiede, e tiene accanto a sé un basco con qualche moneta offerta dai passanti) e soprattutto il trittico Comunisti (1957-1960), ora al Museo Russo di Stato di San Pietroburgo. Sono tre vaste tele, due verticali, una orizzontale, di misure irregolari: la prima (in ordine di esecuzione), è intitolata Internazionale, dominata da due figure in piedi, due soldati dell'Armata Rossa su un campo di battaglia, una che suona il corno, l'altra, di spalle, che regge virilmente il vessillo del reggimento; la seconda – l'unica orizzontale: Alzando la bandiera – mostra un civile inginocchiato, che prende in mano la bandiera rossa abbandonata da un compagno caduto; la terza (Omero: lo studio) ha come protagonista uno scultore, in realtà in abiti militari, intento a modellare un busto del poeta greco.

Per opere di questo tenore – e nel padiglione comparivano anche dipinti di Deineka e soprattutto I costruttori di Bratsk di Popkov (il capolavoro 5 anni fa al centro dell'esposizione dedicatagli da Ca' Foscari) – Renato Guttuso parlò allora di “resistenzialismo”; i critici italiani scrissero invece o di un «faticoso travaglio per il rinnovamento» (Mario De Micheli) o di un perdurante arretramento, come Paolo Rizzi che su “Il Gazzettino” denunciava: «Destalinizzare la pittura dei paesi socialisti. Già, come se tutto dipendesse da Stalin, come se bastasse togliere dai muri i ritratti del dittatore ripudiato. [...] È troppo facile il giochetto. È troppo facile dire che tutta la creazione artistica dell’Unione Sovietica e dei paesi socialisti è alla vigilia di un cosciente rinnovamento che non intacca, anzi rafforza i valori». Dopo quasi sessant'anni il giudizio può essere diversamente storicizzato.


Venezia, Ca Foscari Esposizioni
Orari: da martedì a domenica (chiuso il lunedì)
Dalle 10 alle 18
Ingresso libero
Segreteria scientifica: Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR)
Media partner: THE ART NEWSPAPER RUSSIA 

martedì 26 febbraio 2019

DYSFUNCTIONAL at Ca' d'oro



Carpenters Workshop Gallery, in partnership with the Swiss private bank Lombard Odier, are proud to present DYSFUNCTIONAL, at Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’d’Oro on the Grand Canal during Biennale Arte 2019.

The exhibition will present works by established and rising artists seeking to break the thin boundaries between art, architecture and design. The site-specific works combine extraordinary craftsmanship with strong artistic and emotional expression.

17 artists from Carpenters Workshop Gallery roster have been invited to initiate a dialogue between the jaw dropping architecture of Ca’d’Oro, its impressive collection of Italian masters, and the best of contemporary collectible design. To name a few, Atelier Van Lieshout, Studio Drift, Maarten Baas, Nacho Carbonell, Vincent Dubourg, Verhoeven Twins and Virgil Abloh.

Their works will draw on the artistic heritage of the Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’d’Oro, which features masterpieces such as Andrea Mantegna’s St Sebastian, Jan van Eyck’s Crucifixion and Bernini’s Rio della Plata, a terracotta model for his Fountain of the Four Rivers.

The works in the exhibition resonate with Venice’s rich heritage of craftsmanship and artistic expression. Virgil Abloh’s commission, his first ever functional sculpture collection having only recently joined the gallery, is inspired by the lagoon city and its acqua alta (high tide). Nacho Carbonell’s tree-like, organic sculptures transform the Monumental Courtyard of 15th century mosaics into a forest of light. Their shimmering texture references the gilt and polychrome decorations which once adorned the palazzo’s façade and their cocoon metal mesh shapes echo the quatrefoils that decorate the windows of ‘the golden house’.

DYSFUNCTIONAL seeks to forget function whilst celebrating the power of artistic expression. The idea of dysfunction, defined as ‘the disruption of normal social relations’, invites visitors to rethink the conventional relationship between form and function, art and design, the historical and the modern.  

News by Pavilion of Switzerland at the 58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia




Moving Backwards - Pauline Boudry / Renate Lorenz 

Curator: Charlotte Laubard 

Commissioner: Swiss Arts Council Pro Helvetia – Marianne Burki, Head of Visual Arts; Sandi Paucic, Project Leader; Rachele Giudici Legittimo, Project Coordinator

Press conference: Wednesday, 8 May 2019, 2pm 
Official opening: Thursday, 9 May 2019, 2.30pm 
Exhibition: 11 May to 24 November 2019 
Pre-opening: 8 to 10 May 2019 
Venue: Pavilion of Switzerland, Giardini della Biennale, Venice 
At the 58th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, artist duo Pauline Boudry / Renate Lorenz will transform the Swiss Pavilion into a vast immersive installation. Entitled «Moving Backwards», the project explores, in a time of massive backlash, resistance practices, combining guerrilla techniques, postmodern choreography and urban dance, as well as elements of queer underground culture.


Curator Charlotte Laubard, who is responsible for the Swiss Pavilion at the Biennale Arte 2019, has invited artists Pauline Boudry / Renate Lorenz to present an installation, which includes a new video work. Entitled «Moving Backwards», the exhibition reflects on the current political situation, characterised by its regressive and reactionary forces of closure towards the other and towards difference. Faced with the scale of this recent backlash, the artists, instead of practicing an outright opposition, suggest «backward movements» as a potential tool for producing alternative forms of resistance and action.

Since the beginning of their collaboration in 2007, Pauline Boudry / Renate Lorenz have been continuously reflecting on the visibility and the existence of the other beyond the binarisms and categories that define our identities. Through filming and staging their performances in installations, the artist duo seeks to reveal what, in the constructed and composite character of identities, can undo our stereotypical representations in order to consider new relationships and to invent new modes of coexistence. As Charlotte Laubard observes: «Pauline Boudry / Renate Lorenz conceive their installations as devices that lead us to renegotiate our representations. Their work produces a double inversion: it introduces gestures, images and objects that refer to current political and social issues. At the same time, it grants these elements a high degree of autonomy so that they can interact with the public and establish interrelations that challenge our modes of perception and identification. »

For the Biennale Arte 2019, the artists will develop a large film installation involving performers Julie Cunningham, Werner Hirsch, Latifa Laâbissi, Marbles Jumbo Radio and Nach who will experiment with backward movements. Invited to enter a dense choreography generated by body movements, film loops and animated objects, visitors will participate in strange encounters, in an environment reminiscent of a nightclub. Their physical and sensory experience will be complemented by moments of reflection on the Pavilion’s theme in the form of a free journal containing statements written by a dozen authors from the fields of philosophy, art, political activism, post-colonial and queer theories.

Project journal and catalogue: 

In addition to a project journal, which is to be distributed at the Pavilion, a catalogue will be on sale at a later date. It includes statements, installation views, and essays in order to deepen and extend reflections on the exhibition.

domenica 24 febbraio 2019

Collettiva per il Ghana alla sua prima partecipazione.



Anche il Ghana parteciperà alla Biennale di Venezia per la prima volta, con un folto gruppo di artisti raccolti sotto il titolo di "Ghana Freedom" ispirata alla canzone di E.T. Mensah.

Gli artisti presenti saranno : Felicia Abban, John Akomfrah, El Anatsui, Ibrahim Mahama, Selasi Awusi Sosu e Lynette Yiadom-Boakye.


Il progetto è sostenuto da Nana Oforiatta Ayim e David Adjaye,  con una consulenza esterna di  Okwui Enwezor.



venerdì 22 febbraio 2019

Serwan Baran per l'Iraq




Ruya Foundation announces Serwan Baran will represent Iraq at the 58th Venice Biennale



The Ruya Foundation is delighted to announce that Serwan Baran will represent Iraq at the 58th Venice Biennale, presenting a solo exhibition which will run from 11 May to 24 November 2019. This will be the fourth National Pavilion of Iraq commissioned by the Ruya Foundation and follows the critical success of ‘Archaic’ which Ruya commissioned for the 57th edition of the Biennale in 2017. This is the first time Iraq will be represented by a solo artist at the Biennale. 

Iraqi-Kurdish artist Serwan Baran was born in Baghdad in 1968, and is considered part of the ‘new generation’ of Iraqi painters. He has lived through over 40 years of war in his country and was conscripted during conflicts in the 1980s and 1990s. During his time as a soldier and war artist, Baran was obligated to record the victories of the Iraqi army for government propaganda. His work became more expressionist when he began addressing his own military experience by deconstructing images of generals in grotesque, figural abstractions. Baran describes this artistic period as an attempt to silence “the nightmare inside me”. 
The large-scale and site-specific works of ‘Fatherland’ will invoke the feeling of a war zone upon entering, in line with Baran’s signature dark and atmospheric style. The exhibition will feature a monumental acrylic painting, The Last Meal, depicting a bird’s-eye view of soldiers killed during their last meal. Elements ofcollage will be incorporated, including objects from Iraqi military uniforms given to the artist by families of the deceased. These uniforms were collected from the Iran-Iraq War, the second Gulf War and the war with ISIS. 
The exhibition will also include a sculptureThe Last General, a life-size clay replica of an army general inside a sunken life boat cast in fibreglass. The figure of the general is sculpted so that half of his body appears decayed, while the other half appears intact and wears a uniform and medals. The sculpture will also include elements of collage, using cloth from military uniforms. Resembling an ancient mummy in a sarcophagus, this clay coloured sculpture is intended as a reminder of the brutality of military leaders, as well as a tribute to perished men who have become part of the soil. 
Iraq and the region have endured reigns of terror and authoritarian rule in the name of nationalist and religious ideologies, often driven by the need to wage war both in competition for, and in defence of, the ‘Fatherland’. The term al-watan (meaning ‘homeland’ or ‘nation’) is used by dictators in demagogic speeches and in fascist literature. The exhibition is a commentary on the masculine and paternalistic dimensions of political culture in Iraq and the region. 
In particular, Baran seeks to interrogate the ways in which the notion of the ‘Fatherland’ has been used to justify the horrors of war, the soldier’s efforts, and a leader’s tactics. The soldier, often depicted as a valiant and obedient hero, is more often a victim of brutal authority. Through an examination of the abuse of the patria, the exhibition is also an exploration of the nature of man, his indulgence to his violent nature, and to his own dictatorial instincts that find an outlet through war.
Tamara Chalabi, Chair and Co-Founder of the Ruya Foundation and co-curator of the exhibition has said:
“It is an important development for this pavilion to have a solo artist represent Iraq for the first time. Serwan Baran’s work is fitting artistically, both as a deeply personal testimony of his own experiences and a universal commentary on the condition of mankind. I am pleased to also be sharing his singular expressionist style as a painter, in a medium that has great significance within the history of modern Iraqi art.”
Paolo Colombo, co-curator has said:
“Serwan Baran’s large-scale works are forceful denunciations of the horrors of war. They are meant to overwhelm the viewer, as one is overwhelmed in the proximity of a large film screen. His statement is not restrained, and the scale of his works is in perfect tune with the volume of his proclamation.” 

martedì 19 febbraio 2019

Per la prima volta il Pakistan con l'artista Naiza Khan




Fra le ultime notizie è ora giunta la partecipazione, per la prima volta, del Pakistan con l'artista Naiza Khan, grazie al supporto della Fondazione Art Divvy.


Il progetto si chiamerà ‘Manora Field Notes’ e parlerà di un'isola del Pakistan visto con diversi aspetti, da quello storico a quello sentimentale. 




Scotland + Venice news





Scotland + Venice is delighted to announce the names of the 17 Scotland-based individuals that will take part in the 2019 Professional Development Programme. The programme offers a significant opportunity to support Scotland’s presentation of new video work by Charlotte Prodger at this year’s Venice Biennale of Art, May-November 2019.

Cove Park – an international artists residency centre based in Scotland – is spearheading the Scotland + Venice Professional Development Programme. This year, in addition to partnering with six Scottish Art Schools and Colleges, the Programme will benefit from new collaborations with the Scottish Contemporary Art Network (SCAN) and Templar Arts and Leisure Centre (talc), Argyll and Bute. The aim is to open up this opportunity beyond those currently in further or higher education to help address the significant barriers that people can face in pursuing or progressing a professional career in the visual arts.

The Professional Development Programme receives support from the participating institutions, with additional funding from the Art Fund, from the National Lottery through Creative Scotland and from British Council Scotland.

Leading the group’s inaugural training residency at Cove Park in Argyll and Bute, Alexia Holt, Cove Park’s Associate Director & Visual Arts Programme Producer said: “Residency programmes for artists and professional development training for arts professionals are key to supporting the arts in Scotland and we’re incredibly pleased that the Professional Development Programme’s model has been expanded to include those based within Cove Park’s own region and those identified through our new partnership with SCAN.”

As key members of the Scotland + Venice team at the exhibition space, the 17 team members will have a unique and valuable opportunity to stay in Venice, learn new skills, develop professional and international networks and gain professional experience in the unique setting of the Venice Biennale, one of the world’s biggest and most prestigious contemporary visual arts festivals.

Colleges, organisations and individuals taking part are:

City of Glasgow College: Emma Blackhall
Duncan of Jordanstone College of Art: Kaya Fraser and Katheryne Morrison
Edinburgh College of Art: Aisling Ward, Eleanor Beale, Frances Driscoll and Maria Oliver Smith
Glasgow School of Art: Harvey Dimond, Aki Hassan and Soorin Shin
Gray’s School of Art: Courtney Barr and Lauren Fergusson
Templar Arts and Leisure Centre (talc.): Grace Carroll and Isaac Stanesby
Scottish Contemporary Arts Network (SCAN): Thomas Abercromby and Foxy
University of Highlands and Islands: Jenny Sprenger

An integral part of the Scotland + Venice presentation, the Professional Development Programme began 15 years ago and, to date, over 100 students from eight Scottish art institutes of further and higher Education have taken part, many of whom have gone on to secure work throughout the visual arts sector.

Nicole Heidtke, Programme Leader, talc. said: “We are delighted to hear that Grace and Isaac will be given this professional development opportunity during the Venice Biennale for Scotland + Venice. They worked hard last year as talc.'s trainees, and we are certain that they will do a fantastic job of introducing Charlotte Prodger's work to visitors, and of representing Scotland.  For talc. it is an honour to work with Cove Park and Scotland + Venice to support these two young people.”

Clare Harris, Director, SCAN, said: “The Scottish Contemporary Art Network (SCAN) is delighted to support the Scotland + Venice Professional Development Programme as it opens out beyond higher and further education partnerships.  It is a fantastic opportunity for professional training, work experience and individual creative development. SCAN know that all kinds of barriers exist that prevent talented people from joining the visual arts profession or from progressing in their chosen field, these can include socio-economic barriers, access to higher education, and entrenched inequalities. We are confident that our candidates will be brilliant ambassadors for Scotland and for Charlotte Prodger’s work and that their skills, energy and life experience will enrich the project. Having met with so many inspirational candidates from across Scotland and from a wide range of backgrounds we hope that many more such open opportunities can be shared in the cultural sector.”

Amanda Catto, Head of Visual Art at Creative Scotland and Chair of the Scotland + Venice partnership, said: “We’re extremely proud of the Professional Development Programme that Scotland + 
Venice has established with its many partners over the last 15 years.  The programme offers an un
precedented opportunity for the participants to gain exposure to some of the very best contemporary art from across the world and to develop new skills and professional connections.  We understand the very real and significant benefits that flow from the programme and we are delighted to have forged new partnerships for 2019 which will further extend the opportunity to people who may be facing barriers to pursuing a career in the arts.” 

Norah Campbell, Head of Arts, British Council Scotland said, “We are proud to support this initiative to widen the reach of these valuable international opportunities, as they offer the potential to make significant contributions to the careers of those who will be taking part”.

Stephen Deuchar, Director, Art Fund, said, “These professional development placements promise both to open up the important work of artist Charlotte Prodger to international audiences and give vital career opportunities in the visual arts to people from across Scotland who might otherwise never have got the chance. It’s a fantastic initiative and we’re proud to support it.”

2007 participant Lottie Thorne commented: “This is a great opportunity for anyone taking part.  Not only are you living and working in one of the most historically rich and beautiful cities in the world, you have access to the best of the best in terms of contemporary art. The impact on my career is directly linked to this opportunity; people I met, both artists and partners, informed my understanding of and passion for working in the visual arts sector in Scotland. The reputation of the project, and connections I made being associated with it, equipped me with knowledge and confidence to secure work at the Scottish Arts Council, Creative Scotland and British Council Scotland, engaging with senior partners, practicing artists and project producers.”

mercoledì 13 febbraio 2019

Edmund de Waal al Ghetto Nuovo





Il noto ceramista Edmund de Waal per ricordare i  500 anni del ghetto ebraico a Venezia presenterà, nei giorni dell’'apertura della 58. Biennale, una grande installazione.

L’opera è parte di un progetto che troverà sede nella sinagoga del Ghetto Nuovo a Canareggio.


martedì 12 febbraio 2019

Canaletto a Palazzo Ducale


Antonio Canal detto Canaletto Piazza San Marco verso est 
olio su tela, cm 115 x 153
Washington, National Gallery of Art 


Prende avvio il prossimo 23 Febbraio una grande mostra sul Canaletto. Presso le auliche sale di Palazzo Ducale un'ampia antologica realizzata dal Muve in collaborazione col RMN – Grand Palais di  Parigi e la curatela di Alberto Craievich.

Un stupendo viaggio nel Settecento veneziano con le sue luci e ombre che si snodano lungo le sale di Palazzo Ducale, nel racconto di un secolo straordinario e del suo protagonista: Giovanni Antonio Canal, il Canaletto. 

Una stagione artistica di grande complessità e valore, di eccellenze nel campo della pittura, della scultura, delle arti decorative. Fin dal suo inizio il 700 si mostra come un secolo di enorme vitalità e grandi cambiamenti, nel linguaggio dell’arte, nella storia delle idee e delle tecniche, nella vita sociale. La mostra parte dall’affacciarsi nei primi anni di una nuova forma artistica, che rompe i legami con il rigore del Classicismo e con la teatralità del Barocco, mentre il colore prende il sopravvento sul disegno. 

Luca Carlevarijs pone le basi del vedutismo veneziano, Rosalba Carrera rinnova l’arte del ritratto. Due giovani coetanei dipingono opere in cui la luce acquista valenza fondante, costitutiva: Giambattista Tiepolo con pennellate aggressive in composizioni dinamiche, Canaletto nella pittura di vedute, lo stile di entrambi si farà poi più controllato e nitido. Il viaggio prosegue con la pittura di costume di Pietro Longhi, l’esplosione del vedutismo, la pittura di storia e quella di paesaggio, il capriccio. E la grande stagione dell’incisione, che diversi sperimentano, e di Giambattista Piranesi. Il racconto di questo secolo è anche quello della presenza europea della Serenissima e del viaggiare dei suoi artisti. 

Mentre anche l’arte vetraria di Murano vive i suoi fasti, con l’oreficeria e la manifattura di porcellane. Protagonisti di fine secolo sono Francesco Guardi e Giandomenico Tiepolo, figlio di Giambattista. Nelle vedute di Guardi il linguaggio pittorico, tremolante e allusivo, lontano dalle solari certezze di Canaletto, sembra evocare una Venezia in disfacimento, mentre il tempo del vivere felice e aristocratico lascia il posto a un popolo di irriverenti Pulcinella, dove tutti sono liberi e uguali, e sullo sfondo la rivoluzione infiamma la Francia. Il secolo dei lumi, e il percorso espositivo, si chiude con l’affermarsi del Neoclassicismo, su tutti giganteggia Antonio Canova.





Padiglione Turco


Ecco le ultime news dal padiglione della Turchia 

The Pavilion of Turkey at the 58th Venice Biennale
May 11 -  November 24, 2019
Opening: May 9, 2019
Artist: İnci Eviner
Curator: Zeynep Öz
Location: Sale d'Armi Nord, Arsenale, Venice
Commissioner: Istanbul Foundation for Culture and Arts (İKSV)

We, Elsewhere, a new work by İnci Eviner will be presented in the Pavilion of Turkey at the 58th International Art Exhibition, La Biennale di Venezia, to be held from 11 May through 24 November 2019. Organised by the Istanbul Foundation for Culture and Arts (İKSV) and sponsored by Fiat, the Pavilion of Turkey will be curated by Zeynep Öz and located at Sale d’Armi, which is one of the main exhibition venues of La Biennale di Venezia.

We, Elsewhere is created as a site-specific installation for the Pavilion of Turkey at the 58th International Art Exhibition, La Biennale di Venezia and makes use of elements such as reconfigured objects as well as drawings, video, sound, and performance. It is an investigation into the spaces that we create, and are created for us as a result of collective displacement. The exhibition ruminates on how subjects who find themselves in these spaces react and interact with one another and with their memories. Various elements of sound, reconfigured objects and characters crafted by Eviner evoke the sense of a search for the missing, the erased and that which is elsewhere. A certain aggression and abruptness comes out in the characters’ everyday behaviour informing their identities in transition. The space itself, in which visitors are invited to walk along the ramps, courtyards and edges, displays permeability, allowing views through cuts and cracks along the walls. The paths punctuated by the objects suggest the way in which memory eases conflicts. Together, the characters, the space and the paths tell a story akin to Hannah Arendt’s narrative of struggles in We Refugees.

At the press conference held at Salon İKSV on Tuesday, 12 February, where the conceptual framework was announced, İnci Eviner said: “These figures are constantly changing places through the space to find their other halves. This effort is actually an attempt to reclaim their interrupted and invalidated memory and bodies. In doing so, mythologies and memories, the habits of everyday life, their joy and sorrow need to be picked up one by one and put into place. I try to keep myself in and out of events to witness all of this. The responsibility of being a witness is in the questioning of being "us".

Regarding Eviner’s practice and her new work, Zeynep Öz said: “Eviner uses the architectural component in We, Elsewhere as the stage on which elements of action come together in order to think through issues of migration and confinement in shaping continuously shifting subjectivities.”

İnci Eviner works with names from different disciplines for We, Elsewhere. The architectural design of the project was created by Birge Yıldırım Okta and Gürkan Okta, whereas the sound design is by Tolga Tüzün. The video which will be reflected in Pavilion of Turkey will include the performance artists and dancers Canan Yücel Pekiçten, Melih Kıraç and Gülden Arsal. Director of photography of the video is Aydın Sarıoğlu and the video post-production team includes Cem Gökçimen and Cem Perin.

The exhibition’s visual identity and the upcoming book, which will accompany the exhibition and will be available at the opening of the Pavilion of Turkey, are designed by Okay Karadayılar and Ali Taptık (ONAGÖRE).

The Pavilion of Turkey at La Biennale di Venezia is coordinated by Istanbul Foundation for Culture and Arts (İKSV) and realised through the sponsorship of Fiat, with the production support of SAHA Association with the contribution of the Ministry of Culture and Tourism and under the auspices of the Ministry of Foreign Affairs of the Republic of Turkey. The Pavilion of Turkey’s long term venue opened at the 14th International Architecture Exhibition, La Biennale di Venezia in 2014 for the first time, upon a 20-year allotment of the Arsenale with İKSV’s initiation and the contribution of 21 supporters.  

lunedì 11 febbraio 2019

Una raccolta d'arte moderna italiana




E' stato presentata a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, nei giorni scorsi, un eccezionale nucleo di trentadue opere di alcuni tra i più importanti autori italiani del ‘900: Massimo Campigli, Carlo Carrà, Giacomo Manzù, Ottone Rosai, Scipione e Mario Sironi. I dipinti entrano nella collezione museale in comodato a lungo termine. 

I lavori provengono da note e importanti collezioni di arte italiana, come quelle della scrittrice e mecenate Margherita Sarfatti, dell’editore Pietro Vallecchi, del critico d’arte Raffaele Carrieri, dell’avvocato e presidente dell’Accademia di Brera Rino Valdameri, dell’ingegnere Alberto Della Ragione, dell’avvocato Pietro Feroldi, dell’industriale Carlo Frua De Angeli, dell’editore e critico Giampiero Giani, del commerciante Gianni Mattioli

Le opere giunte oggi a Ca’ Pesaro in comodato a lungo termine da una collezione privata annoverano significativi capolavori, in parte presentati nel 1953 a palazzo Strozzi a Firenze in una mostra sulla collezione di Gianni Mattioli a cura di Carlo Ludovico Ragghianti, alla rassegna inaugurale della Galleria d’Arte Moderna di Torino nel 1959 e nel tour internazionale della stessa collezione Mattioli attraverso Stati Uniti, Europa e Giappone dal 1967 al 1972.

Ad accogliere il visitatore in questo viaggio attraverso l’arte italiana tra le due guerre sono cinque opere di Massimo Campigli, tra cui le celebri tele Le Amazzoni, 1928, La figlia del carceriere (La carceriera), 1929 e Donna ingioiellata, 1942, opera questa realizzata a Venezia, dove il pittore si trasferì allo scoppio della guerra e dove fu esposta, nell’autunno 1945, alla personale presso la galleria del Cavallino. La stagione del ritorno all’ordine italiano si illumina poi di esempi altissimi per qualità e originalità compositiva, condotti nei primi anni venti da Carlo Carrà al fine di rendere sulla tela in misura sempre minore l’istante fugace, il momento e il movimento, che erano stati tanto impressionisti quanto futuristi, o la città che sale, moderna e tecnologica, a favore del recupero di una forma compositiva classica, organizzata secondo un nuovo vocabolario basato su equilibrio, compostezza, misura, ricerca delle forme archetipiche. Già fondatore del Futurismo, poi protagonista del ritorno all’ordine, Carrà entra in Museo con cinque opere, tra cui Mattino sul mare del 1928, che instaurano un dialogo virtuoso con le collezioni permanenti di Ca’ Pesaro.

Giungono alla Galleria cinque lavori di un altro maestro italiano, Ottone Rosai, fautore di quella ripresa della sintesi, come amava ripetere Margherita Sarfatti, ed essenzialità compositiva che ebbe larga fortuna nella produzione europea tra le due guerre. Una grande sala è dedicata poi a Mario Sironi, artista fondamentale per le sorti dell’arte nazionale. Il nucleo di otto Sironi che entrano oggi a Ca’ Pesaro annovera il capolavoro del 1923-24 Il Bevitore, già appartenuto a Margherita Sarfatti. Sempre agli anni venti risale un secondo capolavoro di Sironi, Pandora (Il mito di Pandora), 1924, che rappresenta un corpo monumentale di donna su un paesaggio roccioso, inabitato, quasi primordiale.

Infine, una sala presenta una voce alternativa a quella del ritorno all’ordine, capace di accese cromie e di audacie prospettiche di tipo espressionista come quella di Gino Bonichi detto Scipione, attivo nell’ambiente romano; è un’arte che si pone in dissenso verso il regime e verso il realismo del gruppo di Novecento italiano e anticipa il secondo dopoguerra, facendo esplodere il colore e gli equilibri compositivi. Allo stesso modo, anche la pittura geometrica e murale che Sironi sperimenta tra gli anni quaranta e cinquanta conduce nei decenni successivi verso la disgregazione della materia, che sarà patrimonio della corrente Informale. La straordinaria collezione si chiude con una piccola ma preziosa selezione di sculture e disegni di Giacomo Manzù, tra i massimi intrepreti della scultura figurativa del secolo scorso.

Artefici del nostro tempo


Lanciato dal Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro il concorso "Artefici  del nostro tempo" per giovani artisti, in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia

Per i vincitori esposizione nel Padiglione Venezia in Biennale e sostegno concreto

"Un progetto ed un impegno concreto" ha dichiarato il primo cittadino annunciando il bando "Artefici del nostro tempo" rivolto a quei giovani artisti emergenti che abbiano voglia "di affrontare, attraverso l’arte, il tema dell’attualità del tempo che stiamo vivendo in linea con 'May You Live in Interesting Time', titolo della prossima Biennale Arti Visive 2019".

"Viviamo davvero in tempi interessanti e i giovani ne sono i principali protagonisti. Vogliamo sentire la loro voce, vedere la loro creatività all'opera e sostenerli nelle loro espressioni, fino a farli entrare nei grandi circuiti dell'arte - ha commentato la Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia Mariacristina Gribaudi. Bene quindi l'idea del Sindaco Brugnaro di dare un'occasione a tanti giovani. A loro il compito di raccogliere la sfida".

Il riferimento alla Biennale Arti Visive 2019 non è casuale, dato che i sei vincitori di "Artefici del nostro tempo" saranno protagonisti di un evento che si svolgerà all'interno del Padiglione Venezia ai Giardini della Biennale nel corso dell'edizione 2019, e le loro opere saranno allestite a Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna.

Il concorso è diviso in sei sezioni: poesia visiva, video clip musicali, street art, pittura, fumetto e fotografia. Oltre all'occasione espositiva il concorso offre ai vincitori un premio in denaro. Bando e modalità di partecipazione sono disponibili nel sito del Comune di Venezia, la partecipazione è gratuita e aperta a chi abbia tra i 18 e i 35 anni e sia nato, risieda, studi o lavori in Italia.


giovedì 7 febbraio 2019

Zimbawe



Nonostante la difficile situazione socio-politica il Zimbawe parteciperà alla Biennale di Venezia con gli artisti Cosmos Shiridzinomwa e Georgina Maxim.

Segnalazione da The Art Newspaper   07/02/2019



New

Il sito di Artnews informa il 19/02 che saranno quattro e per la precisione Sono Kudzanai-Violet Hwami, Neville Starling, Georgina Maxim e Cosmas Shiridzinomwa

Romania



L'Istituto Culturale Rumeno segnala che Belu Simion Fainaru, Dan Mihaltianu e Miklos Onucsan sono le tre artiste che rappresenteranno la Romania, con la curatela di Cristian Nae e il supporto della Galeria Plan B di Cluj e Berlino.

L’evento avrà come titolo “Unfinished Conversations on the Weight of Absence”

Helen Frankenthaler a Venezia




Palazzo Grimani ospiterà per la stagione estiva un’antologica sull’artista Helen Frankenthaler.

Il titolo dell’esposizione sarà “Pittura/Panorama Paintings by Helen Frankenthaler, 1952-1992”, quarant’anni di attività artistica della nota pittrice americana. 

L’evento è promosso dalla Helen Frankenthaler Foundation con Venetian Heritage e la galleria Gagosian, curatela di John Elderfield.






mercoledì 6 febbraio 2019

Roman Stańczak per la Polonia



Sarà l’artista Roman Stańczak ha operare nel prossimo padiglione polacco della Biennale di Venezia con una scultura aerea.

Per questa edizione il padiglione è stato gestito da Hanna Wróblewska, direttore della Zachęta National Gallery of Art di Varsavia, con la  curatela di Łukasz Mojsak e Łukasz Ronduda.

martedì 5 febbraio 2019

Alberto Burri all Fondazione Giorgio Cini di Venezia


Alberto Burri: Rosso Plastica M3, 1961, Plastica, combustione su tela, cm 121,5x182,5 (127,5x188,5x5,5). 
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri


Fra i tanti eventi di quest'anno a Venezia, segnalo fra i più significativi, quella della Fondazione Giorgio Cini che inaugurerà un'importante retrospettiva antologica dedicata ad Alberto Burri, curata da Bruno Corà, a coronamento di una stagione di grandi celebrazioni internazionali per l'artista umbro. La mostra è organizzata con Fondazione Burri, in collaborazione con Tornabuoni Art e Paola Sapone MCIA



Comunicato Stampa

L'isola di San Giorgio Maggiore a Venezia presenterà dal 10 maggio al 28 luglio 2019 BURRI la pittura, irriducibile presenza, ampia e importante retrospettiva antologica dedicata ad Alberto Burri, a coronamento di una stagione di grande celebrazione dell'artista umbro sia in Italia che all'estero.

La mostra, curata da Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, e organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini e dalla Fondazione Burri in collaborazione con Tornabuoni Art e Paola Sapone MCIA, è un progetto concepito appositamente per Venezia che ripercorre cronologicamente le più significative tappe del percorso del Maestro della ‘materia’ attraverso molti dei suoi più importanti capolavori. Dai rarissimi Catrami (1948) agli ultimi e monumentali Cellotex (1994), BURRI la pittura, irriducibile presenza con circa 50 opere provenienti da importanti musei italiani e stranieri, dalla Fondazione Burri e da prestigiose collezioni private, ricostruisce nella sua interezza la parabola storica di uno dei più grandi protagonisti dell'arte italiana ed europea del XX secolo e riporta Burri a Venezia dopo la memorabile personale che nel 1983 vide protagoniste 18 opere del ciclo Sestante nel suggestivo edificio degli ex Cantieri Navali alla Giudecca, segnando una tappa fondamentale nella carriera dell'artista.

Il percorso espositivo offrirà al visitatore l'opportunità unica di ammirare una selezione inedita di opere che rappresentano tutti i più famosi cicli realizzati da Burri: dai primi e rari Catrami (1948) e dalle Muffe (1948), presentati in stretto confronto con gli iconici Sacchi (1949-50), ai Gobbi (1950), per arrivare alle affascinanti Combustioni (1953), i Legni (1955), i Ferri (1958), le contorte Plastiche (1960) e l’evoluzione straordinaria dei Cretti (1970), divenuti uno dei temi di ricerca più iconici di Burri, fino ai grandi Cellotex, realizzati fino a metà degli anni Novanta. La mostra veneziana - il cui titolo si rifà alla celebre definizione data dallo stesso artista alla sua opera, e alla difficoltà di tradurla in parole - offrirà così una lettura penetrante del modo in cui questo pioniere della nuova pittura del secondo Novecento ha affrontato il tema centrale del suo tempo: quello dell’utilizzo e della trasformazione della materia in opera d'arte.

Dopo un quarto di secolo dalla sua scomparsa, avvenuta nel 1995, la mostra pone in evidenza la trasformazione recata da Burri nell'arte del XX secolo - spiega Corà - Non è improprio paragonare l'innovazione linguistica introdotta da Burri con la 'presentazione' sistematica della materia reale al posto della mimesi rappresentativa, alla rivoluzione giottesca compiuta nel sostituire ai cieli d'oro della pittura medioevale il celeste che si poteva osservare in natura. In entrambe le innovazioni veniva introdotto il 'vero' nella pittura al posto della finzione imitativa di esso. Lo shock prodotto da Burri negli anni dell'immediato dopoguerra - continua il curatore - si può misurare solo con l'effetto ottenuto in tutto l'arco di esperienze artistiche da lui influenzate: dal New Dada di Rauschenberg, Jonhs e Dine, al Nouveau Réalisme di Klein, César, Arman e Rotella, dall'Arte Povera di Pistoletto, Kounellis, Pascali e Calzolari all'arte processuale e fino al neominimalismo a base monocroma”.

Nella mostra alla Fondazione Cini saranno ricostruiti alcuni fondamentali passaggi della pittura di Burri quale caposcuola della pittura materica: verranno ad esempio riuniti per l'occasione tre grandi Sacchi del 1952, larghi 2,5 metri ciascuno, che Rauschenberg ebbe l'occasione di osservare l’anno successivo durante la preparazione della propria mostra alla Galleria dell'Obelisco di Gaspero Dal Corso e Irene Brin dal titolo Scatole e feticci, in occasione di una visita compiuta nello studio di Burri, e che lo impressionarono così fortemente da indurlo a cambiare lavoro, giungendo nel 1954 a dipingere i Combine Paintings sotto l'evidente influsso burriano. In esposizione ci sarà anche un nucleo rilevante di Plastiche e un monumentale Cellotex del 1979 di quasi 3 metri per 4.

BURRI la pittura, irriducibile presenza porta inoltre a compimento un percorso di riconoscimenti internazionali che negli ultimi anni ha ulteriormente affermato la grande attualità dell’opera di Alberto Burri, confermandolo tra i grandi maestri dell'arte italiana del Novecento: nel 2015 in occasione delle celebrazioni del Centenario della nascita dell'artista il Solomon R. Guggenheim Museum di New York ha dedicato a Burri una retrospettiva antologica, così come la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen K21 Ständehaus di Düsseldorf, a cui si sono aggiunte manifestazioni in numerose istituzioni italiane, tra cui la grande mostra nella sede della Fondazione Burri a Città di Castello (Perugia) a fine 2016.

La lettura della carriera di Burri sarà resa organica dalla presenza di una sezione documentaria multimediale dell'intera attività dell'artista, in cui sarà possibile vedere anche alcuni rari film che lo ritraggono in azione. Il catalogo bilingue (italiano-inglese), introdotto da un saggio critico del curatore Bruno Corà, Presidente della Fondazione Burri, e di Luca Massimo Barbero, Direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini, conterrà il repertorio di tutte le immagini delle opere e offrirà così rinnovati strumenti di conoscenza del lavoro e del profilo dell'artista stesso, anche grazie a una sezione bibliografica interamente aggiornata. L'allestimento è realizzato da Archea Associati.

lunedì 4 febbraio 2019

Annullata partecipazione dell'Angola



Purtroppo l'Angola ha annullato la possibilità di partecipare all'edizione di quest'anno causa problemi di gestione economica.
Speriamo che tutto torni al bello e che ritornino con successo a partecipare, come era stato nel 2013 che avevano vinto il Leone d'Oro. 

News dal sito www.angop.ao


venerdì 1 febbraio 2019

Prossimamente alla Fondazione Peggy Guggenheim





I settanta anni di attività della Fondazione Peggy Guggenheim a Venezia vengono festeggiati con un ricco programma di eventi.

Da quando nel lontano 1949 Peggy Guggenheim si trasferì a Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, la collezione ha subito diversi cambiamenti e ora continua a crescere e proporsi come un punto di riferimento per l’arte internazionale.

Ecco allora un ricco programma di eventi che costelleranno le stagioni espositive fino al 2020 arricchita come sempre da tanti eventi collaterali fra cui una serie di incontri con note collezioniste d’arte internazionali, tra cui Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, della nota fondazione torinese, l’indiana Lekha Poddar della Devi Art Foundation e Francesca Thyssen-Bornemisza, promotrice della collezione Thyssen-Bornemisza Art Contemporary.


Questo il programma degli eventi: 


-  La Natura di Arp che si svolgerà dal 13 aprile al 2 settembre 2019, curata da Catherine Craft, con l’organizzazione del The Nasher Sculpture Center, Dallas


 
Jean Arp, Testa e conchiglia (Tête et coquille), 1933 c., ottone lucidato, altezza 19,7 cm. 
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 54

La mostra propone una lettura suggestiva e a lungo attesa della produzione artistica dell’artista franco-tedesco Jean (Hans) Arp (1886–1966), il cui approccio sperimentale alla creazione e il ripensamento radicale delle forme d'arte tradizionali lo resero uno degli artisti più influenti del Novecento. Nel corso di una carriera durata oltre sei decenni, Arp produsse un corpus di lavori di grande impatto in materiali e formati molteplici. Arp fu tra i fondatori del movimento Dada e pioniere dell'astrazione, sviluppò un vocabolario di forme organiche che si muovono fluidamente tra l'astrazione e la rappresentazione, e divenne rapidamente un punto di riferimento per diverse generazioni di artisti. La mostra è organizzata dal Nasher Sculpture Center di Dallas, prima sede espositiva della mostra.



-  Un progetto dedicato alla fondatrice dal titolo “Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa” che inizierà il 21 settembre 2019 e durerà fino al 27 gennaio 2020. Curata da Karole P. B. Vail, con Gražina Subelytė

 
René Magritte, L’impero della luce (L’Empire des lumières), 1953–54, olio su tela, 195,4 x 131,2 cm.
 Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 102

La mostra celebra la vita veneziana di Peggy Guggenheim, rivelando come abbia continuato ad accrescere con importanti opere d’arte la propria collezione dopo la partenza da New York, la chiusura della galleria-museo Art of This Century (1942-47) e il trasferimento a Venezia nel 1948. La mostra presenterà dipinti, sculture e opere su carta selezionate tra quelle acquisite tra la fine degli anni quaranta e il 1979, anno della scomparsa della collezionista. Contestualmente, la mostra porrà in evidenza le mostre e gli eventi  organizzati da Peggy Guggenheim, o ai quali partecipa, rivelatisi poi autentiche pietre miliari. Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa offrirà l’opportunità senza precedenti di rivedere e ricontestualizzare capolavori famosi, come L’impero della luce (1953-54) di René Magritte, a fianco di opere raramente esposte, create da artisti come René Brô, Gwyther Irwin e Grace Hartigan, oltre che da pittori di origine giapponese come Kenzo Okada e Tomonori Toyofuku, che dimostrano l’interesse della mecenate per l’arte creata oltre le frontiere dell’Europa e degli Stati Uniti.


-  Il progetto “Migrating Objects” che prenderà avvio il 15 febbraio fino al  15 maggio 2020. Curato da  Karole P. B. Vail

 

Maschera da iniziazione, Zaire, Yaka, legno policromo, rafia tessuta e rafia, altezza 50 cm. 
Collezione Peggy Guggenheim, Venezia 76.2553 PG 254

Nella sua vita di mecenate e collezionista Peggy Guggenheim, famosa per la sua collezione rivoluzionaria di arte moderna europea e americana, amava spingersi oltre i limiti. Questa mostra intende esaminare un momento cruciale, seppur meno conosciuto, delle sue peregrinazioni: l’interesse mostrato negli anni ’50 e ’60 per le arti dell’Africa, dell’Oceania e delle Americhe. In quegli anni Peggy Guggenheim acquista opere di artisti appartenenti a culture di tutto il mondo, incluse sculture di inizio Novecento provenienti dal Mali, dalla Costa d’Avorio e dalla Nuova Guinea, e opere delle antiche culture del Messico e del Perù. Migrating Objects presenterà gli oggetti raccolti da Peggy Guggenheim e provenienti dall’Africa, dall’Oceania, dall’area andina e mesoamericana affiancati a opere europee della sua collezione.

Fondazione Peggy Guggenheim
Dorsoduro, 701-704, 30123 Venezia VE
041 240 5411
www.guggenheim-venice.it