Translate

martedì 28 maggio 2019

Padiglioni nazionali (2 puntata)


Perplesso per il progetto di Aya Ben Ron negli spazi di Israele.








Bella l’idea del Padiglione Greco ma debole il risultato finale.











Il Padiglione India celebra molto bene i 150 anni dalla nascita di Gandhi.











Bruttini gli interventi di Natascha Süder Happelmann per il Padiglione Germania e Cathy Wilserper il Padiglione Gran Bretagna, tanto spazio per nulla.








Interessante il Padiglione Italia, nel complesso il curatore MilovanFarronato ha fatto un bel lavoro che, però rischia di superare le opere degli artisti stessi, regge bene David ma la Longo e la Fumai a volte si perdono troppo nello spazio labirintico.













Il vincitore, il Padiglione Lituano, non mi è piaciuto in quanto lo vedo più iscritto nel teatro contemporaneo che nelle Arti Visive.

In giro per la città meritano un giro quello della Catalonia a Castello, il Portogallo vicino all’Accademia e concludo col lontano ma suggestivo Padiglione dell’Islanda alla Giudecca.

















lunedì 20 maggio 2019

Padiglioni nazionali ( 1 puntata)




Facciamo ora un giro nei Padiglioni della Biennale nei giardini.

Iniziamo da quelli che più affascinano come la Romania con l’intervento di Belu-Simion Fainaru, Dan Mihaltianu e Miklós Onucsán, e l’Olanda con Remy Jungerman Iris Kensmil, se poi una certa monotonia di video affossa un poco tutti i luoghi, come sempre non penso che la proiezione di un video sia la cosa più interessante da proporre in questi spazi così ampi e fruibili per altri interventi più coraggiosi.











Esempio evidente col Padiglione Francia che propone la modaiola Laure Prouvost che nel complesso piacevole allestimento perde completamento senso nelle immagini sconclusionate del finto giovanilista video, venti minuti privi di atmosfera ma ricchi di banalità, forse se era su youtube si risparmiava l’inutile coda.













Molto deluso dal progetto del Canada che anziché cogliere l’occasione di parlare dell’arte inuit ci annoia con la solita filippica simil-buonista datata 1961, a quale pro? Tanto oggi stiamo sfruttando/distruggendo tante altre culture per cui almeno essere realistici e attuali, facile parlare del lontano passato.

Interessanti quelli del Cile sul maschilismo o le centinaia di forme naturalistiche di Zahrah Al Ghamdi, per il Padiglione Arabia Saudita, validi quelli della Cina, il Ghana, Giappone e Albania.









Elegante il Padiglione USA con le opere di Martin Puryear.








continua  -->  27/05/2019