sabato 1 settembre 2007

Impressione finale - Biennale di Venezia del 2007


























Ecco concluso il mio rapido escursus sulla Biennale di Venezia del 2007, in generale un passo in avanti rispetto alle ultime.
La prima Biennale che vidi fu con dei compagni di scuola nel lontanissimo 1980. Direttore era Luigi Carluccio, durante cui fu realizzata la famosa Aperto per giovani artisti ideata da Achille Bonito Oliva e Harald Szeemann. Nel 1982 direttore è Sisto della Palma, poi nel 1984 e 1986 la direzione passa a Maurizio Calvesi, con una impostazione classica e discreta. Seguì nel 1988 la curiosa "Il luogo degli artisti" diretta da Giovanni Carandente. 

Che la diresse anche nel 1990 col titolo "Dimensione futuro". Salta un anno per realizzare le celebrazioni, per cui si passa al 1993 curata da Achille Bonito Oliva, con la sua solita cricca di artisti, che ora occupano la metropolitana di Napoli. Nel 1995 la storica mostra di Jean Clair. Poi venne la fredda mostra di Germano Celant nel 1997, a cui seguirono nel 1999 e nel 2001 le due di Harald Szeemann, allegra la prima ripetitiva la seconda. 

Mi ricordo poi la confusione di Francesco Bonami nel 2003 e la commercialmente brutta delle spagnole María de Corral e Rosa Martínez del 2005 (ma avevano solo un annetto per organizzarla!). 

Questa del 2007 non ha grandi progetti da segnalare ma è stata ben confezionata e con una certa varietà di proposte e temi. Vero che è stato fortunato nell’essere stato candidato con ben quattro anni di anticipo. Per cui ha potuto dedicarsi all’organizzazione in modo adeguato, quindi mi domando come mai non si è ancora deciso chi sarà il curatore della prossima Biennale del 2009, speriamo che ci si sbrighi per la candidatura!?

lunedì 20 agosto 2007

Padiglioni sparsi a Venezia






 Le mostre allestite nel centro di Venezia sono tantissime, sicuramente spesso aiutate dalle belle stanze degli antichi palazzi, che come sempre salvano certe proposte a volte mediocri.
Ma vediamo le cose che più mi hanno favorevolmente colpito. Iniziamo con l’ interessante progetto interattivo di Rafael Lozano – Hemmer per il Messico, li vicino c’è anche il Padiglione Rom che in un ambiente alquanto kitcht risulta dopo quello ipertecnologico messicano più allegro, anche se non particolarmente interessante.
A Palazzo Fianchetti alcuni artisti in rappresentanza di Singapore, con proposte molto algide, un poco più in là i bei video di Susan Norrie a Palazzo Giustinian Lolin, mentre qualche calla dopo c’è il Lussemburgo a Cà del Duca con le suggestioni di vita di un viaggiatore di Jill Mercedes. Molto interessante al Fondaco Marcello il Portogallo con il lavoro di Angela Ferriera su Jan Prouvè. Mentre in uno spazio veramente triste alla Giudecca L’Azerbaijan riesca a proporre degli artisti molto interessanti. Altro spazio marginale per una discreta mostra, la Ludoteca Santa Maria Ausiliatrice, dove c’è la Lituania, rappresentata dal progetto di Nomea & Gediminas Urbonas sull’ambasciata e i suoi piccioni. Nel minimale Palazzo Malipiero la Repubblica di Cipro propone dei lavori in collage di Haris Epaminonda.
Si affaccia sul canal Grande il Palazzo Bianchi Michiel dove l’Islanda, spostata dai Giardini, ha trovato ospitalità con un progetto dal forte impatto grafico di Steingrimur Eyfjord.
Ospite della Fondazione Querini Stampalia la Croazia con i suggestivi lavori di luce di Ivana Franke. Ma forse il punto più ampio è Palazzo Zenobio dove sono state concentrate diverse nazioni: Armenia, Australia, Paesi Latino-Americani e Scozia. Che nel complesso valgono un giro.

lunedì 6 agosto 2007

Arsenale


















Passati in rassegna i diversi padiglione faccio un breve escursus sull’Arsenale, spazio particolarmente suggestivo anche se lo trovo in generale molto dispersivo, la forma continua dell’edificio porta a concentrarsi in modo meno attento e alla fine della lunga camminata si ha la sensazione di non aver visto ma solo di aver osservato alcune cose.
Prima di entrare in questi affascinanti spazi si incontra il progetto del vincitore del Premio per la Giovane Arte Italiana: Nico Vascellare. Egli presenta una istallazione alquanto vecchiotta nel suo tentativo di essere contemporanea. Un lavoro/performance che fa venire in mente le ricerche inglesi degli anni novanta ibridata fra la musica e l’arte, con una soluzione finale alquanto noiosa e gigantesca. Ma questo forse è il grosso problema dell’arte italiana che viene proposta, sempre in ritardo e scimmiottando altri. E’ possibile che non ci siano più bravi artisti nel nostro paese o forse non si voglio mettere in mostra? Boh?
Usciti rapidamente da questo luogo entro nell’ Arsenale – Corderie. Spazi che nella suggestione dei luoghi danno un positivo apporto alle opere che spesso si perdono nel lungo cammino. Nello sviluppo del percorso mi sono rimaste in mente sicuramente le grandi campiture di materiale riciclato di El Anatsui, l’elegante e interessante cartografia di Kim Jones, i dischi/diario di Guillermo Kuitca, l’interrogativo palloncino di Hiroharu Mori, la mappa delle vittime america per le guerre di "libertà" di Emily Price, l’allegro spazio di Jason Rhoades, il documentativo lavoro di Francis Alys, fra le cose più inutili sicuramente i diversi box con i video (una media di 35/45 minuti di durata, ma chi li avrà visti?).
Una parte delle Corderie è stata dedicata al continente africano con la mostra "Ceck list-Luanda Pop" che se interessante come proposta lascia un poco di amaro in bocca per l’allestimento troppo confuso e per la selezione di nomi già troppo "europei" mentre nella parte finale la Cina presenta una serie di artiste alquanto noiosa, che si salva per la location molto suggestiva. Non ci sono parole per la mediocrità ripetitiva di Giuseppe Penone (che ricicla i pellami di Zorio degli anni 70) e un video trailler (ma non era già così due anni fa… per fortuna che è cambiato il soggetto!) di Francesco Vezzoli che se non fosse per le starlette del video nessuno ricorderebbe.

sabato 4 agosto 2007

Padiglione della Danimarca

Concludiamo il giro dei Giardini con la Danimarca, dove Troels Worsel prone una pittura banaluccia, priva di significati e di "bellezza", in questa rassegna dove oramai i media sono molto più attuali e contemporanei.

Padiglione Svizzero


Il Padiglione della Svizzera ha un allestimento molto ben curato, peccato che sia proprio brutta la serie di video/immagini proposta da Christine Streuli e Yves Netzhammer, ancora più negativa la mia percezione di noia nella chiesa di S. Stae dove in un allestimento alquanto mediocre presentano i loro lavori  Ugo Rondinone e Urs Fisher.

Padiglione Venezuelano

Venezuela, arranca alquanto questa proposta fotografica di Antonio Briceno, mal presentata e senza una interessante motivazione se non quella documentativa.

Padiglione Russia

Piacevole sorpresa la Russia, questa volta un padiglione caleidoscopico. Una serie di artisti alquanto interessanti e vari, il progetto della doccia informatica di Andrei Bartenev. il video 3D di AES+F Group o i cuori tecno-pop veramente belli.

Padiglione Giappone


Un poco meglio il Giappone con il lavoro di Masao Okabe. Una interessante idea di frontage per tutti, simpatica. 

Presentata in questo modo così archivistico diventa rigida e tediosa. 


Non si percepisce bene tutto il lavoro di percezione/riliveo fatto sulla città di Hiroshima.

mercoledì 1 agosto 2007

Padiglione Tedesco




Per il Padiglione Germania, la solita coda, una vera tortura, per vedere poi che cosa?
Il progetto di Isa Genzken,molto retorico, con una realizzazione che mi lascia annoiato e confuso. Una percezione il viaggio, ma trattato in un modo alquanto fumettistico, ripetitivo e soprattutto molto statico.