mercoledì 28 febbraio 2024

Musei delle Lacrime al Museo Correr



 Francesco Vezzoli - Portrait of Paulina Porizkova as a Renaissance Madonna with Holy Child crying Salvador Dalì's jewels (After Lorenzo Lotto), 2011 Stampa inkjet su tela, ricamo metallico e in cotone, stoffa, bigiotteria, acquarello, cornice d’artista Inkjet print on canvas, metallic and cotton embroidery, fabric, custom jewelry, watercolour 115 x 80 cm

Fondazione Civici Musei di Venezia e Venice International Foundation presentano Musei delle Lacrime, un progetto ideato da Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) in maniera site-specific per le sale del Museo Correr di Venezia dal 17 aprile al 24 novembre 2024.
 
La mostra, curata da Donatien Grau, si basa sulla continua ricerca di Francesco Vezzoli dedicata al dialogo con il patrimonio artistico e portata avanti in modo radicale e innovativo. Quasi trent'anni fa, l'artista iniziò a ricamare lacrime su immagini di capolavori, creando così un proprio museo e sfidando l’idea stessa del museo come affermazione di potere. Nel Museo Correr, dove l’allestimento Moderno mette in risalto la collezione, l'artista cala la propria ricerca in una nuova visione con opere che abbracciano oltre vent'anni di produzione artistica, da pezzi storici a opere di nuova creazione, realizzate appositamente per la mostra.
 
L’esposizione scrive un nuovo capitolo nella progettualità di Venice International Foundation, scaturito dalla volontà del suo Presidente Luca Bombassei. Architetto e collezionista di arte contemporanea, Bombassei raccoglie l’obiettivo storico della Fondazione, che si identifica nella salvaguardia e protezione del patrimonio artistico veneziano, e lo declina secondo la propria esperienza, invitando per la prima volta l’arte contemporanea a farsi portavoce e veicolo di nuove forme di fruizione e valorizzazione dei luoghi più affascinanti e significativi che compongono il tessuto urbano di Venezia.
 
Spiega Luca Bombassei, Presidente di Venice International Foundation: “È con grande entusiasmo che abbiamo affidato a Francesco Vezzoli la commissione per un progetto di arte contemporanea in grado di dialogare in maniera armoniosa con gli spazi iconici del Museo Correr. Puntando i riflettori sui preziosi tesori che il museo custodisce, l’intervento rafforza l’impegno di Venice International Foundation nella promozione dell’innovazione artistica e nella valorizzazione del patrimonio culturale veneziano, obiettivo cardine della fondazione sin dalle sue origini.”
 
Spiega Francesco Vezzoli: “Quella che mi è stata offerta da Venice International Foundation è un’opportunità straordinaria, una sfida che sono profondamente felice di accogliere. Immergersi nelle sale del Museo Correr, con i suoi capolavori incastonati nello scheletro disegnato da Carlo Scarpa, è un vero e proprio viaggio nella storia di Venezia – una storia in cui il contemporaneo e il patrimonio non sono in contraddizione, ma possono anzi arricchire insieme la percezione che si ha della vita in modi mai immaginati prima, in cui gusto e contesto possono essere rimessi in discussione. Musei delle Lacrime è concepita come un'indagine sulle lacrime perdute nella storia dell'arte. Dagli affreschi romani fino alle Avanguardie del XX secolo - presenti nella storia dell'arte veneziana - il corpo umano è stato rappresentato e studiato in tutti i modi possibili. Dopo un'approfondita ricerca, mi sono reso conto che si possono trovare qualsiasi tipo di attività ed espressioni di sentimenti, eccetto l'atto di piangere. Le lacrime sono notevolmente assenti dall'universo visivo dell'arte, sono un segno di debolezza che non vogliamo condividere pubblicamente tramite l’arte. L'arte può essere intima, come il mio gesto di ricamo, può cambiare la nostra vita. Questo è ciò che i musei mostrano, e sono entusiasta di continuare questo viaggio a Venezia, al Museo Correr".
 
Per Mariacristina Gribaudi, Presidente di Fondazione Musei Civici di Venezia, “il dialogo scaturito dall’intervento di Vezzoli sullo straordinario patrimonio del Correr, in particolare con i capolavori della Quadreria di Cosmè Tura, Jacopo, Gentile e Giovanni Bellini, Antonello da Messina, Vittore Carpaccio, per menzionarne alcuni, a loro volta ospiti d’onore nel disegno di Carlo Scarpa, ci racconta, una volta di più, la vita straordinaria dei musei e la loro capacità di essere luoghi che parlano sempre il linguaggio del contemporaneo e dell’attualità, in ogni epoca. E che per questo devono essere parte della vita quotidiana di ognuno, di tutti cittadini, di ogni età.”
 
LA MOSTRA
Musei delle Lacrime attinge al rapporto di Francesco Vezzoli con la storia dell'arte: amplia, mette in discussione e sfida i vari modi in cui il patrimonio viene raccontato al pubblico e come la nostra epoca vi si relaziona attraverso le premesse ideologiche di ogni allestimento per esplorare i temi universali delle esperienze umane.
 
Il progetto espositivo, concepito su invito di Venice International Foundation, trova le sue radici nella sede stessa del Museo Correr, dove l'architetto e designer Carlo Scarpa ha concepito l’allestimento in chiave modernista per ospitare dipinti e sculture dal XIII al XVII secolo. Scarpa inventò nuovi modi di teatralizzare i dipinti, creando così un nuovo santuario per il patrimonio veneziano. Affrontando questa ambivalenza tra contemporaneo e storico, Francesco Vezzoli si inserisce nel contesto espositivo del Museo Correr nel massimo rispetto dell'impostazione scarpiana, rendendo omaggio alla doppia storia di Venezia come testimonianza di un patrimonio storico e manifestazione della modernità; come tale, collega la collezione del museo creando ideali parallelismi con altri allestimenti di Carlo Scarpa. Gli elementi allestitivi della mostra sono stati ideati da Filippo Bisagni.
 
Francesco Vezzoli ricama i suoi quadri da sé, in un'esperienza privata e intima che capovolge le categorie di maschile e femminile, sovvertimento qui in dialogo con una storia dell'arte definita dalle regole della mascolinità dall’ideazione all'esposizione. L’intervento dell’artista apre a una diversa esperienza del patrimonio e del nostro tempo. 


NOTE BIOGRAFICHE
Francesco Vezzoli, uno degli artisti italiani contemporanei più rinomati, ha sviluppato un corpo di lavoro che spazia tra intense allegorie sulla cultura contemporanea.Utilizzando una varietà di media, tra cui installazioni video, ricami, fotografia, performance dal vivo e, più recentemente, scultura classica, Vezzoli ha ottenuto riconoscimento a livello globale.Ha partecipato quattro volte alla Biennale di Venezia e ha esposto in importanti manifestazioni internazionali come la Whitney Biennial e la Biennale di San Paolo. Le sue mostre personali sono state ospitate da rinomate istituzioni come il New Museum di New York e la Tate Modern di Londra. Vezzoli ha collaborato con personalità illustri, tra cui Lady Gaga e Natalie Portman, e nel 2017 ha curato la mostra “TV70: Francesco Vezzoli guarda la RAI” presso la Fondazione Prada di Milano. Negli ultimi anni ha realizzato progetti che collegano il suo lavoro a opere, siti storici e monumenti italiani, collaborando con istituzioni come il Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli e il Parco Archeologico di Brescia. Nel 2019, Francesco Vezzoli ha tenuto una mostra personale alla Collection Lambert en Avignon, creando un dialogo tra le sue sculture e le opere di Cy Twombly ispirate all'antichità romana. Ha poi esposto per la prima volta in un sito archeologico con la mostra "Palcoscenici Archeologici", in collaborazione con la Fondazione Brescia Musei. Nel 2021, nel progetto "Francesco Vezzoli in Florence", ha creato due sculture site-specific: in Piazza della Signoria l'opera "PIETÀ", un leone rampante novecentesco che stritola una testa romana, e "LA MUSA DELL’ARCHEOLOGIA PIANGE" nello Studiolo di Francesco I de' Medici a Palazzo Vecchio, unendo una figura di togato romano con una testa "metafisica" in bronzo, omaggio a de Chirico. L’idea di un nuovo progetto per la città di Venezia nasce come naturale proseguimento e completamento di un lungo discorso fatto di archeologia, memoria e invenzione contemporanea, ulteriormente approfondito nella recente mostra VITA DVLCIS: Paura e desiderio nell’Impero romano presso il Palazzo delle Esposizioni, Roma, nel 2023. 

Donatien Grau è editore, studioso e dirigente museale. Ha iniziato a collaborare con Francesco Vezzoli nel 2009, scrivendo per il catalogo della performance di Francesco Vezzoli con Lady Gaga al Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Da allora i due sono rimasti in stretto contatto, collaborando in particolare a "Huysmans critique d'art, sous le regard de Francesco Vezzoli", al museo d'Orsay dove Grau era responsabile dei programmi contemporanei. Attualmente è responsabile dei programmi contemporanei al Louvre di Parigi, nonché caporedattore e direttore artistico della neonata rivista Alphabet e presidente della Pierre Guyotat Estate. Il suo lavoro accademico sui musei ha portato a pubblicazioni come Living Museums (Hatje Cantz, 2020) e Under Discussion. The Encyclopedic Museum (Getty, 2021). VENICE INTERNATIONAL FOUNDATIONvenicefoundation.org/it/home/Fondata nel 1996, Venice International Foundation è stata il primo esempio in Italia di raccolta di finanziamenti privati per i musei pubblici. Agendo come impresa culturale e laboratorio di idee, VIF supporta progetti storici, artistici e scientifici, coinvolgendo mecenati e appassionati d'arte, storia e ambiente per salvaguardare, acquisire e valorizzare il patrimonio storico-artistico dei musei. Il nuovo assetto di Venice International Foundation incarna la sua vocazione a re-inventarsi. È una struttura in cui le idee circolano liberamente per elaborare intenti e progetti per archi di tempo variabili. Venice International Foundation definisce una strategia di comunicazione e di raccolta fondi volta a garantire un’ampia partecipazione alle proprie iniziative, per realizzare un nuovo legame fra i propri sostenitori e la città, ponendo l’accento sul valore sociale di un contributo destinato a sostenere un patrimonio che appartiene a tutti.Tra gli ultimi progetti promossi e realizzati da Venice International Foundation a Venezia figurano il restauro della tela di Giambattista Tiepolo “La Nobiltà e la Virtù abbattono l’ignoranza” conservata a Ca’ Rezzonico, il recupero degli interni del museo di Palazzo Fortuny, il restauro delle dorature del soffitto di Palazzo Ducale, il restauro del mosaico della cupola della Basilica di San Marco.Venice International Foundation è presieduta dal 2020 da Luca Bombassei: grazie alla sua leadership visionaria, che guarda agli ambiti dell'architettura, del design e dell'arte contemporanea, VIF si apre sempre più al dialogo con nuove aree interdisciplinari. Architetto di formazione e professionista di talento, Bombassei porta con sé un background accademico e professionale di rilievo. Vive e lavora tra Milano e Venezia, città nelle quali ha lasciato un segno indelebile attraverso i suoi progetti. Fa inoltre parte del Consiglio di Amministrazione dell’Innovation District Kilometro Rosso a Bergamo, di cui dal 2005 è a capo del coordinamento progettuale. Il suo approccio al design e all’architettura è caratterizzato da una visione unica degli spazi, che egli trasforma in veri e propri palcoscenici narrativi, e delle superfici, che diventano espressioni magiche e surreali. Un'estetica innovativa che sfida i confini della realtà, anche grazie alla sua passione per l’arte contemporanea che Bombassei pone costantemente in dialogo con le architetture storiche che lo circondano. MUSEO CORRERcorrer.visitmuve.it/Il Museo Correr è parte della rete degli 11 Musei Civici di Venezia. Grazie alla molteplicità e ricchezza delle sue raccolte il museo custodisce e illustra, la civiltà, la storia millenaria e l’arte di Venezia: un avvincente percorso-racconto che inizia dall’Ala Napoleonica sul fondo di Piazza San Marco, già cuore dell’ottocentesco Palazzo Reale e ora solenne ingresso del Museo, e che si sviluppa all’interno di ben due piani delle Procuratie Nuove. Nato dalla collezione che il patrizio veneto Teodoro Correr lasciò alla città nel 1830, poi ininterrottamente e generosamente arricchito; il Palazzo Reale di Venezia, con i fastosi ambienti dell’Ala Napoleonica e gli appartamenti delle Sale Reali recentemente “ritrovati” e restaurati;  Antonio Canova, con le opere del grande scultore più  intimamente legate alla città; Storia e civiltà di Venezia: lo Stato, le istituzioni, la città, le arti della Serenissima; la Quadreria Correr e le collezioni d’arte, a illustrare cammino e influssi dell’arte tra Medioevo e Rinascimento con i capolavori dei grandi maestri: Paolo e Lorenzo Veneziano, Cosmè Tura, Jacopo, Gentile e Giovanni Bellini, Antonello da Messina Vittore Carpaccio solo per citarne alcuni. Un itinerario ricco e articolato che, grazie alla modalità di visita integrata “Area Marciana” comprensiva della visita a Palazzo Ducale, si arricchisce e si completa nel contiguo Museo Archeologico Nazionale e nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana.

I Musei civici veneziani nell'anno della Biennale e di Marco Polo

 



Musei civici veneziani: sarà l’anno della Biennale e di Marco Polo, di grandi mostre d’arte contemporanea con Armando Testa, Francesco Vezzoli, Eva Jospin, Loris Cecchini, Roberto Matta e Matisse al Centro Culturale Candiani.
 
Continua l’impegno per la tutela, la conservazione e la valorizzazione delle collezioni, a cui si aggiungono nuovi progetti, nuovi spazi, nuove sfide: a Murano con l’ampliamento del Museo del Vetro, a Mestre con il progetto dell’ex Emeroteca e il futuro Palaplip.
 
I musei civici veneziani offrono per questo 2024 una ricca proposta espositiva di arte contemporanea per la primavera, il consolidamento di progetti e investimenti strutturali per rinnovare, ampliare e rendere i musei sempre più funzionali, aperti, accoglienti, per tutti con proposte educative, di alta formazione, di ricerca, con la divulgazione scientifica e con servizi a tutti i cittadini. 
 
Interventi volti alla tutela e valorizzazione delle collezioni, alcuni  avviati già nel 2023 come la scoperta dell’opera che reca l’“impronta” di Andrea Mantegna, individuata nei depositi del Museo Correr, il progetto di restituzione e valorizzazione dedicato al Rinascimento in bianco e nero - visibile al pubblico dall’8 marzo 2024 - la donazione Paolo Galli a Ca’ Rezzonico, con l’arricchimento del patrimonio delle collezioni con donazioni, come l’Archivio Tessile Elda Cecchele a Palazzo Mocenigo. 
 
Per illustrare le sue proposte 2024 MUVE ha realizzato, come di consueto, una pubblicazione consultabile on line sul sito di Fondazione: www.visitmuve.it/it/programma-2024
 
Una Fondazione sempre più attiva in operazioni anche “fuori dai musei”, coinvolta in investimenti per nuove attività e realtà culturali, a Venezia e in Terraferma. Perché, come afferma il Sindaco Luigi Brugnaro «l’impegno di MUVE con l’amministrazione comunale è ogni anno più articolato: non riguarda più solo l’apertura e la chiusura dei musei e la cura delle collezioni, ma concorre alla promozione complessiva della cultura in città, in tutto il territorio, offrendo sempre più opportunità a residenti e visitatori. Una sfida per l’innovazione che proseguiamo con determinazione insieme al Cda, ai curatori, tecnici, guardasala, addetti alla vigilanza, alla sicurezza, alle pulizie, bookshop e caffetterie».
 
L’offerta del 2024 dei Musei Civici di Venezia intende ricordare, una volta di più, il valore del museo come centro della quotidianità di ogni cittadino; un valore che, come ricorda la Presidente di Fondazione Musei Civici Mariacristina Gribaudi, «viene garantito anche dal ricco programma di attività educative di MUVE dedicate a famiglie, scuole, con progetti pensati per persone con necessità speciali, per incrementare il processo partecipativo e la costruzione del dialogo, attraverso nuove letture e interpretazioni del patrimonio culturale».
 
Dialogo attraverso la cultura, impulso alla scoperta, curiosità, condivisione, insieme all’approfondimento e alla ricerca storico scientifica sono i temi principali di un palinsesto di esposizioni organizzate in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo: prima fra tutte la grande mostra a Palazzo Ducale I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano nel Duecento (6 aprile - 29 settembre) a cui segue il consueto appuntamento con Le vie della scrittura con l’esposizione al Museo Correr (24 aprile – 15 ottobre) e le masterclass (ottobre - novembre 2024) dedicate alle culture calligrafiche cinese e araba. E ancora, il progetto Alfabeto Marco Polo. Venezia - Istanbul (7 - 16 maggio) e Marco Polo. I costumi di Enrico Sabbatini al Museo di Palazzo Mocenigo con abiti di scena del celebre sceneggiato RAI (14 maggio – 30 settembre).
 
In primavera prende forma la proposta espositiva dedicata all’arte contemporanea e ai suoi grandi protagonisti, indagando diversi media e linguaggi: a partire da Eva Marisaldi al Museo di Casa Goldoni (21 marzo - 24 novembre) Eva Jospin con una grande opera site specific realizzata per il Museo di Palazzo Fortuny (10 aprile - 24 novembre), i Musei delle Lacrime di Francesco Vezzoli al Museo Correr (17 aprile - 24 novembre), l’omaggio di Ca’ Pesaro, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea ad Armando Testa con un’ampia monografica dedicata al creativo piemontese, un legame con il museo nato nel 2022 con la donazione alle collezioni civiche veneziane di 17 opere. Il dialogo al secondo piano, nelle Sale Dom Pérignon, è con Lo Stile di Chiara Dynys (20 aprile - 15 settembre). Il Museo del Vetro a Murano ospita le opere di Federica Marangoni Guardando al futuro (19 maggio - 3 novembre), il Museo di Palazzo Mocenigo apre al progetto Albero della Vita di Carla Tolomeo (25 maggio - 24 novembre), mentre Mestre ospita le mostre collettive della quinta edizione di Artefici del nostro tempo a Forte Marghera (giugno - 31 dicembre) e dell’ottava edizione di Premio Mestre di Pittura (14 settembre - 20 ottobre). 
 
Attesi in estate Loris Cecchini a Ca’ Rezzonico (12 giugno - 24 novembre) e Fragile Stories per la Biennale del Merletto a Burano (14 giugno - 5 gennaio 2025). Grandi mostre ed esposizioni accompagneranno i visitatori fino alla fine dell’anno, con l'opera del fervido pittore cileno Roberto Matta (25 ottobre – 23 marzo 2025) e il progetto dedicato a Giorgio Andreotta Calò (15 novembre – 4 marzo 2025) a Ca’ Pesaro, fino alle Storie di fabbriche, Storie di famiglie per presentare al pubblico l’’importante e cospicua donazione opere della ditta Carlo Moretti al Museo del Vetro.
 
Tra i diversi interventi strutturali a Venezia, il più significativo riguarda l’ampliamento del Museo del Vetro a Murano, con un investimento di oltre 5 milioni di euro e la nascita di una nuova sezione dedicata all’arte vetraria contemporanea, unitamente al restyling del secondo piano del Museo Correr, insieme alla progettazione del restauro e del recupero della Loggia della Pescheria a Rialto. In terraferma si intensifica l’impegno nel chilometro quadrato della cultura nel centro di Mestre. A partire dal Centro Culturale Candiani, sempre più identificabile con la Casa della Contemporaneità a Mestre, anche grazie alla straordinaria accoglienza per la mostra Chagall.Il colore dei sogni - che ha chiuso con oltre 31.000 visitatori tra residenti, visitatori dal Veneto e da fuori regione, oltre ai turisti internazionali che trovano nel centro di Mestre un nuovo punto di interesse per attività culturali - e che nell’autunno aprirà le porte a Matisse e la luce del Mediterraneo (28 settembre 2024 - 4 marzo 2025). 
 
L’impegno prosegue e si estende con i lavori dell’ex Emeroteca di via Poerio, progetto innovativo che porterà la produzione artistica nel cuore della città con l’apertura di atelier per artisti e di un caffè letterario, fino al progetto di riqualificazione del Palaplip in Via San Donà in un centro polivalente con funzione sociale e culturale. Una dimensione che parla di un territorio metropolitano, fisico e culturale, sempre più esteso che MUVE e Amministrazione celebrano anche nelle Giornate dei Musei in Festa – le prossime in programma il 10 marzo, 4 aprile, 23 maggio, 13 giugno 2024 e proseguiranno fino a fine anno – con ingresso gratuito per tutti residenti dei 44 comuni della Città Metropolitana di Venezia e di Mogliano Veneto.
 
Formazione
Alle professionalità, e soprattutto ai giovani, MUVE guarda da sempre con particolare interesse e il 2024 sarà un anno impegnativo su questo fronte: con il consolidamento della rete di rapporti con università e realtà che si occupano di formazione mentre crescono le attività dei musei con incontri dedicati, percorsi di alta formazione, masterclass ed esperienze pratiche in grado di offrire nuove prospettive sulla storia, sul mondo, sull’attualità, condividendo il patrimonio di collezioni e di saperi dei Musei Civici. In quest’ottica si rinnova e consolida la partecipazione di MUVE agli appuntamenti come il Salone Nautico, il Salone dell’Alto Artigianato Italiano, la Design Week e con la Venice Glass Week, che hanno nella Scuola Abate Zanetti, nella produzione e nella ricerca artistica e artigianale del vetro il proprio cardine. E ancora, Incontri intorno al management della cultura e conferenze dedicate a L’economia della bellezza.
 
Musei per tutti
Luoghi di incontro, di scambio, di crescita, di ispirazione, dove sperimentare, luoghi della collettività, da vivere, da abitare, sempre più aperti, sempre più promotori di sostenibilità e diversità, con sempre più servizi ai visitatori: come le nuove audioguide di Palazzo Ducale, ricche di contenuti interattivi consultabili dal proprio smartphone; proposte come Dog & Museum che offre la possibilità ai visitatori che arrivano in città con il proprio animale di prenotare via web e con app un dog-sitter professionista e godersi così in tranquillità il tour.
 
Musei che raccontano e che si raccontano, a tutti: con aree inclusive e multisensoriali come quella al Museo di Storia Naturale dedicata al Fontego dei Turchi e alla sua storia, con un modello del palazzo e la replica di una patera pensati anche per l’esplorazione tattili; con ambienti accoglienti come Spazio ’700 – MUVE for All, per raccontare Ca’ Rezzonico e il Settecento con un approccio ludico ed educativo. Tra le 180 proposte in tutte le sedi museali della Fondazione dedicate a scuole, famiglie e adulti, il programma di MUVE Education si caratterizza sempre per una particolare attenzione all’accessibilità e inclusione. Occasioni preziose non solo per l’impatto sociale positivo, ma anche per letture e riletture delle collezioni, esperienze importanti per tutti e per ciascuno per scoprire nuovi significati e nuove narrazioni dell’arte, della storia e della cultura, osservate con uno sguardo diverso. Tra questi; percorsi plurisensoriali, rivolti a tutti, corredati da supporti appositamente realizzati con materiali innovativi e possibilità di esplorazione tattile di opere originali selezionate; le conversazioni d’arte al museo, visite inclusive che incoraggiano l’uso dell’immaginazione e dell’espressione creativa, dedicato in particolare a piccoli gruppi di persone con Alzheimer e anziani con condizioni neurodegenerativa assieme ai loro caregivers; scuola di lingua al museo, con attività di avvicinamento alla lingua e alla cultura italiane per ragazzi o minori non accompagnati, adulti stranieri provenienti anche da comunità e centri di prima accoglienza fino a una riscoperta e rinascita, per persone con dipendenza, inserite in percorsi riabilitativi. Una rete di musei che fa davvero bene, a tutti. 


News ed eventi paralleli


 BANGKOK ART BIENNALE IN VENICE

The Spirits of Maritime Crossing 
Palazzo Smith Mangilli Valmarana, 30100 Venice
20 April - 24 November 2024

The Spirits of Maritime Crossing brings together 15 artists from the Global South from countries such as Thailand, Laos, Cambodia, Vietnam, Myanmar and Singapore. The exhibition is presented by the Bangkok Art Biennale Foundation and provides a preview exhibition to international audiences ahead of the city’s own biennale which takes place from 24 October 2024 – 25 February 2025. 

The Spirits of Maritime Crossing explores themes of diaspora, displacement, and colonialism through the lens of ocean and sea travel. The exhibition also draws parallels between the geographies and histories of Venice and Bangkok with the latter being known as the ‘Venice of the East’ due to the city still maintaining a network of canals (khlongs) where people live, work and travel on a daily basis. Spanning performance, painting, film and sculpture, the exhibition features works by Marina Abramovic, Khvay Samnang, Jakkai Siributr, Moe Satt and Priyageetha Dia as well as other artists from South East Asia.




OCEAN SPACE 
Re-Stor(y)ing Oceania
Campo S. Lorenzo, 5069, 30122 Venice
23 March - 13 October 2024

Ocean Space brings together new commissions by indigenous pacific artist Latai Taumoepeau and architect Elisapeta Hinemoa Heta to explore how indigenous communities in the Pacific Islands are on the frontline of major environmental concerns. Curated by Taloi Havini, recent winner of the 2024 Artes Mundi Prize, the exhibition spans performance, sculpture, poetry and movement.  The new choral work and participatory installation by Latai Taumoepeau grounded in Tongan philosophies is focused on giving voice to Pacific Islanders in the resistance to deep sea mining; and a new multi-sensory installation, The Body of Wainuiātea, by Wāhine architect Elisapeta Heta which provides a space embodying ritual and ceremony guided by the Māori concept of tikanga from her ancestral lands of Aotearoa, New Zealand.




GOODMAN GALLERY ARTISTS IN VENICE 

The gallery is widely known for its near-60 year commitment to platforming artists from the Global South. Owner Liza Essers can provide commentary and a briefing on the reappraisal of 20th century artists from Africa as well as themes that crossover in Adriano Pedro's curated exhibition at this year's Biennale di Venezia including othering, displacement, immigration, diaspora and decolonisation. A significant number of the gallery's artists are included across the Biennale's programme this year:

  • Kapwani Kiwanga (Canadian Pavilion) traces the pervasive impact of power asymmetries by placing historic narratives in dialogue with contemporary realities, the archive, and tomorrow’s possibilities
  • Yinka Shonibare CBE RA’s (Nigerian Pavilion) interdisciplinary practice uses citations of Western art history and literature to question the validity of contemporary cultural and national identities within the context of globalisation. 
  • Gabrielle Goliath (main exhibition)  attends (and tends) to histories and present-day conditions of differentially valued life, reaffirming ways in which black, brown, femme and queer practices of possibility perform the world differently. 
  • Kiluanji Kia Henda (main exhibition) employs a surprising sense of humour in his work, which often hones in on themes of identity, politics, and perceptions of post-colonialism and modernism in Africa. 
  • Kudzanai Chiurai (main exhibition) incorporates various media into his work, which is largely focused on cycles of political and economic inequality, and conflict resolution in post-colonial societies. 


KURIMANZUTTO ARTISTS IN VENICE 

kurimanzutto’s artists are included in both the main exhibition,  Stranieri Ovunque, curated by Adriano Pedrosa, and pavilions across the Biennale this year.  The artists: Ana Segovia, Bárbara Sánchez-Kane and Wangshui, engage with themes of otherness, marginalisation, and particularly queerness: 

  • Ana Segovia (main exhibition) transgressive paintings question idealised gender roles, taking familiar images from the Golden Age of Mexican cinema and the Western genre and subverting them.
  • Bárbara Sánchez-Kane (main exhibition) resists traditional notions of mexicanidad - the notion of being Mexican - and its relationship with the feminine and the masculine, through fashion, sculpture, and performance.
  • Wangshui (main exhibition) explores liminality as a form of resistance through video, painting, sculpture and installation. 
  • Wilfredo Prieto (Cuban Pavilion) sculpturally explores historical, philosophical and geographical perspectives. The pavilion is commissioned by Daneisy García Roque, and curated by Nelson Ramirez de Arellano Conde.


STEPHEN FRIEDMAN GALLERY ARTISTS IN VENICE 

Three artists represented by the gallery will feature across La Biennale di Venezia programming, please see below. Stephen Friedman is also available for commentary on wider themes: 

  • Jeffrey Gibson (United States Pavilion) is celebrated for an artistic practice that combines American, Indigenous, and Queer histories with influences from music and pop culture, Gibson creates a dynamic visual language that reflects the inherent diversity and hybridity of American culture. 
  • Yinka Shonibare CBE RA (Nigerian Pavilion) creates work that explores issues of race and class through the media of sculpture, painting, photography, film, tapestries and public works.
  • Leilah Babirye (main exhibition) transforms everyday materials into objects that address issues surrounding identity, sexuality and human rights.

News dall'Ucraina

 


UKRAINE PAVILION AT THE ARSENALE  Net Making 
 

Two years into the Russian invasion, the Ukraine Pavilion will present Net Making: a group exhibition co-curated by Viktoria Bavykina and Max Gorbatskyi. Sharing similarities with the themes in the main exhibition at the Biennale Foreigner’s Everywhere, the Ukraine pavilion collects a diversity of voices responding to the fundamentally othering effect of war.  The exhibition title refers to the practice of citizens of all ages and backgrounds meeting to weave camouflage nets, which has become a symbol of the collective resistance of everyday Ukrainians.

Daniil Revkovskyi and Andrii Rachynskyi will present the film Civilians. Invasion which tells the story of the first days of the full-scale Russian invasion through the eyes of survivors using open source videos and private YouTube channels. The artists note “this film is a horror encyclopaedia, capturing the harrowing experiences people endure during a full-scale invasion.”

Katya Buchatska is collaborating with 15 neurodivergent artists to explore language and civility as both comforting and absurd when faced with war. Under full-scale invasion, “Life went on, days passed, birthdays came. We wished each other happy birthday on every occasion, and gradually, the language clichés became increasingly obtrusive and incongruous, alienated from us.’ 

Comfort Work is a video series by Andrii Dostliev and Lia Dostlieva reflecting on Ukrainian refugee communities across Europe, highlighting stereotypes and expectations, and creating a safe space for Ukrainians with experience of displacement to reclaim their agency.

News dalla Turchia



 

TÜRKİYE PAVILION AT THE ARSENALE


Hollow and Broken: A State of The World by Güslün Karamustafa 


Hollow and Broken: A State of the World, a new installation by one of Türkiye’s most influential and outspoken artists, Gülsün Karamustafa, will be presented at the Türkiye Pavilion. Karamustafa’s installation will comprise an interconnection of sculptural works made from found materials, inviting viewers to reflect on the current state of the world and issues threatening humanity. In an element of the installation, the artist alludes to the perpetual conflicts among the three main monothetic faiths that, throughout history, have never ceased fighting one another.
 
“What I am dealing with” Karamustafa says of this work, “is the state of a world hollowed out to the core by wars, earthquakes, migration and nuclear peril unleashed at every turn, threatening humankind while nature is ceaselessly scathed and the environment made sick." 

Space plays a central role in the exhibition for the artist, championing unconventional methods and disparate materials, exploring themes of turmoil and portraying “the world, a battlefield" as an "endlessly shifting ground". 



domenica 25 febbraio 2024

Padiglione Benin

 


La Repubblica del Benin svela il titolo e il concept del suo padiglione nazionale in vista della sua prima partecipazione alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. 

La Repubblica del Benin è lieta di annunciare il titolo e il concept del suo padiglione nazionale in vista della sua prima partecipazione alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia, in programma da sabato 20 aprile a domenica 24 novembre 2024. Intitolata Everything Precious Is Fragile, la mostra ripercorrerà la ricca storia del Benin approfondendo tematiche quali la tratta degli schiavi, la figura dell’Amazzone, la spiritualità e la religione Voodoo. Si addentrerà inoltre nella realtà contemporanea raccontando il pensiero Gèlèdé, incentrato sul concetto di rematriation: un’interpretazione femminista dell’idea di “restituzione”, non solo legata agli oggetti, ma anche riferita al ritorno alla filosofia e agli ideali di questa terra antecedenti all’epoca coloniale.Il curatore Azu Nwagbogu e il suo team – la curatrice Yassine Lassissi e lo scenografo Franck Houndégla – hanno selezionato quattro grandi artisti che rappresenteranno il Benin alla Biennale Arte 2024: Chloé Quenum, Moufouli Bello, Ishola Akpo e Romuald Hazoumè. Sotto la guida di Azu Nwagbogu, gli artisti racconteranno il femminismo africano ponendo l’accento sulla sua declinazione in Benin. Come afferma José Pliya, committente del padiglione, “il Benin parteciperà così al grande ‘appuntamento del dare e del ricevere’, per citare Léopold Sédar Senghor”. Con la sua presenza all’evento, il Benin dimostra il suo impegno nel promuovere attivamente il proprio scenario artistico e culturale. La scelta di prendere parte alla Biennale Arte 2024, inoltre, è in qualche modo connessa alla recente restituzione, avvenuta nel 2021, di 26 tesori sottratti alla famiglia reale all’epoca della colonizzazione francese del regno di Danxomè. Sulla scia di questo avvenimento, la mostra Art du Bénin d’hier et d’aujourd’hui, de la restitution à la révélation (Arte del Benin di ieri e di oggi, dalla restituzione alla rivelazione), allestita a Cotonou e attualmente riproposta in diversi Paesi, ha preparato il terreno per la partecipazione del Benin alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Il Padiglione del Benin alla Biennale Arte 2024 è gestito dall’Agence de développement des arts et de la culture (ADAC, l’agenzia beninese per lo sviluppo dell’arte e della cultura) per conto del Ministero beninese del Turismo, della Cultura e delle Arti.Concept curatoriale:Il curatore Azu Nwagbogu e il suo team, composto da Yassine Lassissi e Franck Houndégla, hanno individuato quattro tematiche legate alla storia e alla cultura del Benin: la schiavitù, la figura dell’Amazzone, la filosofia Gèlèdé e la religione Voodoo. A unire questi temi, il fil rouge del femminismo africano e, nello specifico, quello beninese. La spiritualità Gèlèdé, rappresentata mediante l’uso di maschere, simboleggia il potere spirituale delle madri nella società beninese, mentre il soggetto iconico dell’Amazzone riporta alla memoria il potere politico e militare di cui godevano le donne ai tempi del regno di Danxomè. Analizzando la storia della tratta degli schiavi emerge il ruolo fondamentale delle donne nella lotta contro la schiavitù: si sono infatti opposte con coraggio difendendo la loro stessa libertà. Infine, lo studio della religione Voodoo mette in luce il contributo determinante delle donne sia in veste di sacerdotesse sia come fedeli.

Moufouli Bello. Avvocata convertita all’arte, Moufouli Bello ha scelto il linguaggio artistico come mezzo di esplorazione delle identità e dei costrutti sociali. Giovane esponente delle arti visive e digitali, si è formata a Le Fresnoy - Studio National des arts contemporains ed è attualmente impegnata in un dottorato di ricerca nel campo delle arti visive. È nota principalmente per i suoi dipinti figurativi: ritratti di grandi dimensioni raffiguranti figure femminili di tonalità brillanti su sfondi di colore blu acceso.
Chloé Quenum (nata a Parigi nel 1983)Dopo il diploma all’École nationale supérieure des beaux-arts de Paris, conseguito nel 2011, Chloé Quenum ha studiato Antropologia della scrittura all’École des hautes études en sciences sociales (EHESS). Il suo lavoro affronta in maniera sottile e poetica questioni politiche, sociali e legate all’ecologia.
Ishola Akpo (nato nel 1983, attualmente vive a Cotonou, nel Benin)Ishola Akpo è un artista visivo che sperimenta con diversi mezzi unendo tradizione e modernità, per dare vita a una varietà di metafore. Il confine tra realtà e finzione, tra identità fisse e plurime, rimane il punto focale del suo lavoro.
Romuald Hazoumè (nato nel 1962, attualmente vive a Cotonou, nel Benin)Apprezzato in tutto il mondo per le sue maschere, realizzate con taniche di benzina in plastica usate, Romuald Hazoumè è un artista impegnato socialmente; le sue opere sono saldamente radicate nel contesto socio-politico e culturale del Benin e del mondo globalizzato. Le maschere di Hazoumè veicolano un messaggio forte, che rappresenta le taniche come veri e propri oggetti iconici di Porto Novo, mentre le sue installazioni sono sempre dense di significato e rivelano profonde intuizioni sul mondo.

Il team del padiglione:José Pliya (Commissario): Letterato, drammaturgo e regista teatrale, José Pliya è responsabile del turismo, dell’arte e della cultura per conto del Presidente della Repubblica del Benin.Azu Nwabogu (Curatore): Fondatore e direttore della African Artists’ Foundation (Fondazione degli artisti africani - Lagos, Nigeria) e fondatore del LagosPhoto Festival.Yassine Lassissi (Team curatoriale): Direttrice del dipartimento di Arti Visive presso l’Agence de développement des arts et de la culture (ADAC) e storica dell’arte.Franck Houndégla (Team curatoriale): Scenografo e designer con un dottorato in architettura, è specializzato nella realizzazione di mostre e nell’allestimento di musei, luoghi dedicati alle performance e spazi abitativi. La prima partecipazione del Benin all’Esposizione Internazionale d’Arte - La Biennale di Venezia è in linea con il tema della 60a edizione, curata da Adriano Pedrosa, Stranieri Ovunque - Foreigners Everywhere, una tematica che invita all’accettazione della pluralità identitaria e che celebra la capacità di oltrepassare i confini. L’esplorazione del femminismo africano da parte del Benin rende omaggio alla poliedricità delle donne e si propone di immaginare un mondo in cui la diversità sia considerata fonte di ricchezza e forza.

Padiglione Azerbaigian


 La Repubblica dell’Azerbaigian presenta, in occasione della sua partecipazione alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, il padiglione nazionale From Caspian To Pink Planet: I Am Here, realizzato dalla Fondazione Heydar Aliyev e aperto al pubblico dal 20 aprile al 24 novembre 2024 nella sede espositiva Castello 2126/A, presso l’Arsenale.

 L’esposizione, a cura di Luca Beatrice e Amina Melikova, trae ispirazione dal tema proposto dal direttore della 60. Esposizione Internazionale d’Arte Adriano Pedrosa per esplorare i diversi significati dell’espressione “Stranieri ovunque”, declinati attraverso le interpretazioni dei tre artisti selezionati da Rashad Aslanov, commissario del Padiglione: Vusala Agharaziyeva (Baku, 1990), Rashad Alakbarov (Baku, 1979) e Irina Eldarova (Mosca, 1955).

 Spiega Luca Beatrice, co-curatore del Padiglione: “È bastata una veloce visita a Baku per capire l’effervescenza culturale e artistica di questo antico Paese, dove l’architettura contemporanea dialoga con la storia, la tecnologia e l’industria compiono rapidissime accelerazioni e l’arte diventa lo specchio più fedele di questo atteggiamento proiettato verso il futuro”.

 Il progetto espositivo, disegnato all’atelier veneziano OSTUDIO, restituisce un ritratto contemporaneo della fervente produzione artistica azera attraverso un percorso espositivo che indaga i temi dell’identità, della provenienza e della migrazione come colonne portanti del dibattito culturale contemporaneo.

Spiega Amina Melikova, co-curatrice del Padiglione: “I tre artisti presentati appartengono a generazioni diverse e utilizzano mezzi espressivi e tecniche differenti. Tuttavia, le opere selezionate toccano, in un modo o nell'altro, situazioni che intrecciano realtà e fantasia, in cui gli individui superano l'alienazione e raggiungono un senso di appartenenza all'interno dello spazio.”

 Inserendosi nel solco tracciato dai curatori, gli artisti selezionati per l’occasione hanno ideato e realizzato una selezione di opere concepite per invitare il pubblico ad addentrarsi in una delle tematiche culturali e sociali più urgenti del nostro tempo.

Vusala Agharaziyeva, nata nel 1990 a Baku trae ispirazione dal proprio vissuto personale, che include il trasferimento da una grande città a un villaggio, per esplorare il tema dell’estraneità, posto al centro di una riflessione culturale che coinvolge la storia dell’Azerbaigian. Nel dipinto Pink Planet (2023-2024) i viaggi e gli spostamenti che hanno caratterizzato la biografia dell’artista divengono veicolo ideale per la trasmissione di un comune sentire. La costante sensazione di sentirsi stranieri all’interno della propria esistenza si riverbera nei soggetti dell’opera, colti nell’atto di sbarcare su paesaggi lunari estranianti definiti da una decisa sfumatura rosa.

 Rashad Alakbarov nato nel 1979 a Baku esplora il concetto del luogo di nascita e le modalità in cui questo fattore arrivi a influenzare molteplici aspetti della nostra esistenza e identità. Il suo lavoro richiama elementi architettonici come le porte, le finestre, gli specchi e i muri quali metafore dell’individuo, ponendo l’accento sul legame tra il singolo e i luoghi che ha abitato. L’installazione I Am Here (2024) vede una selezione di alte pareti disegnare un labirinto che, se osservato da una diversa prospettiva, articola il titolo dell’opera. Ogni lettera della frase “I Am Here” (“io sono qui”) compone una decisa affermazione di esistenza, indicando che una via di uscita è possibile se si è disposti a cambiare punto di vista.

 Irina Eldarova nata a Mosca nel 1955 con la serie di dipinti Girls Prefer Oilmen (2013-2023) attinge alla propria storia personale. Cresciuta in Russia e da sempre attratta dal dialogo tra diverse culture e tradizioni, l’artista individua nel trasferimento in Azerbaigian un momento cruciale della propria esistenza. L’idea dello spazio geografico come luogo di scambio e fusione tra popoli emerge forte nella pratica artistica di Eldarova, che attraverso una serie di dipinti racconta la storia d’amore immaginaria tra un idealizzato lavoratore dei giacimenti petroliferi del Mar Caspio degli anni Cinquanta e la Pop Star americana Marilyn Monroe, incarnazione diretta del sogno americano che contraddistingueva il periodo. Il racconto dell’artista punta i riflettori sull’importanza di accogliere l’altro con curiosità e rispetto, in un’ottica universale di reciproca comprensione e amore.


CYFEST

 

Anche quest'anno si svolgerà CYFEST alla 15esima edizione di CYFEST, uno dei maggiori festival internazionali dedicato alla Media Art.

Fondato nel 2007 da un gruppo di artisti e curatori indipendenti, il suo obiettivo è quello di promuovere il dialogo tra linguaggi visivi e culture tecnologiche, esplorando varie modalità di cooperazione e condivisione tra professionisti dell'arte e le comunità scientifiche. CYFEST riunisce artisti, curatori, educatori, ingegneri, programmatori e attivisti dei media di tutto il mondo per dare vita a una piattaforma per la mappatura, la mediazione e la documentazione della new media art. 

In concomitanza con la Biennale, approda a Venezia, prima di proseguire per New York, uno dei pochi eventi culturali nomadi al mondo. Ed è proprio il suo carattere globale che ci porta ad esplorare temi fondamentali del nostro tempo, profondamente legati al nostro esistere.
Attraverso la cooperazione tra arte e linguaggi visivi, tecnologia e scienza, la mostra mette in luce la vulnerabilità e la fragilità dell'essere umano e del contesto naturale e cibernetico che lo circondano.

Padiglione Libano A Dance with her Myth




 The Lebanese Pavilion has invited Mounira Al Solh (Beirut, 1978) to create a bridge between myth and reality within its walls at the 60th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, from 20 April to 24 November 2024. Her extensive multimedia installation A Dance with her Myth, composed of 41 pieces—drawings, paintings, sculptures, embroideries, and video—are spread across the 180 square meters occupied by the Pavilion at the Arsenale. By revisiting the myth of the rapt of Europa, the artist offers a perspective on the aspirations and challenges faced by women today. On canvas, paper and screen, her creative process combines allegorical narrative with a documentary approach, appropriation with diversion, and gives realistic, poetic, and very contemporary representations.
 
At the origin of Lebanon
All peoples inherit foundational or exemplary stories, including the Lebanese, whose myths date back to their ancestors—the Phoenicians.  The history of Phoenicia is little known. The people who invented the alphabet left few written records. Nevertheless, cities such as Byblos, Beirut, Saida and Tyre attest, through their vestiges, to a glorious past. Phoenicia is part of the history of the great powers that would subsequently dominate it: Alexander the Great’s Greece, and the Roman Empire. Famous Phoenician myths such as the union of Adonis, citizen of Byblos, with the goddess Aphrodite; the myth of Hercules and his dog finding the murex on a beach in Tyre; and the abduction of Europa in these very same locations have entered more or less literally into Greco-Roman mythology. Mounira Al Solh also pays tribute to this rich multimillennial and still thriving cultural heritage.
 
The myth and its modernization
Mounira Al Solh has chosen to use the myth to express herself on the fate of women and their capacity for resilience, following the example of the Phoenician princess Europa, whom the artist rescues from her plight.
 Over the centuries, the interpretation of myths has often been used both in dissent and in subversion: all of these dimensions are present in the installation. The myth has, in and of itself, the fundamental quality of being a public and universal discourse—which makes it forever contemporary, and ready to be reclaimed and revisited.
 In the ancient narrative, on a beach in Tyre, Zeus takes the form of a white bull to seduce Europa, the beautiful Phoenician princess and, through a ruse, carry her on his back to the shores of Crete, where he marries her. In her installation, the artist matches the present with the myth in an unexpected way; she suggests an alternative and even inverted reading of it, which allows critical distance and humor. The search for Europa, which the artist invites us to participate in, contributes to the fulfillment of a female destiny free from “gods”—that is, assuming, without being subjected to it, the role and responsibility of men, and wishing for gender balance.
 
Written and devised by men, the ancient narrative expresses the desire for domination and submission of women. Europa’s journey to Crete at first glance evokes that of a spoil of war taken from the Phoenicians by the Cretans. Over the centuries, particularly in Western painting, the representations evolved from abduction to consent. Yet it is still the point of view of men that is expressed. Mounira Al Solh, instead, chooses to promote a relationship based on gender equality, reinterpreting the myth with the eyes and beliefs of a woman of today, determined and free. She upsets the balance of power between the dominating god and the dominated princess. Princess Europa cooperates with Zeus and manipulates him; it is she who holds him and carries him away by walking on water, she who tosses him around with her feet, as if he were a kicking ball. In her quest, the artist pushes the deconstruction of gender stereotypes to the extreme, by reversing the roles and the sexes, and, in particular, by transforming Hercules’ dog into a female canine.
 

The Installation
A Dance with her Myth is set up around a boat, inviting visitors on a symbolic journey of emancipation and gender equality. Its unfinished structure indicates that the journey is not fully completed.  The itinerary of the installation is rooted in a power play. In the center, the skiff is located half-way between the paintings and the graphic works that advocate the questioning of gender norms and the struggle for equality, and the masks embody the conservative forces of society. The objects present in the space also play a role in the 12-minute film projected on the boat’s sail-screen.

Mounira Al Solh’s drawings constitute the narrative of the central pattern developed in the paintings which defy traditional iconography. Transposition, deviation, and distortion are the tools used in the artist’s strategy. Various archetypical figures of Phoenician culture or of mythology populate, in an explosive and at times comical way, an intermediary world between allegory and reality. The temporality of A Dance with her Myth is not that of the myth, but that of the artist in dialogue with the viewer, here and now.
 
The scenography, designed by the architect Karim Bekdache, with no reorganization or partitioning of the space, allows a total immersion in the display. It contributes to a progression towards an endless horizon painted in blue-grey—the color of the sea and the skies of Tyre—as well as the long, winding pontoon that crosses the Pavilion from side to side, and creates the link between land and sea. The encounter between the works and the visitor occurs throughout the visit. 

Harold Stevenson a Venezia da Tommaso Calabro

 

On Tuesday, April 16, 2024, Tommaso Calabro inaugurates the new gallery venue in Venice at the noble floor of Palazzo Donà Brusa in Campo San Polo, whose origins date back to the early 19th century, and celebrates the connection between Harold Stevenson (1929-2018) and the lagoon city, which was an important source of inspiration for the American artist.

 
"Harold Stevenson" the first monographic exhibition in Italy, opens concurrently with the preview of the 60th International Art Exhibition, Venice Biennale. It was in Venice, indeed, specifically in the San Polo district, that Harold Stevenson exhibited a series of significant paintings and Murano glass sculptures in 1962, alongside artists such as Yves Klein and Jean Tinguely, during the "Piccola Biennale" exhibition, commissioned by the French gallerist Iris Clert and parallel to the 31st edition of the Venice Biennale.
 
"Harold Stevenson" represents a unique opportunity to discover the work of this artist, a prominent figure in post-war avant-garde culture, close friend of Andy Warhol, and renowned for his large-scale paintings of male nudes, such as the famous "The New Adam" (1962). His last Italian exhibition, "Realisti Iperrealisti," at the La Medusa Gallery in Rome, dates to November 1973, where the artist exhibited two paintings titled "Piece of Action" alongside works by Botero, Hockney, Pistoletto, and eight other important artists of the 20th century. On display in Venice until July 27, 2024 are works created between the late 1950s and the 1970s, including the famous nude paintings, "toreros," and glass sculptures.
 
With "Harold Stevenson," Tommaso Calabro further deepens his research on Alexander Iolas, one of the most famous art dealers of the last century, who organized eleven solo exhibitions of the artist in America and Europe between 1972 and 1984: in New York in 1972, 1973, 1974, 1975, 1976, 1977, 1982, and 1984, in Athens in 1973, and in Paris in 1973 and 1974.

sabato 24 febbraio 2024

Zeng Fanzhi: Near and Far/Now and Then

Zeng Fanzhi, Water IX, 2019–23, oil on canvas, © Zeng Fanzhi, photo courtesy of the artist and Hauser & Wirth 


 Il Los Angeles County Museum of Art (LACMA) è lieto di presentare Zeng Fanzhi: Near and Far/Now and Then, una mostra di nuovi lavori dell'artista Zeng Fanzhi (nato nel 1964), che verrà inaugurata in concomitanza con l'edizione 2024 de La Biennale di Venezia. La mostra avrà luogo all'interno della storica Scuola Grande della Misericordia, dal 17 aprile al 30 settembre 2024, con un allestimento progettato dall'architetto Tadao Ando.

Near and Far/Now and Then presenterà per la prima volta al pubblico due cicli di opere recenti dell'artista: nuovi dipinti astratti e opere su carta fatta a mano e trattata con inchiostro, grafite, gesso, polvere d'oro e pigmenti minerali, mai esposte prima d'ora.

A co-curare la mostra sono Michael Govan, amministratore delegato e direttore Wallis Annenberg del LACMA, e Stephen Little, Curatore Florence e Harry Sloan di arte cinese e capo dipartimento per l'arte cinese, coreana, del sud e del sud-est asiatico.

"Le opere di Zeng Fanzhi sono apprezzate soprattutto per l'equilibrio tra la maestria tecnica e l'emozione," dice Michael Govan. "Near and Far/Now and Then farà luce sull'ambiziosa pratica pittorica di Zeng, e l'intervento architettonico di Tadao Ando farà brillare le interconnessioni evidenziate dal nuovo corpus di opere di Zeng."

"Nei suoi lavori, Zeng Fanzhi impiega due diversi tipi di materiali: uno spesso e topografico, l'altro sottile e traslucido," afferma Stephen Little. "Le sue opere sollecitano anche due approcci opposti nella partecipazione dei visitatori - uno distante, l'altro profondamente intimo. Inquadrata nell'insieme delle tradizioni asiatica ed europea dalle quali attinge, questa mostra guiderà i visitatori, con le sue molte tensioni visive, verso una serie di scoperte."

Opere esposte

La mostra farà luce sull'ambiziosa pratica pittorica di Zeng di ridefinire l'astratto attraverso esercizi di rappresentazione figurativa, e viceversa. I nuovi dipinti a olio dell'artista sono il risultato di decenni di ricerca sulla teoria del colore, che attinge, sfidandole, alle pratiche impressionista e puntinista, dove le immagini si materializzano solo attraverso l'attenta collocazione di singoli segni di colore. Qui gli strati delle pennellate creano elementi figurativi facilmente riconoscibili da lontano, ma che si dissolvono nella materialità del dipinto a olio se osservati da vicino. Le variazioni di tonalità di un colore cedono il passo a schemi intrecciati di colore, spesso con più di trenta tipi di pigmenti brillanti, in una sola immagine.

L'esposizione fornirà uno sguardo approfondito sulla sua padronanza del medium, della sua tecnica "bagnato su bagnato", e dell'enfasi sulla mera materialità della pittura, che definisce il suo lavoro. In un mondo ormai inondato da immagini elaborate digitalmente, Zeng sfida chi osserva le sue opere a riconoscere la superiorità della pittura come arte e mestiere secolare.

 

Le opere su carta fatta a mano danno una nuova direzione al lavoro di Zeng, che combina, con ambizione, le iconografie cristiana, buddista e della pittura dei letterati. Richiamano immediatamente i punti più alti dei paesaggi monocromi a inchiostro risalenti alle dinastie Song (960-1279) e Yuan (1260-1368), rievocando allo stesso tempo le ambiguità dei paesaggi a inchiostro della tarda dinastia Ming e della prima dinastia Qing, eseguiti da pittori quali Zou Zhilin (1574-ca. 1654), Hongren (1610-1663), e Dai Benxiao (1621-1691). Il soggetto si muove con fluidità dal crocefisso alla rappresentazione di rocce e vecchi alberi - simboli, nella cultura tradizionale cinese, di forza, resilienza e longevità. Come i dipinti di Zeng, questi disegni squisiti sfidano consapevolmente ogni categorizzazione, allineandosi con le grandi tradizioni asiatica ed europea.

Percorso di mostra

Al piano terra della Scuola Grande della Misericordia, ai visitatori si presenteranno le proporzioni classiche dell'edificio del XVI secolo, racchiuse tra due dipinti a olio a più pannelli: uno che allude all'iconografia buddista e l'altro a quella cristiana. Al piano superiore, i visitatori troveranno lo spazio diviso in cinque sezioni tematiche.

Il progetto di Tadao Ando è una progressione di pareti con una serie di aperture sempre più grandi, che creano un cono prospettico. Queste aperture collegano la vista dei due dipinti più grandi, uno a ogni estremità dello spazio, come al pianterreno; in questo caso però i due dipinti non sono figurativi ma suggeriscono piuttosto l'astrazione di luce e acqua. Sulle pareti di Ando e intorno a esse è esposta una selezione dei dipinti a olio più piccoli di Zeng. Sullo sfondo dei maestosi spazi della Misericordia - pregni di storia e riccamente decorati da affreschi - il progetto di Zeng offre al suo pubblico l'esperienza viscerale dell'arte.

Il LACMA

Negli anni, il LACMA ha sviluppato un ricco programma di arte cinese attraverso mostre innovative, partnership internazionali e acquisizioni significative. Di recente il museo ha consolidato il suo patrimonio di arte cinese contemporanea. Nel 2019 il LACMA ha acquisito il monumentale Untitled (2018) di Zeng Fanzhi, grazie alla generosità di Dominic ed Ellen Ng, e ha effettuato altre acquisizioni cruciali, tra cui la donazione promessa da Gérard e Dora Cognié, nel 2018, di oltre 300 dipinti cinesi contemporanei a inchiostro e l'acquisizione delle Zodiac Heads di Ai Weiwei, una donazione da parte del (defunto) Budi Tek nel 2022. A Los Angeles, il LACMA ha presentato numerose mostre di arte cinese contemporanea, tra le quali si evidenziano Legacies of Exchange: Chinese Contemporary Art from the Yuz Foundation (2022); Ai Weiwei: Circ/e of Animals/Zodiac Heads (2022); lnk Dreams: Se/ections from the Fondation INK Collection (2021); e The A/Iure of Matter: the MateriaiArt of China (2019).

Biografia dell'artista 

Nato a Wuhan, in Cina, nel 1964, Zeng Fanzhi si è laureato presso lo Hubei lnstitute of Fine Arts di Wuhan nel 1991. Durante i primi anni della sua formazione, Zeng si è immerso nell'arte occidentale, nella filosofia e nelle tecniche del Realismo Socialista del 1985 New Wave Movement in Cina. Questi interessi sono stati determinanti nel permeare le prime serie di dipinti, Meat Series e Hospital Triptychs. Questi primi lavori, tra il 1989 e il 1994, hanno preparato la scena per una pratica pittorica intensamente personale ed espressiva, che documenta un periodo prolifico di sviluppo sociale ed economico della storia cinese.

Lavorando sulla scia della rapida modernizzazione e urbanizzazione della Cina, Zeng ha poi rivolto la sua attenzione alle figure presenti nelle industrie che lo circondavano. Ispirate da artisti quali Francis Bacon, Willem De Kooning, Max Beckmann, queste opere, note come le serie Mask e Behind the Mask, si pongono a cavallo tra realismo e immaginazione per rivelare una preziosa riflessione autobiografica e introspettiva sui suoi tempi e un'attenzione meticolosa al dettaglio tecnico, che si fonde con un ricco corpo di ritrattistica e immagini uniche.

Negli ultimi due decenni, Zeng ha familiarizzato di nuovo con la filosofia della pittura cinese tradizionale e in particolare con i lavori che vanno dalla dinastia Wei del nord a quelle Song e Yuan, dal quarto al quindicesimo secolo. Arricchito da questi nuovi interessi, Zeng si è avvicinato ulteriormente all'astrazione. I lavori raggruppati nella serie Abstract Landscape hanno sperimentato quattro fasi evolutive caratterizzate da paesaggi fortemente gestuali, che presentano la stessa energia dinamica della sua ritrattistica. Queste tele sono attraversate da linee meticolose e calligrafiche, che si fondono, oscurandoli, con gli oggetti leggibili dello sfondo, per indagare la tensione complessa tra natura, mondo animale e umanità.

In parallelo alle sue sperimentazioni con il paesaggio astratto, Zeng ha continuato a sviluppare un linguaggio più sperimentale nello studio dei ritratti: la serie We include facce distorte dipinte a distanza molto ravvicinata, con pennellate ampie e circolari che creano un aspetto frenetico e urgente. Per creare questi dipinti, Zeng usa tutto il corpo, allungandosi su grandi tele per stendere il colore con più pennelli contemporaneamente.

Biografia dell'architetto

Nato a Osaka nel 1941, Tadao Ando è un architetto autodidatta famoso a livello mondiale e fondatore, nel 1969, della Tadao Ando Architect & Associates. I suoi lavori più rappresentativi includono la Church of the Light [Chiesa della luce], Osaka, Giappone, la Pulitzer Arts Foundation [Fondazione d'Arte Pulitzer], St. Louis, MO, e il Chichu Art Museum [Museo d'Arte Chicu], Naoshima, Giappone. Ha ricevuto innumerevoli premi, tra cui il Premio Istituto Giapponese di Architettura (1979), il Premio Accademia Giapponese d'Arte (1993), il Premio di  Architettura Pritzker (1995), la Medaglia d'oro dell'Istituto Americano di Architettura (2002), l'onorificenza Persona con meriti culturali (2003), la Medaglia d'oro dell'Unione Internazionale degli Architetti (2005), la Medaglia d'oro per le arti del Centro John Kennedy (2010), l'Ordine per i meriti culturali (2010), l'Ordine francese delle arti e delle lettere (Commandeur) (2013), il titolo di Grande Ufficiale dell'Ordine della Stella d'Italia (2015), il premio lsamu Noguchi (2016), e il titolo di Comandante della Legion d'Onore (2021). I suoi lavori sono stati oggetto, per citarne solo alcune, di mostre personali al Museum of Modem Art, New York (1991), al Centro Pompidou, Parigi (1993, 2018), e ad Armani / Siros, Milano (2019). È stato visiting professor presso le università di Yale, Columbia e Harvard. Dal 1997 è professore presso l'Università di Tokio, ed è attualmente professore emerito.

Crediti: Questa mostra è organizzata dal Los Angeles County Museum of Art.

Il LACMA: Il LACMA è il più grande museo della costa occidentale degli Stati Uniti, con una collezione di più di 152.000 oggetti che illuminano 6.000 anni di espressione artistica internazionale. Impegnato a presentare una moltitudine di storie dell'arte, il LACMA espone e interpreta opere d'arte da prospettive nuove e inaspettate che sono permeate dal ricco patrimonio culturale e dalla popolazione varia della regione. Lo spirito sperimentale del LACMA è dimostrato dal suo lavoro con gli artisti e intellettuali, così come dalle molte partnership regionali, nazionali e internazionali per la condivisione di collezioni e programmi, la creazione di iniziative pionieristiche e il coinvolgimento di un pubblico sempre nuovo.

Sede: 5905 Wilshire Boulevard, Los Angeles, CA, 90036. lacma.org