giovedì 26 maggio 2011

Geopatie




In un nuovo spazio espositivo che viene presentato per la prima volta al grande pubblico, è stato realizzato il Padiglione albanese per la 54. Esposizione Internazionale d’Arte. Cinque gli artisti invitati per l’occasione, che vivono sia in Albania che all’estero (soprattutto in Italia) mantenendo però stretti contatti con il paese di origine. E’ di questa particolare condizione fatta non solo di allontanamento, ma anche di vicinanza, e di un conseguente nuovo sentire, che parla il titolo stesso della mostra. Geopatie, parola composta da due parole greche: GE ( o GÈA), terra; PÀTHOS (passione, affetto).

Si tratta dunque di una indagine intorno al rapporto fra opera, sentire e contesto, inteso quest’ultimo come l’insieme delle componenti storiche, sociali, culturali e geografiche che compongono la complessa scacchiera di ciò che possiamo intendere oggi come terra, comela propria terra, il proprio luogo di origine, e di eventuale ritorno. Può sembrare un paradosso parlare di luogo d’origine in una dimensione che, soprattutto per quello che riguarda le arti contemporanee, si rivela essere sempre più internazionale e dunque globalizzata. Ma all’interno di questo orizzonte globalizzato non vengono affatto meno le connessioni profonde fra opera e quella complessa scacchiera a cui si accennava.

Anzi, le opere sembrano rivelarsi sempre di più dei dispositivi particolarmente sensibili nel registrare le differenze e le affezioni dei luoghi, cioè la complessa dinamica che intercorre fra la dimensione umana e il contesto, l’intorno. Nella loro completa autonomia di linguaggi, soluzioni formali e opzioni poetiche i cinque artisti invitati mettono in gioco, in maniera molto intensa, la loro relazione con il paese di provenienza, un paese in profonda trasformazione come è l’Albania attuale.

Anila Rubiku propone una nuova e complessa installazione basata su una serie di cappelli da uomo accuratamente ricamati a mano dalle molte persone coinvolte nel processo di produzione dell’opera: “Other countries. Other citizenships” . L’artista, che vive fra l’Italia, la Francia e l’Albania, si chiede cosa resti del luogo da cui siamo partiti, nella dimensione dell’esilio e dell’incontro con altre culture e altre persone.

Nei lavori più recenti di Orion Shima, artista attivo a Tirana dove vive e insegna alla Accademia di Belle Arti, emerge con forza un confronto con la terra, intesa come paesaggio (a questo tema sono dedicati alcuni dei suoi lavori di maggior rilievo degli anni scorsi) e come richiamo ad una certa dimensione nostalgica e perduta della relazione con l’ambiente - intatto, spesso innevato e dai toni a volte fiabeschi a volte inquietanti -, come nelle recentissime opere in cui compare la figura di un animale.

Il nuovo lavoro di Gentian Shkurti, anch’egli attivo a Tirana, si basa sulla sensibilità individuale delle persone verso i colori. L’artista mette in forma le diverse sensibilità producendo, come esempio, un dipinto di paesaggio le cui aree cromatiche rappresentano quantitativamente le preferenze espresse. Un video di documentazione accompagna e illustra la metodologia per l’esecuzione di un dipinto che rispetta, nelle giuste proporzioni e dunque ‘democraticamente’, le preferenze delle persone.

“Marinz”, è un work in progress, multimediale (disegni, foto, video, installazioni) , al quale si dedica da qualche anno Eltjon Valle. Si basa su una ricerca svolta dall’artista intorno ad un’ area di circa 32 chilometri quadrati dove vi sono molti pozzi di estrazione petrolifera. La compagnia canadese che ha rilevato dalla National Albanian Company Albpetroleum le concessioni sui campi petroliferi di Patos Marinza ha invitato l’artista a lavorare su un progetto che fosse in grado di segnalare il processo di rigenerazione ambientale in atto.

Driant Zeneli propone un video, basato sulla estrema concentrazione di un evento allo stesso tempo utopistico e stupefacente: toccare la luna, anzi letteralmente sprofondare in essa. E’ tutta la ricerca dell’artista, originario di Scutari, ad essere attraversata da una particolare attenzione per gli aspetti della realtà ai confini con l’immaginario e l’utopia. Elementi che ricorrono nel suo interrogarsi intorno al ruolo dell’artista, e intorno a quale possa essere la sua eventuale risposta rispetto al luogo di provenienza, o di ritorno.

Commissario: Parid Teferiçi;
Curatore: Riccardo Caldura
Titolo della mostra: Geopatie
Artisti: Anila Rubiku, Orion Shima, Gentian Shkurti, Eltjon Valle, Driant Zeneli
Sede espositiva: Spazio Rolak, Giudecca 211/b, 30133 Venezia
Apertura: 4 giugno-27 novembre (h. 10.00-18.00), chiuso il lunedì
Inaugurazione: 2 giugno, ore 18.30.

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