giovedì 28 maggio 2015

War Witness Archive - Belorussian pavilion




War Witness Archive is open for visitors of Venice biennale. From 6 to 11 of May you can look at the photographs from the Archive, talk with a curators of the pavilion Aleksei Shinkarenko and Olga Rybchiskaya, add your reaction on the picture to the Archive data base.

War Witness Archive is an artistic inventory of memory about world wars. The project has started as the research of photographic archive related to the World War I history and is now developing in contrast to the World War II photographic archive.




The Archive forms its body collecting testimonies about past events stored in the memory of contemporaries. The exposition at the Contemporary Arts Museum in 2014 has become the first embodiment of WWA. The project continues its lifecycle where a traditional photographic archive gets a new state, a state of metaarchive.
The Archive nowadays is a flow of history waves which gains new features echoing all it contacts with. Spreading itself in the contemporary context and getting new forms, gathering actual reactions on itself. It is a process where The Archive constantly memorizes new states and directs the knowledge obtained on the work with its content - the unconcious nature of world catastrophies.



On the first stage of its realization the WWA project has absorbed the local context, surroundings and mentality of Belarusians seeking answer to the question - what does it mean to be witness of historic event today? The Archive goes now into global context. And inside the Archive appears a space for dialogue concerning understanding and the possibility of witness's voice to be heard.

Aleksei Shinkarenko


martedì 26 maggio 2015

Fotografia o pittura, Peter Doig o Sebastião Salgado?


Punta ad un confronto al vertice la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia con due nomi stellari dell’arte, il noto pittore scozzese Peter Doig, nella sua prima personale in Italia, a cura di Milovan Farronato e Angela Vettese, nella sede di Palazzetto Tito, e Sebastião Salgado, uno dei fotografi più apprezzati al mondo, nella sede di Piazza San Marco.

Due tecniche a confronto con gli artisti di punta del momento.

Nelle raccolte sale in Fondamenta Gherardini la pittura forte e personale di Peter Doig è pensata nella storia veneziana, con una serie di opere di piccolo e grande formato. 


Colori forti e forme particolari portano all’estremo il gesto pittorico, suscitando sensazioni contrastanti.




Completamente documentativa l’opera di Sebastião Salgado che narra, con 75 scatti, del viaggio fotografico compiuto dal grande maestro insieme a illy, sponsor dell’evento, per omaggiare gli uomini e le donne del caffè, nel Sud America. 


Una storia di persone, di paesaggi, di rapporto armonioso con la terra raccontata attraverso immagini in bianco e nero dal forte impatto espressivo, evocativo ed emozionale.

Una carrellata d' immagini di vita quotidiana che pare stupenda.




domenica 24 maggio 2015

Precious


precious - da picasso a jeff koons Eventi a Venezia

Da Pablo Picasso a Jeff Koons, da Louise Bourgeois a Damien Hirst, da Lucio Fontana a Anish Kapoor. Una collezione unica di gioielli d'artista esposti per la prima volta in Italia, nello spazio di VITRARIA Glass +A Museum.






















lunedì 18 maggio 2015

Arte dal futuro passato, il progetto di Okwui Enwezor


Sedimentandosi le sensazioni, la recente Biennale di Venezia, non svela molto del suo articolato progetto.
"All The World's Futures" più che di futuri narra di vite umane presenti, molto spesso passate; di quella parte della comunità umana che sicuramente non vedrà mai una Biennale, ma su cui il bel mondo miliardario dei collezionisti ha potuto pensare, almeno si spera per un attimo.
Le istanze del curatore, nigeriano di origine, ma molto newyochese di fatto, nel loro complesso mi paiono deboli, forse superate.
La stessa enfatizzata lettura del Capitale di Marx, al centro di una oscura rossa arena, mi pare inutile, priva di reale necessità, in un complesso universo contemporaneo oramai troppo distante dai tempi delle rivoluzioni e da quelle utopie.
Il capitalismo domina incontrastato e la stessa Biennale ne è un ironico specchio.
Lascio così cadere gli aspetti curatoriali e guardo alla mostra in modo “artistico”.

L’allestimento del progetto curatoriale è stranamente diviso in aree confuse per gli artisti impegnate e aree asettiche per gli artisti famosi, vedasi molto bene la divisione a metà del Padiglione Espositivo, su un lato l’impegno sull’altro i quadri, ancora più evidente all’Arsenale dove i nomi famosi hanno un’area perfettamente circoscritta dagli altri che sono miscelati allegramente.
L’assenza di informazioni sulle opere rende la fruizione di molti lavori alquanto difficile, forse si spera di vendere qualche catalogo in più o è il solito snobbismo del curatore.
Arte, non ci sono dei lavori forti e significativi, ci sono molte opere di ottima fattura e stimolanti progetti, nel complesso è una mostra tranquilla, lineare, gradevole in certi suoi lavori, ovvia in tanti altri.
Molto interessante è sicuramente il ricco programma di eventi, performance, incontri, conferenze che si svilupperanno durante la rassegna, per cui se programmate la visita consultatelo.
Fra i tanti lavori mi colpisce quello di Isa Genzer, per la sua visione architettonica, la serie di rivisitazioni degli strumenti musicali all’Arsenale di Terry Adkins, la raccolta di film di Harum Farocki e le teche di Ricardo Brey.
Divertente la serie di sculture in giro nei giardini del Raqs Media Collective.
Ma non capisco fino a che punto la raccolta di disegni fatti sui banchi di scuola, ideata daAdrian Piper, abbia un reale valore artistico e che cosa essa possa significare, penso che sia una simpatica trovata ma poi si possono speculare su mille idee tutte validi ma anche no.
Nella prossima puntata i Padiglioni nazionali.