mercoledì 29 giugno 2011

Un mondo di dubbi fra Palazzo Grassi e la Punta della Dogana




La Fondazione François Pinault a Venezia gestisce due stupendi spazi; un antico e storico edifico affacciato sul Canal Grande, Palazzo Grassi, e da due anni la stupenda Punta della Dogana, che fece ristrutturare in modo fantastico, coinvolgendo l’architetto Tadao Ando, responsabile anche del rinnovamento dell’antico Palazzo a campo San Samuele.

Le prestigiosi sedi presentano due eventi complementari; un’elegante mostra fra presente e passato alla Punta della Dogana e una più attenta alle diversità delle forme espressive diffuse nel globo odierno a Palazzo Grassi.

Iniziamo a scrivere del primo che nei grandi e ariosi spazi, nell’estremità che si affaccia sulla laguna, offre tantissimi lavori raccolti sotto il titolo "Elogio del Dubbio. Eloge du Doute. In Praie of Doubt". La selezione delle opere è stata fatta dalla curatrice della Fondazione, Caroline Bourgeois, che ha ideato un percorso di emozioni in bilico fra certezze e turbamenti, bellezza e instabilità. Così sono raccolte oltre sessanta opere, metà delle quali mai esposte al pubblico, realizzate in questi ultimi decenni da noti artisti internazionali, alcuni già presenti con altre opere nella precedente esposizione.

Nel suo complesso una mostra interessante con alcuni pezzi veramente suggestivi come le istallazioni di Chen Zhen e il fragile "Well and Truly" di Roni Horn, ma molti altri sono i pezzi che possono condividere questo leggero filo dell'inadeguatezza della condizione umana, nel nostro difficile quotidiano.

Il dubbio è una forza limitatrice, ma anche propositrice di nuove soluzioni e cambiamenti, in tal modo le tante opere si muovono fra critica e percezione.

Alcune tentano anche ipotetiche trasformazioni come lo stupendo abito da sposa di David Hammons.

Altri, come i lavori di Dan Flavin, Subodh Gupta, Thomas Houseago, Donald Judd, Edward Kienholz, Julie Mehretu (con un'opera site specific), Bruce Nauman, Sigmar Polke, Elaine Sturtevant sono intensi momenti nel dare fisicità al nostro sperare e sopravvivere in questi giorni fragili e incerti.

Realizzato appositamente per questa mostra “ Notes pour une costruction“ di Tatiana Trouvé, raggiunge l’obiettivo perfetto al titolo, condividendo con le assenze dei suoi lavori, tracciati dal materiale di sostegno, un sottile ed impalpabile disagio esistenziale, una complessa e rarefatta paura nell’essere coinvolto in questo flusso di vita presente.

Altro registro a Palazzo Grassi, con l’evento "Il Mondo vi appartiene" che mette in esposizione una realtà artistica sulle attuali trasformazioni geografiche sociali.

Allestita sempre col medesimo rigore e professionalità, che in certi casi rischia di rendere troppo algido la percezione. La mostra è ben articolata fra pezzi di grande rilievo e notorietà con opere più nuove e meno conosciute, forse quelle più interessanti.

L’inizio è subito, nel grande ingresso, con due opere di grandi dimensioni la calda e morbida istallazione di Joana Vasconcelos e il noto Balloon Dog (Magenta) di Jeff Koons.

Si prosegue poi nei diversi piani con piacevoli incontri, alcuni già visti proprio a Venezia come le opere di Francesco Vezzoli, altre nuove e affascinanti, come la stupenda istallazione di Loris Gréaud, con una foresta ancestrale e misteriosa nel magnifico salone del primo piano. Conquistano anche lavori più “classici” come “Respirare l’Ombra – foglie di Tè” di Giuseppe Penone. Mi è piaciuto molto anche l’intervento di Farhad Moshiri, con “Life is Beautiful”, che usando centinaia di coltelli, scrive il titolo dell’opera sull’immacolato muro.

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