giovedì 22 agosto 2013

Conversazioni con racconti: FÉN - opera in ferro, legno, fieno e parole


below english

Giovedì 29 agosto ore 11 si terrà il decimo appuntamento dei Meetings on Art organizzati dalla Biennale di Venezia, in programma per tutto il periodo della 55. Esposizione Internazionale d’Arte con spettacoli, conferenze e dibattiti.
Marco Paolini, artista invitato da Massimiliano Gioni alla 55. Esposizione, incontrerà alle ore 11 il pubblico presso lo spazio Álvaro Siza del Giardino delle Vergini, all’Arsenale. L’appuntamento si iscrive nella serie di conversazioni di Paolini dal titolo FÉN (fieno), che si terranno fino a mercoledì 18 settembre.
 
FÉN è un’installazione, un mappamondo di utensili e fieno accanto al quale l’artista racconterà storie e pensieri dedicati a uomini di scienza e uomini di fatica, a utensili, al lavoro manuale al tempo del digitale. Queste storie messe in fila formeranno un sillabario: ad ogni incontro Paolini ne svelerà alcune, negli altri giorni sarà una registrazione ad accogliere i visitatori. Al pubblico è chiesto di contribuire alla costruzione dell’opera portando un mazzetto di fieno legato con lo spago e con un cartellino indicante il luogo di provenienza, che potrà essere inserito nel mappamondo.
 
La 55. Esposizione Internazionale d’Arte, intitolata Il Palazzo Enciclopedico, è aperta al pubblico all’Arsenale e ai Giardini (da martedì a domenica dalle 10 alle 18). La Mostra include più di 150 artisti provenienti da 38 paesi88 Partecipazioni nazionali e 47 Eventi collaterali in città. 

 
Calendario di FÉN - opera in ferro, legno, fieno e parole

giovedì 29 agosto 2013, ore 11.00
sabato 7 settembre 2013, ore 11.00
mercoledì 18 settembre 2013, ore 11.00


“Raccontare l’artificio, rifare con le parole i segni che hanno cambiato il paesaggio, ricostruire i passaggi attraverso cui si sono formati gli strati di umano, di antropico.
Il passaggio a un mondo digitale soppianta agilmente tutto ciò che era analogico. Il lavoro diventa più questione di nervi che di muscoli, ma l’umana fatica di metter mano alle cose per ripararle, mantenerle, restaurarne i danni del tempo non è sostituita in tutto da macchine intelligenti. Serve occhio, attenzione e senso. Tutto questo non si impara dal futuro ma dalla trasmissione dell’esperienza.
Narrare storie è un lavoro fondato sull’esperienza, l’oralità è quanto di più vicino alla manualità. Quando sembra tramontare sconfitta dalla comunicazione mass-mediatica risorge come opera d’arte nel teatro e la sua forza stupisce e commuove.
Credo che il lavoro manuale contenga elementi di nobiltà che trascendono il suo valore economico e produttivo. C’è una sapienza nei gesti e nell’economia dei gesti che sono eredità da non disperdere nel passaggio tra generazioni.
Sono partito da “Leaves of Grass” di Walt Whitman e ho immaginato un covone con il palo in mezzo davanti al quale narrare storie dedicate al secondo principio della termodinamica.
Storie di invenzioni di utensili, di piccole imprese, di uomini di scienza e di uomini di fatica.
Ogni storia è fatta di parole da ordinare e mettere in fila per dargli una forma come nel covone.
Le storie messe in fila formeranno un sillabario: in ogni giornata in cui sarò presente alla mostra ne racconterò alcune, negli altri giorni sarà una registrazione ad accogliere i visitatori. Gradualmente l’accumulo delle storie formerà il sillabario.
Durante i mesi della Mostra, che coincide con il periodo della fienagione, andrò a inaugurare mete, covoni di fieno costruiti da gente che non li ha mai fatti prima, e che ha dovuto farsi aiutare da chi invece si ricorda ancora come si fanno. Questi mucchi di fieno in piedi saranno un impegno a prendersi cura di un paesaggio, un segno visibile di manutenzione e forse un’occasione di incontro.
A Venezia la meta avrà forma un po’ diversa, sarà una sfera, sarà un mappamondo di erba, tenuto insieme dagli utensili.
Mi piacerebbe far sapere ai visitatori che possono portarsi un ciuffo d’erba da casa, legato da un laccio dov’è scritta la provenienza e infilarlo tra il fieno già presente. Sarebbe allora davvero una mappa del mondo.
Vorrei dedicarlo a un vecchio e nobile contadino, si chiamava Alcide Cervi, classe 1875, aveva sette figli maschi a cui, per insegnare che il pezzo di terra che aravamo è solo una parte del tutto, e che a quel tutto apparteniamo, aveva fissato sul tappo del radiatore del trattore un piccolo mappamondo di latta.
C’è in quel gesto il senso di tutto ciò che voglio narrare, intorno al secondo principio della termodinamica e alla necessità di opporsi al degrado facendo della manutenzione una forma di resistenza.”                                           
Marco Paolini
 
Marco Paolini è attore, autore e regista. Dagli anni Settanta al 1994 ha fatto parte di vari gruppi teatrali. È in uno di questi, il Teatro Settimo di Torino, che inizia a raccontare storie: nascono gli “Album”, i primi episodi di una lunga biografia collettiva che attraversa la storia italiana dagli anni Sessanta ai giorni nostri.
Noto al grande pubblico per Il racconto del Vajont,si distingue quale autore e interprete di narrazioni di forte impatto civile (I-TIGI racconto per Ustica,Parlamento chimicoIl SergenteBhopal 2 dicembre ’84U 238Miserabili) e per la capacità di raccontare il cambiamento della società attraverso i dialetti e la poesia sviluppata con il ciclo dei Bestiari. Appassionato di mappe, di treni e di viaggio, traccia i suoi racconti con un’attenzione speciale al paesaggio, al suo mutarsi e alla storia (come nel Milione).
Artigiano e manutentore del mestiere di raccontare storie, sa portare quest’arte antica al grande pubblico con memorabili dirette televisive (tra cui i recenti ITIS Galileo e Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, seguiti da quasi due milioni di telespettatori su La7).
Nel 1999 ha fondato Jolefilm, la società con cui produce tutti i suoi spettacoli e con cui sviluppa la passione per il cinema e il documentario. Per maggiori informazioni: www.jolefilm.it



English

Conversations with tales: FÉN – work piece in iron, wood, hay and words

On Thursday, August 29, the tenth Meeting on Art will be held, organized by la Biennale di Veneziaand scheduled throughout the period of 55th International Art Exhibition with performances, lectures and debates. Marco Paolini, one of the artists invited by Massimiliano Gioni at the 55th Exhibition, will talk at11 am in the Álvaro Siza space at the Giardino delle Vergini in the Arsenale. The meeting is part of a series of appointments called FÉN (hay), that will run until Wednesday September 18th.
 
FÉN is an installation, a world map composed of hand tools and hay, near which Paolini tells stories and thoughts dedicated to men of learning and men of toil, dedicated to tools, to manual labour at the time of digital culture. These stories lined up will form a primer: Paolini will tell some stories personally, on other days a recorded version will be offered to visitors. The public is asked to contribute to the construction of the work by bringing a small bundle of hay tied with a string and with a tag indicating the place of origin, which will be placed on the world map.
 
The 55th International Art Exhibition, titled Il Palazzo Enciclopedico (The Encyclopedic Palace) is open to the public at the Arsenale and Giardini (from Tuesday to Sunday 10 am – 6 pm). The Exhibition includes over 150 artists from 38 countries88 National Participations and 47 Collateral Events in the city of Venice.
 
Program
FÉN - a work made of iron, wood, hay and words

Thursday 29 August 2013, 11 amSaturday 7 September 2013, 11 am
Wednesday 18 September 2013, 11 am

“Telling the artifice, reshaping with words the signs that changed the landscape, reconstructing the transitions of human and anthropic layers.
The shift to a digital world easily replaces all that was analog. Working becomes a question of nerves more than muscles; however the human fatigue of dipping into things to repair them, to maintain them, to restore them from the damages of time cannot be fully replaced by the smart machines. You need an eye for this, care and respect. All this cannot be learned from the future rather from the transmission of experience.
Telling stories is a work based on experience; oral dexterity is about as close as to manual dexterity. When it seems to be fading, defeated by the mass-media communication, it rises again as a work of art in the theatre and its strength surprises and moves us.
I believe that the manual work contains elements of nobleness that transcend its economic and productive value. There is wisdom in the gestures and in the economy of gestures that are a heritage not to be lost in the transition between generations.
I started from “Leaves of Grass” by Walt Whitman and I have figured out a haystack with a pole in the middle, in front of which I will tell stories dedicated to the second law of thermodynamics.
These are stories of inventions, utensils, small businesses, men of science and men of hard labour.
Every story is made up of words to be sorted out and put in a line to give it a shape like the one of a haystack.
So the stories lined will form a spelling book: in the days when I will be attending the exhibition I will tell you some, on other days there will be a recorded presentation for visitors. Little by little, all of these stories will become the spelling book.
During the months of the Exhibition, which coincides with the period of  haymaking, I will inaugurate new destinations, new haystacks built by people who never made them before, and who had to get the help of those who still remember how to make them. These piles of hay, standing, are a commitment to take care of a landscape, a visible maintenance sign and perhaps the opportunity to meet.
In Venice the destination will take a different shape, it will be a globe, a map of the world made of grass, held together by tools.
I would like that visitors knew that they can carry a tuft of grass from home, tied by a string where they write their country of origin and introduce it into the haystack. It would really be a world map.
I would like to dedicate it to an old and noble farmer, his name was Alcide Cervi, born in 1875, he had seven sons to whom in order to teach that the land parcel  they were ploughing was only a portion of the whole, and that we belong to that whole, had fixed a small tin globe on the radiator cap of his tractor.
In that gesture there is the meaning of everything that I want to tell, around the second law of the thermodynamics and the need to oppose the degradation by turning maintenance into a form of resistance.”                                           
Marco Paolini

Marco Paolini 
is a stage actor, author and theatre director. From the Seventies to 1994 he has been part of several theatre groups. It is in one of them, the Teatro Settimo of Torino, that he began to tell stories: the “Album” was created in those years, the first episodes of a long collective biography that crosses the history of Italy from the Sixties to the present day.  
Best known to the general public for his Il racconto del Vajont (The Vajont Tale),he stands out as author and interpreter of impactful, civil narrations (I-TIGI racconto per UsticaParlamento chimicoIl SergenteBhopal 2 dicembre ’84U 238Miserabili) and for his ability to tell the changes that affect society through dialects and poetry developed with his cycle of the BestiariFond of maps, trains and travels he sketches his tales with a special care paid to landscape its changes and to history (as in the Milione).
A craftsman and maintainer of the art of telling stories, he is able to offer this ancient art to the general public with memorable live television coverage (among them the recent ITIS Galileo and Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, followed by almost two million viewers on La7).
In 1999 he established Jolefilm, the company which produces all of his shows and with which he realizes films and documentaries. For more information:www.jolefilm.it


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