La Serbia propone i lavori scultorei di Mrdjan Bajic che tenta un dialogo con la scritta Yugoslavia presente sul frontone d’ingresso, memoria di violenze e di contraddizioni politiche. Effettivamente si provano sensazioni di disorientamento e disagio, alquanto interessante come padiglione.
Accanto nella sezione dell’Egitto è stata allestita una collettiva alquanto confusa, nel marasma le opere che mi hanno colpito di più sono state quelle di Sahar Dourgham.
Il rinato Padiglione Venezia presenta un omaggio a Vedova, articolato con diverse opere di artisti a lui contemporanei, allestimento alquanto rarefatto e una certa sensazione di dejvu.
Sicuramente molto più interessante quello della Polonia, uno di quelli che ho preferito di più. Il progetto di Monika Sosnowska mi ha particolarmente impressionato, si tratta di una particolare struttura metallica che pare essere cresciuta all’interno dello spazio, quasi come un parassita deforme e in bilico. Il potervi camminare all’interno suscita un certo disagio di insicurezza e di instabilità.
Il Padiglione della Romania con Victor Man, Cristi Pogacean Mona Vatamanu & Florin Tudor è alquanto confuso anche se certe opere non mi sono dispiaciute, come i sacchi di cemento appesi al muro, anche se non ho capito bene di chi fosse e perché!?