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mercoledì 23 marzo 2022

25 anni di Kunsthaus Bregenz


Kunsthaus Bregenz is celebrating its 25th anniversary with an exhibition in Venice. Two artists who are also being exhibited in Bregenz during 2022, are presenting works at the Scuola di San Pasquale on Campo San Francesco that have been especially conceived for the space.

In their installations, both Otobong Nkanga and Anna Boghiguian address such current issues as our responsibilities as a society for life on Earth and its climate.

For the entrance area of the Scuola Otobong Nkanga has designed the multicolored monumental tapestry Tied to the Other Side and a new sound work. Anna Boghiguian has created an oversized chess game for the upper floor of the Scuola. Addressing literature, history, and political conflicts, it‘s a “parable” of inequality, a metaphor for good and evil.

 During the first days of the exhibition KUB Director Thomas D. Trummer will be talking to selected guests from the art world in a series of artist’s talks.


Do not miss the appointments with KUB at the Scuola di San Pasquale:
Press conference | Wed, April 20, 2022, 2 pm
Opening | Wed, April 20, 2022, 5 - 8 pm
Participation upon reservation. Please contact m.feurstein@kunsthaus-bregenz.at  

Artist’s Talk |
Otobong Nkanga: Fri, April, 22, 6.30 pm
Precious Okoyomon: Sat, April, 23, 6.30 pm
Dora Budor: Sun, April, 24, 6.30 pm
Directorsʼ Talk |
Carolyn Christov-Bakargiev & Thomas D. Trummer: Mon, April, 25, 6.30 pm
No registration required - Free admission


martedì 22 marzo 2022

On Fire alla Fondazione Cini di Venezia

Yves Klein, Peinture de feu sans titre, ca. 1961, burned cardboard on pannel, 142 x 303 cm.© Succession Yves Klein c_o ADAGP, Paris, 2022.Reproduction Fee(s) ADAGP, Paris
 
Comunicato Stampa
 
L'alta dignità delle arti del fuoco deriva dal fatto che le loro opere portano il segno più profondamente umano, il segno dell'amore primitivo. (…) Le forme create dal fuoco sono modellate, più di ogni altra, come bene suggerisce Paul Valéry: «a forza di carezze».
 
Gaston Bachelard, La Psicanalisi del Fuoco, 1937

 
“On Fire” è il titolo della prima mostra interamente dedicata all’uso del fuoco come mezzo di creazione artistica tra le avanguardie del Secondo Dopoguerra. L’esposizione, curata da Bruno Corà con il contributo di Luca Massimo Barbero, promossa dalla Fondazione Giorgio Cini e Tornabuoni Art, raccoglie una selezione accurata delle opere più iconiche realizzate mediante il fuoco o che includono la presenza della fiamma stessa.
 
Il percorso espositivo è strutturato attraverso sei sezioni che permettono di scoprire, per la prima volta l’uno accanto all’altro, Yves Klein, Alberto Burri, Arman, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari e Claudio Parmiggiani alle prese con il fuoco.
 
Naturalmente fuggevole, il fuoco non ha forma, peso o densità. Ciò ha da sempre affascinato gli artisti, sia per i suoi potenziali effetti sugli altri materiali sia in quanto presenza attiva nelle opere d’arte. Le avanguardie del Secondo Dopoguerra riuscirono ad appropriarsi degli effetti sia distruttori che generatori del fuoco, impiegandolo su diversi materiali. In questa ottica, il fuoco divenne per questi grandi artisti il protagonista sensibile e il medium di una innovazione dello stesso processo trasformativo del loro linguaggio pittorico e plastico.
 
Seppur accomunati dall’elemento utilizzato, la mostra si concentra, però, su ogni maestro, mettendone in evidenza le diverse modalità d’impiego. Il fuoco si può trovare come strumento di combustione dei materiali (Klein, Burri, Arman); come presenza viva con i propri effetti sensoriali, talvolta spettacolari (attraverso la luce, il calore, e talvolta il rumore) (Klein, Kounellis, Calzolari); infine, come traccia pittorica attraverso il fumo della combustione (Calzolari, Parmiggiani).
 
‘On Fire’, dunque, attraverso le 26 opere raccolte con la collaborazione delle fondazioni degli artisti e prestiti provenienti da importanti collezioni internazionali, tra cui diversi capolavori inediti o raramente mostrati al pubblico, documenta una delle più radicali, e nel contempo inesplorate, rivoluzioni linguistiche dell’arte contemporanea.
 
Yves Klein, artista cui spetta l’apertura di questa affascinante mostra,  fu attratto dall'aspetto dialettico del fuoco, simbolo sia del bene che del male, di distruzione e rigenerazione e di vita e morte. "Il fuoco è per me il futuro senza dimenticare il passato. È la memoria della natura.   È dolcezza, il fuoco "è dolcezza e tortura". È il focolare e l'apocalisse. È un piacere per il bambino sapientemente sedutosi vicino al camino; punisce, tuttavia, ogni disobbedienza quando si vuole giocare troppo da vicino con le sue fiamme. È benessere e rispetto. È un dio tutelare e terribile, buono e cattivo.”
 
Quello di Alberto Burri con il fuoco è un rapporto che nasce, e riunisce, l'ispirazione creativa e la formazione scientifica. "Per molto tempo ho voluto – annota l’artista - approfondire il modo in cui il fuoco consuma, comprendere la natura della combustione e come tutto possa vivere e morire nella combustione per formare un'unità perfetta". Burri spiega che prima di tutto ha bisogno di una superficie su cui disporre la composizione... Poi vi depone la plastica e la brucia. “Nulla è lasciato al caso. Quello che faccio qui è il tipo di pittura più controllato e controllabile...Bisogna controllare il materiale e questo si ottiene padroneggiando la tecnica."
 
Nel 1964 Arman fu invitato a esporre al Museo Stedeljik di Amsterdam. Quando il curatore gli chiese di creare un'opera per l'ingresso del museo, visitarono una discarica dove una poltrona stile Luigi XV stava bruciando in cima a un mucchio di spazzatura. Quest'opera gli ricordò l'iconico quadro "La découverte du feu" di René Magritte. Tornato a Nizza, creò il Fauteuil d'Ulysse con l'aiuto di Martial Raysse.  Questo fu il punto di partenza per la tecnica di combustione di Arman, in cui mobili eleganti e strumenti musicali furono consumati dal fuoco prima di essere stabilizzati dall'introduzione di resina. La scelta dei materiali di Arman ricorda il concetto di Ready Made di Duchamp e il cubismo di Braque e Picasso nella divisione degli oggetti in più piani. In questo modo, all'inizio degli anni '60, riattivò le rivoluzioni delle avanguardie dell'inizio del XX secolo.
 
Così come concettualizzato nell’Arte Povera, Pier Paolo Calzolari lavora fin dall’inizio con materiali in costante conversazione tra loro, umili e provenienti dai contesti semi-industriali urbani o elementi naturali. Tra questi ci sono il fuoco, il legno, ma anche rottami, oggetti quotidiani e tubi al neon. Le sue opere sono opere d’incontro in tutti i sensi, tra lo spettatore e l’oggetto che vive nel quotidiano, ma che in questo caso ha subito una trasformazione, ma anche tra elementi artificiali e lavorati in opposizione all’elemento naturale e allo stato primordiale, come il fuoco. Dal 21 al 24 aprile, in occasione della vernice, si terrà la performance Mangiafuoco in cui un vero e proprio performer sputerà fuoco a cadenza oraria, dalle 11 alle 19.
 
“Il problema del fuoco è un problema particolare”, afferma Jannis Kounellis. “Il mio interesse per questo elemento non risiede soltanto nel fuoco come problema, ma anche nei suoi riferimenti con le leggende medievali. Il fuoco nelle leggende medievali si identifica con il castigo e la purificazione.”
Kounellis si allontana dalla pittura negli anni attorno al 1965 ed a partire dal 1967, l'anno della cosiddetta "Margherita di fuoco" (che sarà esposta in mostra), il fenomeno della combustione comincia ad apparire frequentemente nell'opera dell'artista. In quest'opera Kounellis confronta la natura e la cultura mostrando la fiamma ossidrica che ha usato per tagliare le foglie di metallo e sostituendo così la vita organica del fiore con il fuoco, che è l'immagine del suo rinnovamento. Il suo è un fuoco benefico con potenziale alchemico, dalla fiamma mistica delle sue prime opere alla fuliggine degli ultimi anni.
 
Scegliendo di occupare nel 1970 nella Galleria di Modena uno spazio che serviva da riserva, Claudio Parmiggiani scopre sui muri la traccia della polvere accumulata al termine degli anni. L'artista decide di fare un fuoco con dei pneumatici e delle coperte. Un fumo chiaro e grigio si deposita sugli oggetti che poi ritira. L'ombra diventa allora una forma plastica, un modello di polvere che fissa dal suo interno l'oscillazione del tempo. La rappresentazione si avvicina anche al metodo fotografico che prende l'immagine, la inverte, crea un negativo prima di svilupparlo. Le sue Delocazioni - è il nome dato a queste sue opere - sono uno spazio vuoto di percezioni fisiche, dove però lo spettatore ha la sensazione di penetrare in un luogo abitato. L'assenza di oggetti esposti in precedenza rende i muri ancora più chiari; non c'è più che la loro traccia fuligginosa da vedere. Parmiggiani creerà un’installazione in situ per quest’esposizione.
 
La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione edita da Forma Edizioni sotto la direzione scientifica del Prof. Bruno Corà, con un suo testo critico e uno del Prof. Luca Massimo Barbero.
 
L’esposizione è realizzata con il supporto di Mag Forma e Edizioni.
 
 Mostra promossa da Tornabuoni Art e Fondazione Cini, a cura di Bruno Corà
 

Fondazione Giorgio Cini onlus
www.cini.it

News dal Padiglione Grecia

Left: Greek Pavilion, Digital rendering © Korres Engineering | Right: Greek Pavilion, Digital rendering © Korres Engineering

At the Greek Pavilion artist and filmmaker Loukia Alavanou invites her audience on a journey through time that unfolds along the themes of aging and dying, human dignity and universal freedom, artistic vision and the present social reality. The core of her installation Oedipus in Search of Colonus is a 15-minute film shot with virtual reality, which transposes an almost 2,500-year-old drama by the famous playwright Sophocles into the present and even looks to the future.

On a formal level, Oedipus in Search of Colonus also tries to connect people through architecture, while playing on the theme of isolation, which is necessary for the viewing of the VR film. Within the Greek Pavilion, Alavanou constructs four hemispherical domes of different sizes in accordance with a design by the Athens avant-garde architecture office AREA and the designer Dimitris Korres. These domes consist of an aluminium framework that is spanned with sound-absorbent material on the inside. Their form plays on the antique Pantheon and also on the geodesic domes of the visionary American architect Buckminster Fuller, thus drawing a conceptual arc that extends from antiquity to the futuristic realm of Takis Zenetos. The 15 seats for the public are also inspired by Zenetos, resulting in a unique hybrid between a television armchair and desk chair.


Lee Maelee alla Galleria San Polo

 


La Galleria San Polo è lieta di presentare la mostra personale Genesis, dell’artista sudcoreana Lee Maelee (1963, Repubblica di Corea), organizzata dalla curatrice esperta di arte asiatica e nota a livello internazionale con base a New York, Thalia Vrachopoulos, che inaugurerà martedì 19 aprile fino al 28 giugno 2022.

Genesis nasce dalla ricerca artistica di Lee, incentrata sulle questioni più profonde che riguardano l’essere umano e la storia e tutto ciò che è legato all’esistenza e all’essere e vuole rappresentare un medium tra il passato, il presente e il futuro. 

L’esposizione raccoglie un insieme di trentasei dipinti, realizzati trascrivendo in polvere d’oro a 24k frasi dalla Genesi della Bibbia e da altre fonti religiose non cristiane, come il buddista Sutra del Diamante, tradotte in diverse lingue quali Latino, Greco, Ebraico, Inglese e Coreano.

L’allestimento prevede anche una componente sonora, costituita da voci registrate che recitano brani di testi provenienti da tradizioni di Paesi diversi, la fusione di pittura, parola e voce crea un’esperienza immersiva e sinestetica, grazie alla quale il visitatore, seguendo la disposizione circolare dei dipinti lungo le pareti, sperimenta anche la circumambulazione legata al rituale buddista del girare intorno alla pagoda.  

Genesis ha l'intento di indagare l’esistenza umana in continua evoluzione e il ciclo senza fine di nascita e morte a cui ogni cosa deve sottostare. I testi che l’Artista trascrive possono essere assimilati a una sorta di veicolo della memoria collettiva, per trasmettere il passato ai posteri. 

Lee Maelee, affronta i temi legati all’esistenza, all’essere e al divenire, fino ad espandere la sua ricerca al tema dell'origine dell’Uomo, con un grande afflato creativo.                                                                                  

INFO

Dal 19 Aprile al 28 Giugno 2022

Opening Martedi 19 Aprile ore 18.00 con performance dell'Artista alle 19.00


ORARI DI VISITA

Da Martedi a Domenica dalle 11 alle 18  

DOVE 

Galleria San Polo Ruga vecchia S. Giovanni - San Polo 387 Venezia 

Ruga vecchia San Giovanni - Rialto

San Polo 387 - Venezia 

Fermata vaporetto: Rialto Mercato 


lunedì 21 marzo 2022

Fiona Banner al Patronato di Venezia

 



The exhibition Pranayama Typhoon by Fiona Banner aka The Vanity Press coincides with the 59th Venice Biennale. Its title combines the word ‘pranayama’, a breathing technique that dates to ancient India, with the word ‘typhoon’ – both an overwhelming and increasingly frequent natural phenomenon and the name of a state-of-the-art fighter plane. The exhibition will be held in a basketball court within a converted church at Patronato Salesiano, a community playground in Castello, Venice, which is a short walk from the Giardini della Biennale.

The focus of the exhibition is the film, Pranayama Organ (2021), which features two full-scale inflatable military decoy aircrafts, a Typhoon and a Falcon. In the crisp light of dawn, two aircraft slowly inflate on the beach, coming to life like two long-slumbering creatures. The setting of the film then shifts to a grassy precipice, where two figures, including the artist, are dressed as fighter planes. Birdlike, human and automaton, the figures dance around each other in a darkly comical ritual of courtship and combat. The location of the film, a coastal area between a submerged petrified forest under the seabed, and an eroding cliff face, creates a fantastical, timeless setting that evokes alternative realities, climate change and shifting lands.
Enhancing the mood of ritual and conflict, Banner’s soundtrack is defined by a heroic, bathetic church organ that references the iconic song ‘Wild is the Wind’. The organ’s grandiose tones fill the basketball court, underscoring the tension of the work. The film concludes with the nose of the fighter plane eclipsing the sun, an image accompanied by the lyrics, ‘For we’re creatures of the wind’.

Fiona Banner comments: “The decoy inflatable planes exist to create an image of power, and heroic force, but they are puffed up posturing beasts. With the wind knocked out of them they speak of our vulnerability and hubris, more than our power. We are stuck in a farce. Venice seems like a resonant context for this work, which is ultimately personal, but considers that conflict and climate cannot be seen separated, it is politics, it is borders, and boundaries and territory, crossings, freight – conflict.”

The binary setup of the basketball court – with the implied presence of bodies in a competitive match – becomes an unlikely theatre in Venice for the installation’s themes of spirituality, environment, ritual, and conflict. The film, music and setting all combine to create a space of contending ideas – grandiosity and bathos, brutality and nature, play and masculinity.
A collaborative and performative text, The Woods Decay, The Woods Decoy and Fall (2021), will accompany the exhibition. Featuring the novelist Tom McCarthy as T (Typhoon) and Banner as F (Falcon), the two characters engage in a conversation that is at once erudite and scatological – a grotesque, playful and sardonic response to conflict.

There will be daily Pranayama breathing classes at the Salesiano during the exhibition, with more details to be announced.


 
Notes to Editors 
Address: Patronato Salesiano Leone XIII, Calle san Domenico, 1281 30122 Castello Venezia 
Exhibition dates: 19 April - 22 May 2022

Opening times: 11am – 7pm, Tuesday – Sunday. Closed on Mondays.

About Fiona Banner aka The Vanity Press

Born 1966 Merseyside, Fiona Banner lives and works in London. She graduated from Kingston University and completed her MA at Goldsmith College (1993). Banner often works under the moniker of The Vanity Press. She established the imprint in 1997, with her seminal book The Nam. Since then, she has published many works, some in the form of books, some sculptural, some performance based. In 2009 she issued herself an ISBN number and registered herself as a publication under her own name. Humour, conflict and language are at the core of Banner’s work. She first became known for her “wordscapes” – often heroically proportioned works that capture in her own word’s films, from war blockbusters to porn.
Banner has exhibited internationally with solo exhibitions at institutions including Tate Britain and IKON Gallery and her work is held in many public collections including Tate and MoMA. She is Professor of Perspective at the Royal Academy and is based in London.
Banner’s work encompasses sculpture, drawing, installation publishing and text. Her artistic practice demonstrates a long-standing fascination with the iconography of conflict, the limitations of language and their role within culture and society. She first became known for her “wordscapes” – often heroically proportioned works that capture in her own word’s films, from war blockbusters to porn.

Instagram:@fionabannerakathevanitypress 
Website: www.fionabanner.com

About Pranayama Organ

Pranayama Organ (2021) was first exhibited at Barakat Gallery, Seoul during the city’s lockdown.
The soundtrack for Pranayama Organ was recorded by Banner and friends in an empty East London church during the 2021 lockdown.
The song ‘Wild is the Wind’ referenced in the soundtrack was originally written by Dimitri Tiomkin and first recorded in 1957, by Johnny Mathis for the film of the same name.
Pranayama Organ was filmed on the beach at Pett Level, on the south coast of England, bordering the English Channel, where Banner has a studio.
In 1980 David Bowie filmed the video for his song Ashes to Ashes on the same beach at Pett Level. In recent years record numbers of refugees have crossed the English Channel in small boats, some arriving onto this beach.

About the Patronato Salesiano
This is the first time the Salesiano has hosted an exhibition. Banner’s project actively supports the egalitarian ethos of the community center, social enterprise and the only youth centre in Venice open to kids every day.

Prananyama Typhoon has been enabled through a partnership between Barakat Contemporary, Seoul, Frith Street Gallery, London, Galerie Barbara Thumm, Berlin and 1301PE, Los Angeles.

BerggruenArts raddoppia a Venezia

 


Nei giorni dell'opening della Biennale Arte a Venezia aprirà un nuovo spazio per all’arte contemporanea Palazzo Diedo, nel sestiere di Cannaregio.

Si tratta del  Museum Berggruen, già possessori della Casa dei Tre Oci alla Giudecca, con la mostra "A Project in Four Acts" grande murale di Sterling Ruby che coprirà la facciata dell'edificio, in fase di restauro.


The historic Palazzo Diedo in Venice will serve as the base for the multi-faceted, international program— hosting an array of exhibitions, installations, symposia, and an artist-in-residence program that will foster the creation of art in Venice. 

To bring the palazzo to life during the renovation, BerggruenArts has named Sterling Ruby as its inaugural artist-in-residence. "A Project in Four Acts," his multi-year installation at Palazzo Diedo, will debut in April and be on view through the 59th La Biennale.

Internationally renowned contemporary art curator Mario Codognato has been named the artistic director of #BerggruenArts. Venetian architect Silvio Fassi will oversee the restoration and renovation of the palazzo, which will officially open in 2024, concurrent with  La Biennale.

venerdì 18 marzo 2022

News dal Korean Pavilion


 

Gyre at the Korean Pavilion at the 59th International Art Exhibition–La Biennale di Venezia will present a series of interconnected and large-scale installations by artist Yunchul Kim, that will invite visitors into an alternative universe wherein objects, beings and nature co-exist. Seven installations, including three new works, on display will each work together like a breathing body, powered by invisible matter to decentralise anthropocentric perceptions of reality. 

 
According to Kim, “in the infinite cycles of creation and extinction, the world and its matter constantly gyrates and descends. Gyre explores the world as a labyrinth where “mattereality” matters rather than materiality, embracing non-human objects and material reality.” This is the central theme of the Korean Pavilion’s exhibition, which permeates everything from energy to matter, life, and the universe.
 
The exhibition will reflect Kim’s transdisciplinary practice that spans art, literature, mythology, philosophy, and science. Gyre will be a swirling cosmic event in the Giardini that invites visitors on a journey into the world of materials, centred around three themes: The Swollen Suns, The Path of Gods, and The Great Outdoors.
 
The Swollen Suns refers to the dissolution of human-centric absolutism. It is also the name of a monumental installation Argos - the Swollen Suns (2022), consisting of glass tubes that will flash with light as it detects muon particles, making this invisible matter visible. Once detected, the signals are sent to a chandelier-shaped installation within the Pavilion, titled Impulse (2018), that pumps seawater sourced from Korea and Venice through hundreds of intertwined tubes surrounding the sculpture. Soundscapes of flowing seawater will fill the Pavilion, as the water reacts with the work’s aluminium body, creating a multi-sensory experience. 
 
The Path of Gods (신경, 神經) is the literal translation of its traditional Chinese characters, defined as a nerve. A fifty-metre-long kinetic piece Chroma V (2022) in the centre of the Pavilion will pulsate and breathe as it receives signals from Argos - The Swollen Suns. This serpentine sculpture links all the artworks and the surrounding spaces together, resembling the central nerves connecting different parts of the body. 
 
The Great Outdoors reflects the absolute reality that exists beyond perception. La Poussière de Soleils (2022) will be a living sculpture that merges the artificial and natural. It is made from a new material, created by Kim, that combines ground vermiculite and water to create a kaleidoscope of colour. Discreetly connected to devices, microcomputers and software, the installation will control the wavelength and conviction of light in relation to its own density. It draws inspiration from French poet Raymond Roussel’s play Dust of Suns.
Gyre is curated by Young-chul Lee and commissioned by Arts Council Korea, in partnership with Hyundai Motor Company. Arts Council Korea supports arts organisations and artists in Korea and overseas through programs, initiatives, support, and funding. Hyundai Motor Company, supporting art initiatives driven by long-term partnerships with global museums - the National Museum of Modern and Contemporary Art, Korea (MMCA), Tate and the Los Angeles County Museum of Art (LACMA), has been continuing its partnership with the Korean Pavilion since 2015.
 
An accompanying catalogue for the exhibition is due to launch in September 2022.

Katharina Grosse all'Espace Louis Vuitton di Venezia



 
Katharina Grosse realizzerà un suo intervento presso l'Espace Louis Vuitton di Venezia ecco il CS.

KATHARINA GROSSE  - APOLLO, APOLLO

Collateral Event of the 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia

“Painting leaps into an unknown sense of reality, as present as a house as versatile as a spirit”, Katharina Grosse

The Espace Louis Vuitton Venezia is pleased to announce the opening of its new exhibition, displaying a whole new installation by German artist Katharina Grosse. As Collateral Event of the 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, this presentation has been produced in the framework of the Fondation Louis Vuitton “Hors-les-murs” programme, which unfolds at the Espaces Louis Vuitton in Tokyo, Munich, Venice, Beijing, Seoul and Osaka, realizing the Fondation’s commitment to mount international projects an make them accessible to a broader public.

Born in Germany in 1961, Katharina Grosse has endeavoured since the late 1990s to make her very personal painting practice a powerful contributory tool to transform the world. Her often-spectacular expansive works explore the potentialities of painting, well beyond the boundaries of a frame or canvas, embracing floors, walls, ceilings, objects or entire landscapes to create multidimensional pictorial sites. All her installations immerse visitors in a sea of colour that challenges and disrupts their sensory and physical perceptions.

In 2013, Grosse began broadening her artistic scope by printing photographs on fabrics, like polyester and silk. In a dynamic dialogue with the architecture, her wall-sized prints – as seen at China’s chi K11 art museum in Shanghai (2018) or, most recently, at Finland’s HAM Helsinki Art Museum (2021) – display an imagery related to her painting practice, such as photos of her paintings, studio views or her paint-steeped hands.

From May this year, her work will be shown in La Couleur en fugue exhibition at Fondation Louis Vuitton in Paris; and this autumn, an original work commissioned by the Fondation in dialogue with Frank Gehry’s architecture will be installed on-site. Specifically created for Espace Louis Vuitton Venezia, in a black setting largely covering the floor and the wall, Apollo, Apollo features a compositive image of the artist’s hands printed on a metallic mesh fabric, depicting a moment where the boundaries between the artist’s body and the coloured material blur in the act of creating. In the words of Katharina Grosse: “The image is chosen from a series of photographs showing situations or actions, connected to my painting practice in some way or another. […] It oscillates between surface, texture, image and object, order and disorder, destruction and creation, tension and release, forced and freeflowing movement.“

In the Venetian context and imaginative world – Fortuny fabrics, Terrazzo mosaics, omnipresent water and reflections – the metallic fluidity and hued intensity of Apollo, Apollo (a title that works as a mantra with polysemic connotations and condenses and combines mythology with the conquest of space) take on special resonance here. The surface reflects visitors’ movements and contributes to the quintessentially Venetian mirror effect. Apollo, Apollo blends the transparent with the opaque, letting light filter through, creating a gateway to a dreamlike world in which visitors question their own perceptions of reality and illusion.


Espace Louis Vuitton Venezia
Calle del Ridotto 1353
+39 02 00 660 88 88
info_espace.it@louisvuitton.com

#EspaceLV
#FondationLouisVuitton

 About the artist
Katharina Grosse was born in 1961 in Freiburg im Breisgau, Germany. She lives and works in Berlin and New Zealand. Since the end of the 1990s, she has been renewing the pictorial medium by intervening directly on the architecture of the institutions that welcome her, making the spray gun her favourite tool. More recently she has developed her works further by painting on expansive drapes or printing photographic images on very large sheets of fabric in a mise en abîme of her practice.
Her works are notably present in the collections of the Centre Pompidou, Paris; the Museum of Modern Art, New York, USA; the Pérez Museum, Miami, Florida – USA; the Kunsthaus Zürich, Switzerland; the Kunstsammlung NRW, Düsseldorf, Germany; the Lenbachhaus, Munich, Germany; the MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Rome, Italia.
Her recent institutional exhibitions and on-site paintings include psychylustro for Philadelphia Mural Arts Program, Pennsylvania, USA (2014); yes no why later at Garage Museum of Contemporary Art, Moscow, Russia (2015); Untitled Trumpet for the 56th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, Italy (2015); Rockaway for MoMA PS1’s Rockaway! programme in Fort Tilden, New York, USA (2016); Asphalt Air and Hair at ARoS Triennial, Aarhus, Denmark (2017); This Drove My Mother Up the Wall at South London Gallery, United Kingdom (2017); The Horse Trotted Another Couple of Metres, Then It Stopped at Carriageworks, Sydney, Australia (2018); Wunderbild at National Gallery in Prague, Czech Republic (2018/2019); Mumbling Mud at chi K11 art museum in Shanghai, China (2018/2019) and at chi K11 art space in Guangzhou, China (2019); the two-person show Mural: Jackson Pollock I Katharina Grosse at Museum of Fine Arts, Boston, Massachussets (2019/2020), Is It You? at The Baltimore Museum of Art (2020/2021), It Wasn’t Us at Hamburger Bahnhof – Museum für Gegenwart – Berlin, Germany (2020/2021) as well as Chill Seeping from the Walls Gets between Us at HAM – Helsinki Art Museum (2021/2022) and Shutter Splinter at Helsinki Biennale, Finland (2021).

Katharina Grosse held professorships at Weissensee Kunsthochschule Berlin (2000-09) and Kunstakademie Düsseldorf (2010-18) in Germany. She has been selected as a jury member for the 2020-23 stipends at Villa Massimo, Rome, Casa Baldi, Olevano Romano; and since October 2021, she has been the Chairwoman of the board of KW Institute for Contemporary Art (Kunst-Werke Berlin), Germany.
 
About the curator
Since 2012, Claire Staebler has been working as a curator within the Artistic Direction of the Fondation Louis Vuitton. She has participated in the conception of various exhibitions, events and catalogues, including Contact: Olafur Eliasson (2014), Bentu, in the Turbulence of Mutations (2016), “Etre là” a contemporary art scene from South Africa (2017), “In Tune with the world” (2018), Gilbert & George, There were Two Young Men (2019) and “La couleur en fugue” (2022). She was also involved in the organisation of the Fondation Louis Vuitton “Open Space” programme, which is dedicated to emerging artists. Between 2010 and 2012, she was an associate curator of Intense Proximity, La Triennale (Palais de Tokyo), under the artistic direction of Okwui Enwezor. In 2022, she was appointed Director of the FRAC (Fonds régional d’art contemporain) des Pays de la Loire (France).
 
About the Fondation Louis Vuitton
The Fondation Louis Vuitton serves the public interest and is exclusively dedicated to contemporary art and artists, as well as 20thcentury works to which their inspirations can be traced. The Collection and the exhibitions it organises seek to engage a broad public.

The magnificent building created by the Canadian-American architect Frank Gehry, and already recognized as an emblematic example of the 21st-century architecture, constitutes the Fondation’s seminal artistic statement. Since its opening in October 2014, the Fondation has welcomed more than seven million visitors from France and around the world.

The Fondation Louis Vuitton commits to engage in international initiatives, both at the Fondation and in partnership with public and private institutions, including other foundations and museums such as the Pushkin Museum in Moscow and the Hermitage Museum in Saint Petersburg (Icons of Modern Art: The Shchukin Collection in 2016 and The Morozov Collection in 2021), the MoMA in New York (Being Modern: MoMA in Paris), and the Courtauld Institute of Art in London (The Courtauld Collection. A Vision for Impressionism) among others. The artistic direction also developed a specific “Hors-les-murs” programme taking place within the Espaces Louis Vuitton in Tokyo, Munich, Venice, Beijing, Seoul and Osaka, which are exclusively devoted to exhibitions of works from the Collection. These exhibitions are open to the public free of charge and promoted through specific cultural communication.
 
Monday to Sunday
from 10.30 am to 7.00 pm.
Open on public holidays. Free entrance.

martedì 15 marzo 2022

Padiglione dell'Azerbaigian



Per la Biennale Arte 2022, il padiglione dell'Azerbaigian è orgoglioso di presentare Born to Love dal 23 aprile al 27 novembre 2022, che segna la quinta partecipazione dell'Azerbaigian all'Esposizione Internazionale d'Arte - La Biennale di Venezia, realizzata dalla Fondazione Heydar Aliyev.

Per la prima volta il Padiglione avrà sede presso le Procuratie Vecchie in Piazza San Marco.


COMUNICATO STAMPA

Stiamo vivendo una vita reale, o il nostro mondo è solo una simulazione ben fatta, e noi siamo solo linee in un codice informatico, zeri ed uno? Qualcuno più intelligente di noi, più avanzato e tecnologicamente superiore alla nostra civiltà, ha creato tutto questo mondo, l'universo - per caso, come un esperimento, o forse per divertimento.

Per la Biennale Arte 2022, il padiglione dell'Azerbaigian è orgoglioso di presentare Born to Love dal 23 aprile al 27 novembre 2022, che segna la quinta partecipazione dell'Azerbaigian all'Esposizione Internazionale d'Arte - La Biennale di Venezia, realizzata dalla Fondazione Heydar Aliyev.

Il curatore Emin Mammadov presenta l'affascinante mostra di opere di sette artiste azerbaigiane contemporanee che attinge dal fenomeno della Coscienza Infinita dell'Universo.
Nell'installazione Born to Love di Zhuk (Narmin Israfilova) l'elemento acqua è usato come l'ambiente che è alla base della nascita dell'umanità, a partire dal grembo della madre.
Zhuk (Narmin Israfilova), nata a Baku, Azerbaigian, nel 1992, vive e lavora a Baku, Azerbaigian.

Esecutore: Fondazione Heydar Aliyev, Baku, Azerbaigian
Commissario: Ambasciatore Mammad Ahmadzada
Curatore: Emin Mammadov    
Partecipanti: Zhuk (Narmin Israfilova), Infinity, Ramina Saadatkhan, Fidan Kim (Novruzova), Fidan Akhundova, Sabiha Khankishiyeva, Agdes Baghirzade
Coordinatori: Narmina Khalilova, Farhad Boyukzada, Paolo De Grandis, Carlotta Scarpa, PDG Arte Communications
Sede: Piazza San Marco, Procuratie Vecchie, 139-153
Apertura al pubblico: 23 aprile – 27 novembre, 2022
Orario di apertura: 10.00 - 18.00 – Chiuso il lunedì (esclusi 25/04, 30/05, 27/06, 25/07, 15/08, 5/09, 19/09, 31/10, 21/11).

mercoledì 9 marzo 2022

Leone d'oro a Katharina Fritsch e a Cecilia Vicuña

 


 Sono stati attribuiti all’artista tedesca Katharina Fritsch e all’artista cilena Cecilia Vicuña i Leoni d’Oro alla carriera della 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – Il latte dei sogni (Giardini e Arsenale, 23 aprile – 27 novembre 2022).

 

La decisione è stata approvata dal Cda della Biennale presieduto da Roberto Cicutto, su proposta della Curatrice della 59. Esposizione Cecilia Alemani.

 

La cerimonia di premiazione e inaugurazione della Biennale Arte 2022, si terrà sabato 23 aprile 2022 a Ca’ Giustinian, sede della Biennale di Venezia che aprirà al pubblico nello stesso giorno alle ore 10.

 

Di seguito le motivazioni della curatrice Cecilia Alemani:

 

Katharina Fritsch

“La prima volta in cui ho visto un’opera di Katharina Fritsch di persona è stato proprio alla Biennale di Venezia, nell’edizione del 1999, curata da Harald Szeemann, la prima Biennale che ho visitato. L’imponente opera che occupava il salone principale del Padiglione Centrale si intitolava Rattenkönig, il re dei topi, una scultura inquietante in cui un gruppo di topi giganteschi è disposto in cerchio, le code annodate, come in uno strano rituale magico. Da quel momento in poi, a ogni incontro con una scultura di Fritsch, ho provato lo stesso senso di stupore e di attrazione vertiginosa. Il contributo di Fritsch nel campo dell’arte contemporanea e, in particolare, in quello della scultura non ha paragoni. Il suo lavoro si distingue per opere figurative al contempo iperrealistiche e fantastiche: copie di oggetti, animali e persone rese nei più minuscoli dettagli ma trasformate in apparizioni perturbanti. Spesso Fritsch modifica le dimensioni e la scala dei suoi soggetti, miniaturizzandoli o ingigantendoli e avvolgendoli in campiture di colori stranianti: è come trovarsi al cospetto di monumenti di civiltà aliene, o di fronte a reperti esposti in uno strano museo postumano.”

 

“Sono molto onorata e grata di ricevere questo premio.” ha dichiarato Katharina Fritsch

 

Cecilia Vicuña

Vicuña è un’artista e poetessa, e ha dedicato anni a preservare le opere letterarie di molti scrittori e scrittrici dell’America Latina, svolgendo un encomiabile lavoro di traduzione e redazione di antologie di poesie sudamericane che, senza il suo intervento, sarebbero andate perdute. Vicuña è anche un’attivista che da anni lotta per i diritti delle popolazioni indigene in America Latina e in Cile. Nel campo delle arti visive si è distinta per un’opera che spazia dalla pittura alla performance, fino alla realizzazione di assemblage complessi. Al centro del suo linguaggio artistico c’è una forte fascinazione per le tradizioni indigene e per le epistemologie non occidentali. Per decenni ha lavorato in disparte, con precisione, umiltà e ostinazione, anticipando molti dibattiti recenti sull’ecologia e il femminismo e immaginando nuove mitologie personali e collettive. La maestria di Vicuña consiste nel trasformare gli oggetti più modesti in snodi di tensioni e forze. Molte delle sue installazioni sono realizzate con materiali trovati e detriti abbandonati che l’artista intesse in delicate composizioni, nelle quali il microscopico e il monumentale sembrano trovare un fragile equilibrio: un’arte precaria, al contempo intima e potente”.

 

“È un grande onore e una gioia per me ricevere il Leone d'Oro - ha affermato Cecilia Vicuña - in un momento in cui l'umanità sta cercando di mantenere la pace e la giustizia contro ogni previsione. Credo che la nostra arte e la nostra coscienza possano svolgere un ruolo importante nell’urgente bisogno di allontanarsi dalla violenza e dalla distruzione, per salvare il nostro ambiente dall’imminente collasso. Venezia è particolarmente significativa per me. Alcuni dei miei antenati paterni sono venuti in Cile dal Nord Italia nel XIX secolo, quindi ho imparato ad amarne la storia e l'arte già da bambina. I miei nonni sarebbero onorati di sapere di questo mio riconoscimento. La mia famiglia da parte materna è originaria del Cile, quindi sono molto orgogliosa di far parte della Biennale di Venezia curata da Cecilia Alemani, che mette in luce "gli artisti che immaginano una condizione postumana mettendo in discussione la presunta idea occidentale che usa l'uomo bianco come misura di tutte le cose." Sono affiancata da uno straordinario gruppo di artisti che condividono lo spirito de "Il Latte dei sogni" di cui abbiamo un disperato bisogno per trovare un nuovo modo di vivere su questa Terra. ”

martedì 1 marzo 2022

ON FIRE all'isola di S.Giorgio presso la Fondazione Cini


Yves Klein, Peinture de feu sans titre, ca. 1961, burned cardboard on pannel, 142 x 303 cm.
© Succession Yves Klein c_o ADAGP, Paris, 2022.Reproduction Fee(s) ADAGP, Paris 

 L'alta dignità delle arti del fuoco deriva dal fatto che le loro opere portano il segno più profondamente umano, il segno dell'amore primitivo. (…) Le forme create dal fuoco sono modellate, più di ogni altra, come bene suggerisce Paul Valéry: «a forza di carezze».
 
Gaston Bachelard, La Psicanalisi del Fuoco, 1937
 
“On Fire” è il titolo della prima mostra interamente dedicata all’uso del fuoco come mezzo di creazione artistica tra le avanguardie del Secondo Dopoguerra. L’esposizione, curata da Bruno Corà con il contributo di Luca Massimo Barbero, promossa dalla Fondazione Giorgio Cini e Tornabuoni Art, raccoglie una selezione accurata delle opere più iconiche realizzate mediante il fuoco o che includono la presenza della fiamma stessa.
 
Il percorso espositivo è strutturato attraverso sei sezioni che permettono di scoprire, per la prima volta l’uno accanto all’altro, Yves Klein, Alberto Burri, Arman, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari e Claudio Parmiggiani alle prese con il fuoco.
 
Naturalmente fuggevole, il fuoco non ha forma, peso o densità. Ciò ha da sempre affascinato gli artisti, sia per i suoi potenziali effetti sugli altri materiali sia in quanto presenza attiva nelle opere d’arte. Le avanguardie del Secondo Dopoguerra riuscirono ad appropriarsi degli effetti sia distruttori che generatori del fuoco, impiegandolo su diversi materiali. In questa ottica, il fuoco divenne per questi grandi artisti il protagonista sensibile e il medium di una innovazione dello stesso processo trasformativo del loro linguaggio pittorico e plastico.
 
Seppur accomunati dall’elemento utilizzato, la mostra si concentra, però, su ogni maestro, mettendone in evidenza le diverse modalità d’impiego. Il fuoco si può trovare come strumento di combustione dei materiali (Klein, Burri, Arman); come presenza viva con i propri effetti sensoriali, talvolta spettacolari (attraverso la luce, il calore, e talvolta il rumore) (Klein, Kounellis, Calzolari); infine, come traccia pittorica attraverso il fumo della combustione (Calzolari, Parmiggiani).
 
‘On Fire’, dunque, attraverso le 26 opere raccolte con la collaborazione delle fondazioni degli artisti e prestiti provenienti da importanti collezioni internazionali, tra cui diversi capolavori inediti o raramente mostrati al pubblico, documenta una delle più radicali, e nel contempo inesplorate, rivoluzioni linguistiche dell’arte contemporanea.
 
La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione edita da Forma Edizioni sotto la direzione scientifica del Prof. Bruno Corà, con un suo testo critico e uno del Prof. Luca Massimo Barbero.
 
L’esposizione è realizzata con il supporto di Mag Forma e Edizioni.