domenica 29 maggio 2011
Passeggiata I Giardini Biennale di Venezia
Mancano pochi giorni all’inaugurazione della prossima Biennale Arti Visive di Venezia, giunta alla sua 54 edizione.
Sicuramente l’evento più importante al mondo dell’affascinante mondo dell’arte contemporanea.
Tantissimi gli eventi proposti, proviamo allora a fare un pratico elenco proponendo in diverse tappe un percorso per spazi fisici, forse il modo più pratico per non perdersi nei tanti rii, campi e calle di Venezia, evitandosi così stanche camminate.
Iniziando quindi dal luogo storico dei Giardini, dove tutto è iniziato tantissimi anni fa.
Entrando dalla biglietteria incontriamo subito alla nostra sinistra il Padiglione Spagnolo che quest’anno presenta l’artista Dora Garcia, subito accanto ci sarà quello del Belgio con Angel Vergara e la curatela di un altro artista, Luc Tuymans.
Si prosegue poi col l’Olanda con una particolare collettiva composta da EventArchitectuur (Herman Verkerk e Paul Kuipers), Yannis Kyriakides, Maureen Mooren, Joke Robaard, Johannes Schwartz e Barbara Visser
Ecco ora il grande palazzo dell’Esposizione che accoglierà il progetto di Bice Curie, nei diversi spazi troveranno accoglienza tante opere fra il presente e il passato, tra cui le tre grandi tavole del Tintoretto.
Uscendo ora a destra c’è il Padiglione della Finlandia, progettato da Alvar Aalto nel 1956, con Vesa-Pekka Rannikko poi proseguendo verso il canale quello dell’Ungheria che presenterà l’artista Hajnal Németh.
Ora attraversiamo il ponte e ci dirigiamo subito dritti al centrale Padiglione Brasiliano in cui saranno esposte le opere di Artur Barrio.
Proseguendo a sinistra in fondo c’è quello dell’Austria, costruito nel 1934 da un progetto di Josef Hoffmann, con i lavori di Markus Schinwald. Poi una serie in successione di Padiglioni che inizia da quello della Serbia con “Light and darkness of the symbols” di Todosijevic Dragoljub Raša, poi L’Egitto con Ahmed Basiony , la Polonia con il richiestissimo Yael Bartana e il suo progetto “… and Europe will be stunned” e si conclude il blocco col Padiglione della Romania con Performing History di Ion Grigorescu, Anetta Mona Chisa, Lucia Tkacova.
In mezzo il Padiglione Venezia che quest’anno è stato ristrutturato grazie al supporto della Louis Vuitton e della Arzanà Navi SpA che ospita le opere dell’artista veneto Fabrizio Plessi.
Opposto a quello dell’Austria il Padiglione Greco con Diohandi.
Ritorniamo oltre il ponte ed incrociamo a sinistra il Padiglione d’Israele con i lavori di Sigalit Landau, poi il Padiglione degli Usa col duo Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla. Passando dietro si incontra quello dell’ Uruguay con gli artisti Alejandro Cesarco, Magela Ferrero, a cui segue il Padiglione condiviso dalla Repubblica Ceca e dalla Slovenia che offre l’intervento di Dominik Lang.
Immerso fra le piante il Padiglione dell’Australia con Hany Armanious, e poi il pomposo spazio della Francia che propone Christian Boltanski nel suo ennesimo gioco sulla memoria che gli ha dato sempre tanto successo.
Nel punto più alto del viale si erge la Gran Bretagna che presenta l’artista Mike Nelson e accanto a destra il modernista Padiglione del Canada, dove ci saranno i lavori di Steven Shearer.
Scendiamo ora sul grande vialone che ospita subito a sinistra la Germania con un ricordo a Christoph Schlingensief, poi il Giappone con le animazioni video di Tabaimo. Posto un poco di lato il Padiglione della Corea che avrà Lee Yongbaek.
Segue il Padiglione della Russia con l’evento “Empty Zones” che vede partecipi Andrei Monastyrski e the ‘Collective Actions’ Group (Nikita Alexeev, Elena Elagina, Georgy Kizevalter, Igor Makarevich, Andrei Monastyrski, Nikolai Panitkov, Sergei Romashko, Sabine Hänsgen).
Poi c’è il Padiglione del Venezuela, ideato nel 1954 da Carlo Scarpa, con le opere di Francisco Bassim, Clemencia Labin, Yoshi, e accanto il Padiglione della Svizzera che qui propone Thomas Hirschhorn mentre al Teatro Fondamenta Nove offre Pauline Boudry / Renate Lorenz, Tim Zulauf / KMUProduktionen.
Sul lato opposto segue il padiglione dei paesi nordici, che si alternano, quest’anno c’è la Svezia con Fia Backström e Andreas Eriksson.
E poi la Danimarca con gli artisti Agency, Ayreen Anastas e Rene Gabri, Robert Crumb, Zhang Dali, Stelios Faitakis, FOS, Sharon Hayes, Han Hoogerbrugge, Mikhail Karikis, Thomas Kilpper, Runo Lagomarsino, Tala Madani, Wendelien van Oldenborgh, Lilibeth Cuenca Rasmussen, Taryn Simon, Jan Švankmajer, Johannes af Tavasheden, Tilman Wendland.
E finalmente abbiamo finito i Giardini.
Passeggiata fra i Giardini e l'Arsenale
Proseguiamo ora lasciando i Giardini e avviandoci verso l’Arsenale, nel tragitto possiamo passare per i padiglioni sparsi in questa zona, chiamata Castello, che vede la presenza tra i tantissimi del Padiglione dell’Iraq alla Fondazione Gervasuti, Fondamenta S. Ana (Via Garibaldi), dove ci sarà anche per la prima volta il Bangladesh con l’evento Parables. La Lituania con “Behind the White Curtain” di Darius Mikšys nella Scuola S. Pasquale, Castello 278. Prossimo ai giardini la Thailandia ne Paradiso Gallerie, Castello 1260 .
In zona a Palazzo Bollani, Castello 3647, si potranno vedere i lavori di Anton Ginzuburg con la sua ricerca su Hyperborea dal titolo “At the Back of the North Wind” a Palazzo Bollani Castello 3647. .
Anche lo Zimbabwe è qui col suo Padiglione allestito presso Santa Maria della Pietà in in Calle della Pietà, Castello 3701, con le opere di Berry Bickle, Calvin Dondo, Tapfuma Gutsa, Misheck Masamvu. Qui c’è anche l’Irlanda con Corban Walker.
Un’istallazione multimediali di Tim Davies ci aspetta per il Galles alla Ludoteca Santa Maria Ausiliatrice, Castello 450
Due eventi presso il Campo della Tana, Castello 2126/A, e cioè Mobility & Memory e Frog-topia.
Nell’ Ex Cantiere Navale, Castello 40 (San Pietro di Castello) “Lucid Dreams” di Cristiano Pintaldi.
Mentre “Days of Yi” di Yi Zhou ci attende presso Spiazzi, Castello 3865.
Segnaliamo anche in Sala San Tommaso il video tridimensionali con “Menglong – Oscurità”.
Passeggiata all'Arsenale
Continua la nostra passeggiata per i luoghi della Biennale.
Ora è la volta dell’Arsenale, mitica fucina della marina militare veneziana ai tempi della Serenissima.
Una stupenda successione di spazi architettonici di pragmatica bellezza, divisi in varie parti, dalla lunga e lineare Corderia alla magia del Giardino delle Vergini.
Qui un’intera giornata passerà intensa, fra la sezione espositiva curata da Bice Curiger e la mole di opere del Padiglione Italia, che da diversi mesi sta suscitando dinamiche posizione e variegate idee sull’attuale realtà artistica italiana.
Ma saranno tanti altri gli eventi tra cui il Padiglione dell’Arabia Saudita curato da Mona Khazindar e Robin Start.
L’America Latina che presenta un’ampi collettiva internazionale per ricordare il Bicentenario dell’Indipendenza latinoamericana.
Ancora paesi extra-europei con gli Emirati Arabi Uniti, l’Argentina con le opere di Adrián Villar Rojas, il Cile con Fernando Prats.
Paiono stimolanti le proposte della Croazia con Antonio G. Laueraka Tomislav Gotovac e BADco, e il Sudafrica con Zarina Hashmi, Gigi Scaria, Praneet Soi con The Desire Machine Collective (Sonal Jain, Mriganka Madhukaillya).
Mentre l’India propone una collettiva dal particolare titolo “Tutti sono d’accordo: Sta per esplodere…….”. La Turchia ospita il sessantenne Ayse Erkmen e quello della Cina dall’inquietante titolo Pervasion.
Passeggiata nel centro veneziano per gli eventi paralleli
Ora usciti dalla sezione ufficiale della Biennale non ci resta che girucchiare per campi, rii, calle e nobili palazzi che ospitano decine di eventi fra collaterali e progetti paralleli.
Ovviamente non dimentichiamo i tantissimi luoghi istituzionali come le Fondazioni, che a Venezia sono tante e tutte sempre molto dinamiche: Peggy Guggenheim, Vedova, Querini Stampalia, Bevilacqua La Masa, Cini, Pinault, a cui si aggiunge da quest’anno anche quella di Prada.
Poi i bellissimi musei quali Ca’ Pesaro sede della Galleria di Arte Moderna, Ca’ Rezzonico che ospita la stupenda collezione del tradizione pittorica veneta. Ca’ d’Oro con la Collezione Franchetti, Palazzo Fortuny e tanti altri che propongono ancora molte iniziative.
Per comodità faccio qui un breve elenco di quelli che penso più interessanti messi per area territoriali. Infatti è utile sapere che Venezia è divisa in sestieri, che sono: Cannaregio, San Marco, Castello , Dorsoduro, Santa Croce e San Polo.
Castello lo abbiamo già visto quando siamo passati fra i Giardini e l’Arsenale per cui ora andiamo nella zona centrale e cioè San Marco.
Iniziamo da l’Estonia con “A Woman Takes Little Space” di Liina Siib Sede: Palazzo Malipiero (primo piano), San Marco 3079
Il Montenegro con “The Fridge Factory and Clear Waters” con Ilija Šoškic, Natalija Vujoševic, “Marina Abramovic Cetinje Community Center Obod”. Sede: Palazzo Malipiero, San Marco 3079
L’Iran con Morteza Darebaghi, Mohammad Mehdi Qanbeigi, Mohsen Rastani Sede: Palazzo Malipiero, San Marco 3198
Granducato di Lussemburgo con “Le Cercle Fermé” Sede: Ca’ del Duca 3052 Corte del Duca Sforza, San Marco
Il Portogallo con Francisco Tropa. Sede: Fondaco Marcello, Calle del Traghetto o Cá Garzoni, San Marco 3415
La Repubblica dell’Azerbaijan con Mikayil Abdurahmanov, Zeigam Azizov, Khanlar Gasimov, Aga Ousseinov, Altay Sadikhzade, Aidan Salakhova. Sede: Palazzo Benzon, San Marco 3927
Repubblica di Cipro - Temporal Taxonomy con Marianna Christofides, Elizabeth Hoak-Doering. Sede: S. Marco 3198, secondo piano Palazzo Malipiero, campo S. Samuele
Principato di Andorra con “Oltre la visione” di Helena Guàrdia Ribó e Francisco Sánchez Sánchez. Chiesa di San Samuele, Campo San Samuele
La Georgia con Tamara Kvesitadze. Sede: Palazzo Pisani, Santa Marina
Singapore con “The Cloud of Unknowing” di Ho Tzu Nyen. Sede: Salone di Ss. Filippo e Giacomo del Museo Diocesano di Venezia
La Repubblica di Slovenia con Mirko Bratuša Sede: Galleria A+A
Pino Pascali. Ritorno a Venezia / Puglia Arte Contemporanea Palazzo Michiel dal Brusà, Cannaregio 4391/A (Strada Nova)
La Lettonia con “Tranquillità artificiale (Il Paesaggio Contemporaneo)” di Kristaps Gelzis. Sede: Palazzo Albrizzi, Canareggio 4118
Altra zona è Dorsoduro, quella sul lato destro del Canal Grande.
Repubblica di Armenia con Mher Azatyan ,Grigor Khachatryan, Astghik Melkonyan: Collegio Armeno Moorat Raphael, Ca’ Zenobio, Dorsoduro 2596
Opere di Dmitri Prigov all’Università Ca' Foscari, Dorsoduro 3246 (Calle Foscari)
“Venice in Venice Glow and Reflection – Venice California Art from 1960 to the Present” Palazzo Contarini dagli Scrigni, Dorsoduro 1057/C
“Barry X Ball Portraits and Masterpieces” Ca' Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, Dorsoduro.
“The Future of a Promise” Magazzino del Sale n. 5 , Zattere, Dorsoduro
Sulle isole segnaliamo:
Anish Kapoor con “Ascension” nella Basilica di San Giorgio e vicino la Fondazione Cini presenta “Penelope’s Labour: Weaving Words and Images”.
Cuba collettiva : Alexandre Arrechea, Alessandro Busci, Yoan Capote, Felipe Cardeña, Duvier Del Dago, Giorgio Ortona, Alessandro Papetti, Eduardo Ponjuàn, Desiderio Sanzi Sede: Isola di San Servolo, Caserma Cornoldi.
Questo è un breve elenco ma sono ancora molte le mostre che si sono sparse per la città e per le tante isole della laguna veneta.
Si può quindi dire che ognuno di noi si avvia ad una vera e divertente caccia al tesoro, dove la sorpresa è sempre inaspettata.
Ora non mi resta che armarmi di un buon paio di scarpe e una borraccia e partire per visitare gli eventi e condividere le mie impressioni.
Ci sentiamo quindi fra una decina di giorni.
p.s. se qualcuno di voi si trova in zona in questi giorni qui a Venezia mi contatti d.o)
U.S. Pavilion
Often referred to as the Olympics of contemporary art, the Venice Biennale (La Biennale di Venezia) has, for over a century, been one of the most prestigious cultural institutions in the world. Since its founding in 1895, it has promoted contemporary culture, new ideas, and artistic trends through major international exhibitions. The 54th International Art Exhibition of the Venice Biennale will take place June 4 – November 27, 2011.
The Indianapolis Museum of Art has been selected to present the work of the Puerto Rico-based artist collaborative Jennifer Allora and Guillermo Calzadilla at the U.S. Pavilion.
Six new works by Allora & Calzadilla will premiere at the 2011 Biennale, transforming the interior and exterior of the U.S. Pavilion into a dynamic and interactive space. The new commissions by Allora & Calzadilla will employ a variety of artistic practices to pose important questions about the relationships among art, politics, and international identity. These multimedia works will utilize performance, sculpture, video and sound elements to highlight the role of art in framing and exploring complex social issues such as national identity, democracy, militarism, and freedom. Comprised of works developed specifically in response to the U.S. Pavilion site, the exhibition will analyze contemporary geopolitics through the lens of spectacular nationalistic and competitive enterprises such as the Olympic Games, international commerce, war, the military-industrial complex and even the Biennale itself.
Lisa D. Freiman, Chair of the IMA's Department of Contemporary Art, will serve as commissioner of the U.S. Pavilion.
The U.S. Pavilion is presented by the Bureau of Educational and Cultural Affairs of the U.S. Department of State, which supports and manages the official United States participation at selected international exhibitions.
U.S. Pavilion
Within the Castello Gardens that host the national Pavilions of the Venice Biennale, the US Pavilion is a Palladian-style structure designed by William Adams Delano and Chester Holmes Aldrich and opened in 1930.
Acquired by the Solomon R. Guggenheim Foundation in 1986, the U.S. Pavilion is presented by the Bureau of Educational and Cultural Affairs of the U.S. Department of State, which supports and manages the official United States participation at selected international exhibitions.
Burials - Polly Morgan
Workshop Arte Contemporanea è lieta di annunciare l’inaugurazione di ‘Burials’, la prima mostra personale dell’artista Londinese Polly Morgan in Italia.
Descritta da Charlotte Philby nel quotidiano The Independent come la più richiesta artista britannica del momento, Polly Morgan è all’avanguardia per quanto riguarda la tassidermia. L’artista ha contribuito ad un cambiamento nella percezione pubblica portando ‘l’arte del preparare, riempire e montare la pelle degli animali creando un effetto incredibilmente realistico’ a dei livelli tali che gli stessi professionisti dell’epoca vittoriana non avrebbero mai immaginato. I contenitori in vetro sono ancora li ma null’altro rimane. Gli uccelli sono portati al di fuori del loro habitat naturale e riassemblati, spesso in grandi quantità, creando sculture di straordinaria e spesso inquietante bellezza.
Per ‘Psychopomps’, alla galleria Haunch of Venison, lo scorso anno questo tema di disintegrazione e ricomposizione è stato vivamente esplorato. ‘Burials’ porta questo concetto alla sua fine logica: sepoltura e poi potenziale rinascita in un altro luogo. La bara (Carrion Call), con i suoi pulcini strillanti, fa ritorno, questa volta nel retro scarsamente illuminato di un antico palazzo Veneziano; il trasporto da parte del Conte Dracula delle sue bare dalla Transilvania all’abbazia di Carfax, Londra, compie esattamente il contrario. Un senso di imprigionamento e la futilità della fuga dominano questa mostra, la fuga è anzi, sia metaforicamente sia fisicamente, una soluzione poco probabile.
Tre opere, caratterizzate da uno stile completamente nuovo, adornano I muri della galleria a forma di vanga, coperchio di una bara e lapide rispettivamente. Altre opere di dimensione maggiore che celebrano ulteriormente il tema della rinascita e della primavera fanno parte della mostra e in particolare un antico albero di maggio e una macchina volante bruciata tenuta in aria da fringuelli e canarini di color
arancione fuoco.
Workshop Arte Contemporanea vorrebbe ringraziare il British Council per il sostegno fornito a questa mostra.
Polly Morgan è nata in Inghilterra nel 1980 e vive e lavora a Londra. E’ stata cresciuta in maniera poco convenzionale, in campagna con capre, lama, galline, criceti e altri animali domestici. Ha scoperto la tassidermia solo una volta trasferitasi a Londra, a 18 anni. Nel 2005 ha studiato arte con George Jamieson e successivamente creato una pratica artistica personale fondata sulle proprie convenzioni tecniche. Mostre personali includono ‘Psychopomps’ , Haunch of Venison, 2010, ‘The Exquisite Corpse: A Reconstruction Project’, 1 Marylebone Road, Londra e ‘Still Life After Death’ alla Galleria Kristy Stubbs, Dallas, entrambe nel 2007. Le sue opere fanno parte di collezioni quali Thomas Olbricht Collection, Anita Zabludowicz Collection e David Roberts Art Foundation. Mostre collettive includono ‘Contemporary Eye: Crossover’, Galleria Pallant House, 2010; ‘Hell’s Half Acre’, Tunnel 228, Londra, 2010; ‘Vanitas: The Transience of Earthly Pleasures’, All Visual Arts, Londra, 2010; ‘Wonderland’, Assab One, Milano, 2010; ‘The Age of the Marvellous’, All Visual Arts, Londra, 2009; ‘Mythologies’ , Haunch of Venison, Londra, 2009, e ‘You Dig the Tunnel, I’ll Hide the Soil’, White Cube, Londra, 2008.
Chance - Christian Boltanski
Christian Boltanski, figure majeure de la scène artistique internationale, représente la France à la 54e Exposition internationale d’art de la Biennale de Venise et propose, pour le Pavillon français, une installation intitulée CHANCE. Il traite ainsi de l’un des thèmes qui lui est cher, celui de la chance, de la malchance et du hasard, des forces qui fascinent et imposent leurs lois. L’artiste a choisi pour commissaire Jean Hubert Martin, directeur honoraire du Musée national d’art moderne Georges Pompidou.
"Chance" marque une étape importante dans l’évolution du travail de Christian Boltanski. Contrairement à l’ensemble de son oeuvre, dominée par la disparition et la mort, il s’ouvre ici à une interrogation plus large sur le destin. Le déroulement de la vie et le rythme des naissances et des morts posent la question de l’universel et du singulier sous une forme nouvelle, sur ce qui distingue un être d’un autre. L’ambiance, loin d’être sombre, est accueillante. Même si la brutalité d’un dispositif industriel et mécanique vient contrecarrer l’harmonie néoclassique du bâtiment, ici, la lumière du soleil illumine des visages de nouveau nés. Périodiquement, l’un d’entre eux est élu et, si rien ne le distingue en apparence des autres, c’est pourtant peut être celui ci dont le pouvoir et la notoriété laisseront une trace dans l’histoire.
Cet ensemble d’œuvres de Christian Boltanski se présente également comme un conte philosophique dans lequel le spectateur ne se contente pas d’enregistrer un récit de manière passive, mais est impliqué dans un véritable jeu. Il peut lui même être élu par le destin et, si la chance lui sourit, gagner l’une des œuvres de l’exposition.
Pendant toute la durée de la Biennale, un jeu tiré de cette œuvre est proposé sur Internet. Chacun peut y tenter sa chance et recevoir ainsi un cadeau de la part de l’artiste.
Pour jouer : www.boltanski-chance.com.
Ce projet fait l’objet d’une commande publique du ministère de la Culture et de la Communication et, à ce titre, l’une des œuvres présentée rejoindra les collections du Centre national des arts plastiques.
À l’occasion de l’exposition Chance, le Centre national des arts plastiques (CNAP), l’Institut français et les éditions Flammarion, rééditent la monographie consacrée à Christian Boltanski, avec trente-deux pages supplémentaires dont un texte de Jean-Hubert Martin qui éclaire l’installation à Venise, et l’essai de Catherine Grenier qui sera enrichi d’un chapitre sur « Monumenta ».
Info CNPA http://www.cnap.fr
Interloqui
Quattro istituzioni culturali rappresentano il Nord Est dell’Inghilterra alla Biennale di Venezia 2011.
L’iniziativa, promossa dal National Glass Centre, Università di Sunderland, vede la collaborazione della Laing Art Gallery, Locus+, e mima, insieme aCaterina Tognon Arte Contemporanea, per la mostra “Interloqui”, presentata a Venezia in occasione della 54a Biennale d’Arte.
Ciascuno dei cinque soggetti è stata invitato a selezionare il lavoro di un artista, la cui opera sia esemplificativa del proprio specifico campo di interesse: Paul Noble (selezionato dalla Laing Art Gallery), presenta Villa joe, un maestoso arazzo in lana, pezzo centrale della sua recente installazione alla Laing Paul Noble Marble Hall. Dello stesso autore vengono presentati alcuni lavori in ceramica degli ultimi anni. L’artista italiano Flavio Favelli è stato invitato a collaborare con Noble con un intervento su questo opere.
Cerith Wyn Evans presenta Permit yourself…, (2011), lavoro commissionatogli da Locus+ e realizzato presso il National Glass Centre. Il visitatore si troverà di fronte un pannello in vetro specchiante, sulla cui superficie è intagliata una citazione tratta da un saggio di Stephan Pfohl We Go Round and Round in the Night and Are Consumed by Fire, recensione al film di Guy Debord, In Girum Imus Nocte Et Consumimurm Igni.
Neil Brownsword (selezionato dal mima) presenta Transition, un’installazione composta da cinque basi in legno che sorreggono degli oggetti in ceramica. L’artista sollecita una riflessione sul declino dell’industria manifatturiera della ceramica a Stoke-on-Trent, sua città natale. Brownsword riscrive la relazione che c’è tra questi oggetti in ceramica (piccoli oggetti residuali della produzione industriale) e una certa forma di bellezza legata alla decorazione tradizionale, cui la ceramica inglese deve il suo successo nel mondo.
Rose English presenta Storyboard, una documentazione della sua pluriennale ricerca, tuttora in corso, Lost in Music. Un passaggio di questa ricerca, Flagrant Wisdom, che esplorava i parallelismi tra la soffiatura del vetro e le tecniche acrobatiche cinesi, è stato prodotto e presentato sotto forma di performance al National Glass Centre nel 2009.
Claire Fontane, in collaborazione con la galleria Caterina Tognon Arte Contemporanea e il National Glass Centre, presenta due opere: La Société du Spectacle brickbat, composta da una serie di mattoni rivestiti, attraverso un semplice elastico, con copertine di libri che appartengono a testi simbolo della letteratura radicale degli anni ‘60, e Dignity Before Bread: un nuovo lavoro,costituito da un neon che riporta in lingua araba lo slogan apparso alle recenti sollevazioni di Tahir Square (Il Cairo).
La mostra ospita anche opere dalla collezione permanente del mima – The Thing in Itself di Edmund de Waal e gli sketch preliminari di Lawrence Weiner per la sua A line is a line for all that, un lavoro in vinile che copriva i 500 mq della facciata del mima all’inizio di quest’anno.
Interloqui è stata ideata e curata da Grainne Sweeney, direttore creativo del National Glass Centre, Università di Sunderland. La mostra ha avuto il sostegno di Arts Council of England (North East), il cui direttore regionale Alison ClarkJenkins si è così espresso: ”L’innovazione artistica è il cuore del nostro programma di sostegno e promozione delle arti. Siamo stati felici di sostenere un progetto di così alta ambizione e di così alto livello artistico internazionale.”
sabato 28 maggio 2011
Sigalit Landau
Sigalit Landau's committed and poetic approach turns personal questions, be they philosophical or political, into universal quests. To achieve this, she often combines performance, installations, objects and films. Her work crystallizes a collection of ideas through a single image, object or action, rendering them symbolic as in her "Barbed Hula" video, where she appears on a beach in Israel, naked, performing a hula hoop dance using a ring of barbed wire.
She has been, for several years, involved in an in-depth relationship with the lowest place on earth, the Dead Sea (456m below sea level). She reacts, as an artist, to the terrible peculiarities of this site; this damaged place, which holds within it the region's geopolitical traumas, and is the scene of an ongoing ecological disaster. This is the place she has chosen to stage her unique oeuvre, inspired by her continual attraction to embody the ritual linked to memory. This is where she orchestrates her exploration of the archaeology of the present.
The overarching themes of Sigalit Landau's current exhibition will be water, soil, and salt. Through these basic elements the artist will explore issues of existence and survival: the interdependence of people and nations in her native region, and their common interlinked future.
Landau, known for her complex site-specific installations (such as those presented at the Tel Aviv Museum and KW Berlin) is planning a new, poetic and multi-layered installation for the Israeli Pavilion in Venice. The new exhibition is yet another step in Landau's ongoing exploration of the tensions between public and personal issues and space.
Based on Landau's historical research, the launching point for the new installation is the small three-tiered Pavilion building in which her exhibit will dwell – a structure designed in the modernist style. For her show, the building's entrance will be relocated to the courtyard – a space originally meant to be kept away from public view.
The title the artist has already given to her work for the pavilion, "One man's floor is another man's feelings" is a variation on the familiar saying "one man's floor is another man's ceiling", which here becomes feelings. With this title, we might guess that the installation will evoke the interdependence of human beings and the sharing of riches. But the water that will be present all over the pavilion, like blood irrigating the body, is not only the precious liquid so scarce for billions of people, but it becomes a metaphor for the knowledge, sharing and feelings that connect us to each other and organize our common destiny. Like salt deposited on an object or penetrating a wound, the journey that Sigalit Landau is plotting for Venice, crystallizes the fears and hopes of these uncertain times.
The commissioning of the Israeli Pavilion is directed by Jean de Loisy
and Ilan Wizgan.
Sigalit Landau was born in 1969 in Jerusalem. Her work has been shown in solo exhibitions at the MoMA, The Museum of Modern Art, New York, at the Gallery Kamel Mennour, Paris, at the Kunst-Werke Institute for Contemporary Art, Berlin, at the Tel Aviv Museum of Art as well as the Witte de With Center for Contemporary Art, Rotterdam, and is at the moment presented as part of the Centre Pompidou's collections in the collective exhibition elles@centrepompidou.
The exhibition will be accompanied by a new book, designed by Noam Schechter, which will present the new works, combined with discussion about some of Landau's previous work. The book will include some of her research process for this upcoming exhibition. The book will also include three essays about her work and will be published by the distinguished French publisher Les Presses du Réel.
ultime dalla Fondazione Prada
La Fondazione Prada è lieta di annunciare l'apertura, il 31 maggio 2011, del suo nuovo spazio espositivo a Venezia, Ca 'Corner della Regina, un palazzo storico sul Canal Grande.
Appartenente al Comune di Venezia, l'edificio è stato messo a disposizione dalla Fondazione Musei Civici, che supervisiona il suo uso e l’amministrazione, per un periodo di sei anni, con possibilità di rinnovo alla Fondazione Prada.
Dopo anni di raccontare storie di altri la Fondazione Prada ora raccontare se stessa.
Questo non è un disegno pre-pensato, progettato o controllato, ma un' occasione fornito al momento dalla Fondazione Musei Civici di Venezia che ha messo Ca 'Corner della Regina a disposizione della Fondazione Prada.
È un invito per la Fondazione di collocarsi in un contesto storico, per contemplare ed esporre opere artistiche e ideare un itinerario culturale che, sin dalla sua nascita, nel 1993, ha lasciato tracce profonde nel passato e aspira oggi a rendere più importante il futuro.
La mostra "Fondazione Prada_Ca 'Corner della Regina", a cura di Germano Celant, è composto da sezioni legate alle attività presenti e future del fondazione, compresa la raccolta di opere d'arte, di architettura e lavori di restauro condotti sul palazzo del Settecento veneziano che ospita il mostra, e progetti speciali realizzati in collaborazione con le organizzazioni internazionali musei.
I vari progetti, che sono stati svolti in collaborazione con architetti, artisti e curatori, hanno creato un dialogo artistico e scientifico con le caratteristiche architettoniche del palazzo e ha istituito un innovativo spazio espositivo.
Mostra dettagli
TITOLO: "Fondazione Prada _ Ca 'Corner della Regina", curata da Germano Celant
Luogo: CA 'Corner della Regina
Calle de Ca 'Corner / Santa Croce 2215 / 30135 Venezia
San Stae, linea 1, direzione Lido
Apertura al pubblico: Sabato 4 giugno 2011, 10:00-06:00, fino Domenica 2 Ottobre 2011
Martedì Mercoledì a Lunedi, 10:00-06:00, chiuso: ORE
PUBBLICAZIONE: Progetto Prada Arte srl
venerdì 27 maggio 2011
Rebel di James Franco
Fra i tanti Eventi Collaterali della 54. Esposizione Internazionale d'Arte, ci sarà anche il film installazione "Rebel" diretto da James Franco.
Un progetto inedito in anteprima mondiale per l'evento veneziano che sarà presentato sull'isola della Certosa al Casello delle Polveri il 2 Giugno alle 15.
Al progetto hanno partecipato molti artisti, tra cui Douglas Gordon, Harmony Korine, Paul McCarthy, Ed Ruscha, Aaron Young e il curatore Dominic Sidhu.
E' noto a tutti la passione dell'artista per l'arte contemporanea e il film "Rebel" è un particolare diario intimo sulle passioni di James Franco.
Il film è stato prodotto col supporto del "The Museum of Contemporary Art" di Los Angeles
Food-Water-Life di Lucy + Jorge Orta
Presso la Fondazione Bevilacqua La Masa nella Galleria di San Marco alla Procuratie Nuove il 2 Giugno dalle ore 12.00 alle 14,00 verrà presentato il libro di Lucy + Jorge Orta dal titolo "Food-Water-Life" parte finale del progetto internazionale dedicato all'acqua che era iniziato nel 2005 in questi stessi spazi con una interessante mostra sulla possibilità di rendere potabile l'acqua della laguna.
Absence of Subject
Galerie Brigitte Schenk is pleased to announce the first complete presentation of Michael Somoroff’s series of photographs titled Absence of Subject. The exhibition will be on view from May 31st to July 15th at 153 A Calle Del Cappello, located on Piazza San Marco during the 54th Venice Biennale. An opening reception for the artist will be held on May 31st from 7 – 9 pm.
The exhibition “Absence of Subject”, which has been curated by Diana Edkins and with an illustrated book organized by Norma Stevens, includes forty silver prints, ten platinum-palladiumprints and seven videos by Michael Somoroff as well as the August Sander photographs that inspired them. As homage to People of the Twentieth Century, the legendary German photographer’s fascinating and renowned collective portrait of German society, first publicly shown in 1927, Somoroff has digitally erased the subject of Sander’s photographs, retaining only the background. Conceptually and humanistically oriented, each of Somoroff’s images demonstrates the persuasive power and esthetic of Sander’s oeuvre even without the human subject.
This body of Somoroff’s work, previously titled The Absence of the Subject, was acquired for the permanent photography collection of the Museum of Fine Arts, Houston under the direction of Anne Wilkes Tucker.
For detailed information on the Absence of Subject exhibition, please visitwww.absenceofsubject.com Absence of Subject: The Images of Michael Somoroff and August Sander, an exhibition catalogue designed by Mary Shannahan and written by Diana Edkins, with a foreword by Anne Wilkes Tucker and additional texts by Julian Sander and Michael Somoroff, will be distributed by Buchhandlung Walther König, Köln.
About Michael Somoroff
Michael Somoroff, the son of the eminent commercial photographer Ben Somoroff, was born in New York City in 1957. Somoroff studied art and photography at the New School for Social Research as well as assisting his father in his studio on the set, on location and in the darkroom.
In 1978, at the age of twenty-one, Somoroff opened his own photography studio and shortly there after began working for virtually every major magazine in New York and Europe. Since returning to New York at the end of the 1980’s, Michael Somoroff has thoroughly devoted himself to the research of his ideas and his artistic production. His work is represented important collections worldwide, including the Museum of Modern Art, New York; The Museum of Fine Arts, Houston, Texas; and The Smithsonian Institution, Washington, D.C.
About Diana Edkins (Curator) Diana Edkins joined The Aperture Foundation in October 2002 as Traveling Exhibitions Coordinator and was appointed Director of Special Projects in March 2003. Ms. Edkins has been seriously and actively involved with fine art photography since 1969.
About Norma Stevens (Representative)
For more than three decades, Norma Stevens worked in close collaboration with renowned photographer Richard Avedon in the Richard Avedon Studio, New York City. As CEO, she was responsible for his editorial projects for Vogue, (American, French and Italian), Rolling Stone and The New Yorker. She worked on Avedon’s worldwide museum exhibitions and publications.
Her advertising work included clients Mercedes, Calvin Klein, Revlon, Chanel, Dior, Versace. She was the founding Executive Director of The Richard Avedon Foundation in 2002.
About Mary Shanahan (Art Director) Mary Shanahan has art directed exhibitions and publications for Richard Avedon, and booksfor Mary Ellen Mark, Christopher Baker and Francois Halard. Previously, she was the art director at French Vogue, GQ and Rolling Stone.
Venezia, arte ma alla sera si accendono le luci della vanità
Sono tante le feste blindassime che si svolgeranno nei giorni di apertura della biennale, fra le tantissime sicuramente il top per i riflettori sarà quella Palazzo Polignac il 31 Maggio per Julian Schnabel, che fra gli ospiti vedrà Elton John, James Franco e forse Sharon Stone.
Magnifica come sempre sarà quella per l’apertura di Palazzo Grassi, ma l’evento sarà nell’austera Fondazione Cini. Il re della moda avrà anche la concorrenza di una regina con la Fondazione Prada che apre con una grande inaugurazione il suo spazio a Ca’ Corner della Regina, da non perdere poi quella sulla pizza più bella del mondo, Piazza San Marco, al Florian con una organizzazione molto romantica.
Ma anche la mecenata Patrizia Sandretto Re Rebaudengo per l’inaugurazione di Modernikon festeggerà su un particolare ferry boat mentre sempre su una imbarcazione sarà il relax evento di Angela Missoni per gli amici.
Sono tante quelle organizzate da enti o pubblicazioni come Flash Art che vuole omaggiare tutti gli artisti per la loro creatività.
Ma c’è anche la Vhernier, nota gioielleria delle stars, che sostenendo la Fondazione Bevilacqua La Masa realizzerà una cena in onore dell'artista Enrico David a Ca' Vendramin Calergi.
Sarà invece super nobile l’evento alla cena presso la Ca’ d’Oro organizzato dalla Venetian Heritage a cui parteciperanno principesse come quella del Kent, della Giordania fino al principe Amyn Aga Khan.
Via Venezia si sta preparando per un’ondata di arte e di allegria.
SWATCH PARTNERS WITH THE 54TH INTERNATIONAL ART EXHIBITION - LA BIENNALE DI VENEZIA
SWATCH PARTNERS WITH THE 54TH INTERNATIONAL ART EXHIBITION - LA BIENNALE DI VENEZIA
The love story between SWATCH and Art continues: the trend-setting Swiss watchmaker has signed a partnership agreement with la Biennale di Venezia.
La Biennale di Venezia is one of the world’s most important forums for the dissemination and “illumination” of current developments in international art.
The 54th International Art Exhibition, which opens June 4th of this year and runs through November 27th, will see artists from around the world contributing to the exhibition theme, “ILLUMInazioni - ILLUMInations”.
Swatch President Arlette-Elsa Emch commented, “We’re absolutely thrilled to be a partner of the 54 th International Art Exhibition. Art is at the heart of our brand, and has been ever since we started. And Venice is the most extraordinary place for anyone who loves art.”
The partnership between SWATCH and la Biennale di Venezia enhances an already strong connection between Venice and Switzerland’s trendiest watchmaker. Two years ago SWATCH staged a spectacular “live art” performance in the heart of the city, on a stage set up in Piazza San Marco.
A number of the most memorable SWATCH watches ever made were created by artists such as Keith Haring, Kiki Picasso, Alfred Hofkunst, Mimmo Paladino, Mimmo Rotella, Arnaldo Pomodoro, Jean-Michel Folon and Ted Scapa, among others. The creative interaction between leading artists and SWATCH continues today, with renowned artists and designers such as Jeremy Scott, Ivan Navarro and Enki Bilal contributing new work to enrich the Swatch collections. Art is one of three pillars supporting SWATCH. Along with fashion and sports, art represents the Swiss watch and jewellery maker’s strong brand identity.
SWATCH & Art: the romance is alive and well. Stay tuned for the latest developments …
La Kunsthalle più bella del mondo a Venezia: X. Italian Non-Profit
La Kunsthalle più bella del mondo a Venezia:
X. Italian Non-Profit
Italian Non-Profit, il decimo appuntamento de La Kunsthalle più bella del mondo, non si terrà nella consueta sede della Fondazione Antonio Ratti, a Como ma avrà luogo a Venezia presso l’Aula B, ex-Convento delle Terese, IUAV, mercoledì 1 giugno 2011, in occasione dell’inaugurazione della 54. Biennale di Venezia.
Roberto Pinto introdurrà l’incontro, durante il quale interverranno Emanuela De Cecco e Stefano Chiodi.
L’intento di questa giornata è capire come dalla bizzarra e anarchica conformazione del sistema Italiano siano emerse sacche di resistenza e di sperimentazione per l’arte contemporanea e come tali esperienze possono diventare le basi su cui imbastire i nostri ragionamenti sul funzionamento, le logiche e le modalità operative del fare, produrre, pensare e esporre arte in Italia. Il sistema non-profit (e non solo) è stato, quindi, messo al centro del nostro dibattito per capire come le sue logiche si possano trasformare in spunti di riflessione e proposte per un miglioramento della situazione e del panorama italiani.
Quali spazi di ricerca, che in situazioni più strutturate non esistono, sono rimasti aperti o sono nati proprio a causa delle deficienze italiane? Che ruolo possono avere gli spazi non-profit nel creare le premesse per un sistema maggiormente indipendente rispetto al mercato e alla mercificazione che viene richiesta all’artista?
Si tratta solo del risultato di esigenze contingenti o si possono ipotizzare la crescita e la stabile presenza di questo modello? C’è una specificità delle esperienze legate alla programmazione, alle modalità espositive e progettuali promosse da queste realtà o esse hanno solo cercato di supplire alle carenze del sistema?
Ci sono artisti, esperienze, modi di approccio all’arte che potrebbero nascere e svilupparsi proprio grazie a tali condizioni? La struttura complessa e contraddittoria dello sviluppo degli spazi non-profit può essere rappresentativo di un sistema «liquido»? E in questo caso corrisponde anche un’evoluzione auspicabile, più feconda di sviluppi che possiamo convenire come positivi?
10. Italian Non-profit
Keynote speaker: Roberto Pinto (Università di Trento)
Stefano Chiodi (Università di Roma Tre)
Emanuela De Cecco (Università di Bolzano)
Con gli interventi di:
Sottobosco (Eugenia Delfini, Nicola Nunziata, Fausto Falchi, Pasquale Nunziata, Tiziano Manna);
Granaio (Camilla Pietrabissa, Giovanni Saladino);
S.a.l.e (Marco Baravalle);
Fucking Good Art (con la presentazione di un progetto commissionato da Nomas Foundation, Roma).
Coordinatore: Marina Sorbello
Organizzato con la collaborazione dello IUAV e di Nomas Foundation, Roma.
***
La Kunsthalle più bella del mondo
La Fondazione Antonio Ratti e la Camera di Commercio di Como (nell’ambito dell’iniziativa Laboratorio Como) hanno il piacere di annunciare La Kunsthalle più bella del mondo, un progetto di ricerca internazionale che si svolgerà tra il 2010 e il 2012. Coinvolgerà un grande numero di curatori, critici, storici dell’arte, artisti ed esperti provenienti da diversi contesti e ambiti disciplinari, in una discussione articolata e complessa sulle pratiche espositive dell’arte contemporanea all’inizio del ventunesimo secolo.
Il progetto La Kunsthalle più bella del mondo muove i suoi passi dalla consapevolezza di una peculiare condizione di crisi che richiede una revisione critica delle pratiche, una ridefinizione delle identità delle differenti istituzioni e dei diversi protagonisti, una riflessione coraggiosa sui mutati rapporti tra arte, società e pubblico e sui confini cangianti dei territori attuali dell’arte contemporanea e delle sue relazioni transdisciplinari.
Nell’arco di due anni, a partire dall’autunno 2010, La Kunsthalle più bella del mondo svilupperà una riflessione esaustiva sul sistema internazionale dell’arte contemporanea, i suoi protagonisti, le sue istituzioni, i suoi territori e i suoi peculiari e controversi caratteri. Le tematiche che verranno affrontate nel corso del 2011 e del 2012 analizzeranno i diversi modelli di centri espositivi e le loro caratteristiche; la relazione tra economia e arte; la definizione e l’identità della figura del curatore; le pubblicazioni d’arte e altre questioni legate al fare e produrre mostre. Particolare attenzione verrà data al panorama italiano e alle sue peculiarità.
Il progetto consisterà in circa 25 eventi pubblici, ciascuno dedicato a una problematica specifica – teorica, critica, storica, operativa o organizzativa – con la partecipazione di specialisti chiamati a testimoniare una particolare “case−story” e a riflettere sugli aspetti più generali della loro esperienza professionale. Gli eventi prenderanno, in tale modo, la forma di compatti convegni articolati in una conferenza introduttiva e nei successivi interventi degli altri partecipanti, ma anche di presentazioni affidate ad un solo ospite o di dialoghi e interviste.
Ciascun appuntamento sarà preparato attraverso la predisposizione di dossier tematici che confluiranno successivamente, insieme alla documentazione degli eventi, sul sito di Laboratorio Como e sul sito web della Fondazione Antonio Ratti. In questo modo prenderà forma una sorta di archivio continuamente aggiornato dedicato alla discussione delle pratiche espositive dell’arte contemporanea.
Laboratorio Como è un progetto della Camera di Commercio, avviato già da qualche anno, che rappresenta un momento di esplorazione ed analisi delle molteplici interconnessioni che uniscono crescita economica, innovazione, sviluppo urbano, cultura, creatività, valutando il ruolo che Como e il suo territorio possono assumere nell'attuale contesto evolutivo generale.
Il progetto La Kunsthalle più bella del mondo è stato concepito per giungere all’elaborazione di un programma originale per il Centro delle Arti Contemporanee di Como, attraverso un percorso biennale, lungo il quale saranno prese in esame, discusse ed aggiornate le problematiche rilevanti riconoscibili del panorama contemporaneo internazionale.
La responsabilità scientifica del progetto è di Marco De Michelis, Direttore della Fondazione Antonio Ratti, con il coordinamento di Filipa Ramos e la collaborazione del Centro ASK (Art, Science, Knowledge) dell’Università Bocconi di Milano e del Corso di Laurea specialistica in Arti Visive (Clasav) dell’Università IUAV di Venezia.
giovedì 26 maggio 2011
Motorrealismus
Il "Motorrealismus" di Gunter Pusch cattura il legame tra il percorso dell'uomo contemporaneo e il progresso scientifico e tecnico, mettendo in luce una costante sfida al superamento delle barriere imposte dalla natura, e la conseguente minaccia per la sopravvivenza umana.
Le sue opere raccontano una realtà cruda: gli animali sono animati da motori e lo scenario naturale, esasperato, cerca di riappropriarsi dei suoi spazi con forza sovrastando le archeologie industriali; l'uomo diventa "uomo – macchina" e il suo sistema nervoso viene integrato da componenti meccaniche e da ingranaggi.
Forte è il riferimento alla città di Venezia con l'opera "U - Gondola", una gondola sottomarino che reinterpreta uno dei simboli più antichi della realtà veneziana, spunto per una riflessione sull'inevitabile collasso provocato dallo sviluppo del polo industriale di Marghera. Proprio questa "gondola-icona" apre un'ulteriore lettura della realtà nelle opere di Pusch: l'evoluzione darwiniana di forme di sopravvivenza da parte del genere umano in situazioni di estrema necessità.
Günter Pusch (Landshut, 1962) che, dei suoi studi di disegno architettonico di scuola purista Bauhaus a Monaco di Baviera, ha mantenuto il rigore nell'indagine delle forme e degli spazi, con le sue istallazioni audio-video e opere in digital art sviluppa una formula pittorica in forte rapporto con il mondo della comunicazione delle arti visive e con altri campi della creatività.
Si trasferisce in Italia nel 2002 ed espone con mostre personali e collettive in gallerie, fiere e workshop, in Germania, Austria, Svizzera e Italia, unendo alle influenze dell'arte italiana i trend contemporanei tedeschi. Vive e lavora tra Milano e Pavia.
La mostra "Motorrealismus" è un progetto multidimensionale, dove accanto ai lavori pittorici di Pusch co-abitano le sonorità sperimentali di Vittorio Achille (U-Inductio) e del pianista Paolo Malusardi.
Padiglione Tibet
Padiglione Tibet: una nazione che evoca da sempre un sentimento religioso, mistico, di pace, una vitale “centralina” spirituale per tutti gli esseri umani in contrapposizione con un paese confinante (ora non più, visto che lo ha occupato da decenni) dal devastante materialismo consumistico.
Un Paese oppresso, la cui stessa cultura, la propria lingua rischiano di essere perdute per sempre. Un paese schiacciato da un altro popolo vicino, anch’esso ricco di fascino e mistero. Ora qualcuno desidera annichilirli entrambi, gettandone uno nel baratro della distruzione, sia fisica che culturale e psicologica, abbruttendo l’altro con lo spettro della consapevolezza di stare per compiere un terribile atto di sopraffazione condannato (non abbastanza) dalle altre Nazioni. La Biennale veneziana da sempre offre l’opportunità ad ogni Paese di presentare le proprie realtà artistiche più rappresentative con i Padiglioni Nazionali.
Padiglione Tibet, un’idea che nella propria semplicità racchiude una forte carica emozionale, è un sogno, una chimera che non potrà, almeno per ora, trovare una collocazione ufficiale all’interno della Biennale stessa per la semplice ragione che il Tibet non può essere riconosciuto come Paese sovrano.
Tutto ciò naturalmente a livello ufficiale.
Credo che il sistema arte debba opporsi a tutto questo, usando i mezzi e le possibilità che la sua stessa struttura le offre, rompendo gli schemi ed il muro di silenzio che da troppo tempo sta rendendo vano ogni tentativo di aiuto al popolo tibetano. Mi piace definire questo progetto come un evento parallelo alla Biennale stessa in quanto entrambe le iniziative (scusate per questo abbinamento alla Davide e Golia!) viaggiano appunto su binari paralleli, senza mai potersi incontrare, naturalmente finché il Tibet non venga riconosciuto ufficialmente come nazione.
Alcuni artisti, per lo più monaci tibetani, creeranno in loco mandala concepiti da artisti contemporanei; saranno previsti anche interventi di scultori tibetani, alcune installazioni site-specific multimediali di video arte sempre dedicata al Tibet e per concludere una grande rassegna di opere realizzate direttamente su KHATA, la tipica sciarpa “utilizzata” in Tibet come forma di saluto. Un grande evento in cui sarà evidenziato il connubio tra Arte Sacra Tibetana ed Arte Contemporanea Occidentale. E’ prevista inoltre la creazione di un laboratorio-Mandala per bambini (e non solo!) diretto dagli stessi monaci. Non mi illudo: so benissimo che questo mio progetto sarà solo una piccola goccia che però spero possa contribuire a far traboccare il vaso colmo di indifferenza che, per ragioni inesplicabili, si è creato intorno alla tragedia di questo meraviglioso paese dalle metafisiche vette.
Presso Ca' Zanardi - Calle Zanardi 4132
Un progetto ideato da Ruggero Maggi
Artificial Peace (Contemporary Landscape)
The "Artificial Peace (Contemporary Landscape)" strides the borderline between monumental painting and conceptualism while belonging to both. The works are in watercolour technique, using luminescent water-based acrylic paints.
The interaction between colour, light, imagination, and emotion forms the underlying concept. The large format wate rcolour series "Contemporary Landscape" is the core of the exhibit. Reflecting the most striking daily transitions, these paintings tell the story of a very personal relationship to the world. The huge pulsating fields of colour represent a distillate of the artist's emotions whose further evolution is up to the viewer. The silhouettes of the visitors become part of the artwork: interactive images provoke the interpretation of the narrative. In the context of "Artificial Peace" light plays a particular role: the fluorescent bulbs, the so-called "blue lights" help the gaze to penetrate the deepest layers of the painting. Light becomes a kind of emotional binding substance between the visitor and the artwork, throwing the formal qualities of the painting in high relief and revealing the endless depth of the painted space.
ARTIST
Kristaps Gelzis was born in 1962 in RÄga. He completed studies at the Department of Graphics of the Art Academy of Latvia (1986). Together with other conceptual art pioneers of his generation, he has been actively involved in Latvian contemporary art processes since the mid 1980s. Since 1997 he is Assistant Professor at the Department of Visual Communication and Graphics of the Art Academy of Latvia. The artist has participated in many significant international art projects. His works are represented in the collections of Helsinki KIASMA Contemporary Art Museum, the Latvian National Museum of Art and the Artists' Union of Latvia.
The idea at the core of Kristaps Gelzis's creative work is implemented in the most appropriate material—on planes, spatially or plastically, using all of the technology and media now available. He is sensitive to the symbolic elements of the local environment, which are then masterfully interpreted in his works, and has the courage to be openly ironic about the current political events.
Pietro Ruffo al Florian
(Fonte Adnkronos) - Fervono i preparativi a Venezia per uno degli eventi più attesi dell'intensa 'settimana dell’arte' che la città lagunare vivrà a partire dal 30 maggio. In concomitanza con l’apertura della Biennale infatti, il Caffè Florian di Piazza San Marco, il caffè più antico d’Italia e luogo dove nel 1893 'nacque' idealmente proprio quella che venne inizialmente chiamata 'Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea', darà vita ad una serata all’insegna della cultura e della mondanità, con un grande ricevimento ospitato proprio nel 'salotto del mondo'.
L’evento, programmato il 3 giugno dalle ore 19, viene organizzato per inaugurare l’undicesima edizione di 'Temporanea - Le Realtà possibili del Caffè Florian', mostra organizzata in collaborazione con UBS, e dedicata quest’anno ad un giovane ma affermato artista romano, Pietro Ruffo, e alla sua opera 'Negative Liberty' che trasformerà la celebre Sala Cinese in un bosco di grafite animato da centinaia di libellule tridimensionali.
Il ricevimento, blindatissimo e solo su invito, vedrà la partecipazione di diversi personaggi del mondo dell’arte, della cultura e dell’imprenditoria. Primo fra tutti, a fare gli onori di casa, Andrea Fendi, presidente della compagine societaria proprietaria del Caffè Florian. La serata sarà accompagnata da un menu preparato ad hoc dallo chef, e da un cocktail a tema, come da tradizione del Caffè veneziano.
Dopo l’indimenticato evento per i 290 anni del Caffè dunque, Piazza S. Marco torna ancora una volta agli antichi splendori grazie all’iniziativa di un locale che rappresenta fin dalla sua nascita la storia e l’anima di Venezia. Per l’occasione, Poste Italiane ha creato un annullo filatelico ad hoc che verrà presentato nel corso della serata.
Fondazione Prada a Venezia
La Fondazione Prada presenta nei magnifici spazi di Ca' Corner della Regina una selezione delle sua collezione di arte contemporanea.
L'evento è curato da Germano Celant.
L'evento è organizzato in cooperazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia, che ha lasciato in uso per diversi anni questo magnifico palazzo sul Canal Grande.
Si tratta di un favoloso edificio barocco costruito tra il 1724 e il 1728 dall'architetto Domenico Rossi.
Si tratta di un accordo della durata di sei anni con l'intesa di rinnovo di altri sei.
Geopatie
In un nuovo spazio espositivo che viene presentato per la prima volta al grande pubblico, è stato realizzato il Padiglione albanese per la 54. Esposizione Internazionale d’Arte. Cinque gli artisti invitati per l’occasione, che vivono sia in Albania che all’estero (soprattutto in Italia) mantenendo però stretti contatti con il paese di origine. E’ di questa particolare condizione fatta non solo di allontanamento, ma anche di vicinanza, e di un conseguente nuovo sentire, che parla il titolo stesso della mostra. Geopatie, parola composta da due parole greche: GE ( o GÈA), terra; PÀTHOS (passione, affetto).
Si tratta dunque di una indagine intorno al rapporto fra opera, sentire e contesto, inteso quest’ultimo come l’insieme delle componenti storiche, sociali, culturali e geografiche che compongono la complessa scacchiera di ciò che possiamo intendere oggi come terra, comela propria terra, il proprio luogo di origine, e di eventuale ritorno. Può sembrare un paradosso parlare di luogo d’origine in una dimensione che, soprattutto per quello che riguarda le arti contemporanee, si rivela essere sempre più internazionale e dunque globalizzata. Ma all’interno di questo orizzonte globalizzato non vengono affatto meno le connessioni profonde fra opera e quella complessa scacchiera a cui si accennava.
Anzi, le opere sembrano rivelarsi sempre di più dei dispositivi particolarmente sensibili nel registrare le differenze e le affezioni dei luoghi, cioè la complessa dinamica che intercorre fra la dimensione umana e il contesto, l’intorno. Nella loro completa autonomia di linguaggi, soluzioni formali e opzioni poetiche i cinque artisti invitati mettono in gioco, in maniera molto intensa, la loro relazione con il paese di provenienza, un paese in profonda trasformazione come è l’Albania attuale.
Anila Rubiku propone una nuova e complessa installazione basata su una serie di cappelli da uomo accuratamente ricamati a mano dalle molte persone coinvolte nel processo di produzione dell’opera: “Other countries. Other citizenships” . L’artista, che vive fra l’Italia, la Francia e l’Albania, si chiede cosa resti del luogo da cui siamo partiti, nella dimensione dell’esilio e dell’incontro con altre culture e altre persone.
Nei lavori più recenti di Orion Shima, artista attivo a Tirana dove vive e insegna alla Accademia di Belle Arti, emerge con forza un confronto con la terra, intesa come paesaggio (a questo tema sono dedicati alcuni dei suoi lavori di maggior rilievo degli anni scorsi) e come richiamo ad una certa dimensione nostalgica e perduta della relazione con l’ambiente - intatto, spesso innevato e dai toni a volte fiabeschi a volte inquietanti -, come nelle recentissime opere in cui compare la figura di un animale.
Il nuovo lavoro di Gentian Shkurti, anch’egli attivo a Tirana, si basa sulla sensibilità individuale delle persone verso i colori. L’artista mette in forma le diverse sensibilità producendo, come esempio, un dipinto di paesaggio le cui aree cromatiche rappresentano quantitativamente le preferenze espresse. Un video di documentazione accompagna e illustra la metodologia per l’esecuzione di un dipinto che rispetta, nelle giuste proporzioni e dunque ‘democraticamente’, le preferenze delle persone.
“Marinz”, è un work in progress, multimediale (disegni, foto, video, installazioni) , al quale si dedica da qualche anno Eltjon Valle. Si basa su una ricerca svolta dall’artista intorno ad un’ area di circa 32 chilometri quadrati dove vi sono molti pozzi di estrazione petrolifera. La compagnia canadese che ha rilevato dalla National Albanian Company Albpetroleum le concessioni sui campi petroliferi di Patos Marinza ha invitato l’artista a lavorare su un progetto che fosse in grado di segnalare il processo di rigenerazione ambientale in atto.
Driant Zeneli propone un video, basato sulla estrema concentrazione di un evento allo stesso tempo utopistico e stupefacente: toccare la luna, anzi letteralmente sprofondare in essa. E’ tutta la ricerca dell’artista, originario di Scutari, ad essere attraversata da una particolare attenzione per gli aspetti della realtà ai confini con l’immaginario e l’utopia. Elementi che ricorrono nel suo interrogarsi intorno al ruolo dell’artista, e intorno a quale possa essere la sua eventuale risposta rispetto al luogo di provenienza, o di ritorno.
Commissario: Parid Teferiçi;
Curatore: Riccardo Caldura
Titolo della mostra: Geopatie
Artisti: Anila Rubiku, Orion Shima, Gentian Shkurti, Eltjon Valle, Driant Zeneli
Sede espositiva: Spazio Rolak, Giudecca 211/b, 30133 Venezia
Apertura: 4 giugno-27 novembre (h. 10.00-18.00), chiuso il lunedì
Inaugurazione: 2 giugno, ore 18.30.
mercoledì 25 maggio 2011
9th Benesse Prize
Benesse Holdings, Inc.(Benesse) is pleased to announce that it will award the 9th Benesse Prize at the 54th Venice Biennale to one promising artist (or group) trying to break new artistic ground with an experimental and pioneering spirit. The prize is open to all artists and works in the Biennale.
We have invited as jury members Mr. Hervé Chandes (General Director, Fondation Cartier pour l’art contemporain), Ms. Carolyn Christov-Bakargiev (Artistic Director, Documenta 13), Mr. Lu Jie (Chief Curator, Long March Project) and Mr. Fram Kitagawa (General Director, Setouchi International Art Festival).
The 1st Benesse Prize (Awarded at the 46th Venice Biennale, 1995)
Cai Guo-Qiang (China)
The 2nd Benesse Prize (Awarded at the 47th Venice Biennale, 1997)
Alexandros Psychoulis (Greece)
The 3rd Benesse Prize (Awarded at the 48th Venice Biennale, 1999)
Olafur Eliasson (Iceland / Denmark)
The 4th Benesse Prize (Awarded at the 49th Venice Biennale, 2001)
Janet Cardiff & George Bures Miller (Canada)
The 5th Benesse Prize (Awarded at the 50th Venice Biennale, 2003)
Rirkrit Tiravanija (Thailand)
The 6th Benesse Prize (Awarded at the 51st Venice Biennale, 2005)
Tacita Dean (UK)
The 7th Benesse Prize (Awarded at the 52nd Venice Biennale, 2007)
Adel Abdessemed
The 8th Benesse Prize (Awarded at the 53rd Venice Biennale, 2009)
Hans-Peter Feldmann
For
STARIE NOVOSTI (OLD NEWS)
As part of the Collateral Events of the 54th International Art Exhibition – la Biennale di Venezia – Moscow Museum of Modern Art presents the multimedia installation STARIE NOVOSTI (OLD NEWS) by Anastasia Khoroshilova.
The installation consists of nine light boxes with nearly life-size portraits of mothers who were taken hostage by terrorists; most of these women saw their children perish in those dreadful days of September.
The project presents Khoroshilova’s critical examination of the transience, pliability and frailty of a society’s collective memory.
* * *
In the fall of 2004 Beslan, a city of 36.000 inhabitants in the Republic of Northern Ossetia- Alania in the Northern Caucasus, Russian Federation, became known worldwide as the
scene of one of the cruellest and most inhumane terrorist acts in the past decades. On September 1, 2004, the first day of that school year, a group of terrorists attacked Beslan's School No. 1 and occupied it for several days.
More than 1.000 hostages were held by the terrorists from September 1 until September 3, 2004 – children, their mothers and their teachers. Over three hundred people died in this monstrous act of terrorism, families were shattered: parents lost their children, children left as orphans. The tragedy radically transformed and lastingly affected the lives of every resident.
However in many instances the moment of society-wide compassion is short lived. So fast is the speed of forgetting the tragedy, that it can be regarded as the betrayal of the victims by the society. Sometimes tragic news only incite "small talk", and are often deleted frommemory very quickly under the flow of new professionally and skilfully “edited” media messages.
STARIE NOVOSTI by Anastasia Khoroshilova deals with transience, pliability and frailty ofthe society´s collective memory – even when this memory is of the fate of thousands of people. The photographs were taken in 2010, when the artist was visiting the inhabitants of Beslan, North-Ossetia (RU), to research the memory loss and collective ephemeralityconcerning this drama. She addresses individuals in order to redirect collectiveconsciousness to the internal scars of people left by the dramatic events. The viewers find themselves at the very centre of these events, between the direct, emotional engagement ofthe women in the photographs, and the incomprehensible unpredictability of the blows of fate that struck them.
“This work, for me, is an opportunity to investigate the mechanisms of memory – collective memory and individual memory. What is the nature of the phenomenon of individual ´exclusion´ - in this case, the victims of the Beslan tragedy? How quickly do individuals delete their own feelings and reactions to events? How quickly does the society delete things that transform its characteristics and alter its structure? How easily, even unconsciously, does society become used to the speed and rhythm of information flow carried in the mass media?” – these are the questions raised by Anastasia Khoroshilova.
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The mixed media installation STARIE NOVOSTI will be displayed at the historic Biblioteca Zenobiana (1777) by Tommaso del Temanza, as part of the Collateral Event of the 54th International Art Exhibition – la Biennale di Venezia. The charming pastel ceiling frescos ofthe loggia contrast with the nine photographic light boxes, which are reminiscent in form of high-rise architecture and also of military transport containers. International handling marks add an element of transition and limited temporality to the objects on display. Foldable objects that are reminiscent of polyptychs simultaneously show small TV monitors with news footage covering the, by now forgotten, hostage crisis that shocked the world.
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The exhibition STARIE NOVOSTI will be accompanied by the catalogue under the same title. Its publication was made possible by the Ellen Auerbach Stipendium from the Akademie derKünste, Berlin, which Anastasia Khoroshilova received in 2010. The catalogue is publishedin English, German and Italian, and comprises comprehensive illustrations.
The Invisible Pavilion
theinvisiblepavilion.com
The Invisible Pavilion is a non-invitation, experimental, hallucinatory augmented reality experience that will run for the duration of the Venice Art Biennale as a squatted stage on which a performance flow of artworks will fill the whole area of the Giardini.
The main purpose of the project is to fill the augmented space of the Biennale with a stream of signs and symbols, in an attempt to emphasize the ebb and flow of art production in the “always-on” age.
Anyone with a smart-phone (iPhone or any other Android-based phone and Layar) will be able to move around the traditional pavilions in the Giardini area of the Biennale and see, through their phone screens, another immaterial/invisible exhibition.
For the entire length of the Venice Art Biennale (June–November 2011) a group of selected international artists have been invited to give their personal contribution to the project, by performing/posting multimedia pieces that should somehow reinterpret the public space of the Biennale and its symbolic aura in the field of contemporary art. The artworks will also be visible on the Internet, on the Invisible Pavilion website.
As Simona Lodi says in the curatorial text, “The Invisible Pavilion is a hallucinatory experience of rewriting the world, an encouragement to increase the whirl and flow of information on invisible r/Reality. The Invisible Pavilion contains a r/Reality that is open and spontaneous, drawn and analysed from shared data. The double r reflects its double connotation—the lower case r refers to the everyday reality that we all know; the upper case R to a proprietary name, the augmented Reality that is produced.“
Participating Artists
Artie Vierkant ● Costant Dullart ● CONT3XT.NET ● IOCOSE ● Jon Rafman ● Les Liens Invisibles ● Molleindustria ● Parker Ito ● REFF–RomaEuropa FakeFactory
ITALIANO
Il Padiglione Invisibile è un’esperienza non-invitata, sperimentale e allucinatoria in Realtà Aumentata, attiva per tutta la durata della Biennale d’Arte di Venezia come luogo occupato che ospiterà un flusso performante di opere d’arte che riempiranno l’intera area dei Giardini.
Scopo principale del progetto è di creare lo spazio aumentato della Biennale con un flusso di segni e di simboli, nel tentativo di sottolineare la condizione di produzione dell’arte in una società “always-on”.
Il pubblico con l’ausilio di uno smart-phone (iPhone o Androide plus Layar) potrà vedere nell’aerea dei Giardini della Biennale, muovendosi attorno ai Padiglioni Nazionali e guardareattraverso lo schermo del dispositivo mobile un’altra mostra immateriale e invisibile.
Durante il periodo della Biennale d’Arte di Venezia un gruppo di artisti selezionati sono statiinvitati a dare il loro personale contributo al progetto in modo performativo, postando pezzi multimediali che possono reinterpretare lo spazio pubblico della Biennale e la sua aura simbolica nell’arte contemporanea. Le opere d’arte saranno anche visibile sul sito Internet dedicato al Padiglione Invisibile.
Come scrive Simona Lodi nel testo curatoriale: “Il Padiglione Invisibile è un’esperienza allucinata di riscrittura sul mondo, un incoraggiamento a incrementare il vortice del flusso di informazioni sulla r/Realtà in-visibile. La r/Realtà contenuta nel Padiglione Invisibile è istantanea e aperta, ricavata e analizzata da dati condivisi: una doppia r per definirla; r minuscola per la realtà come la conosciamo tutti i giorni, l’altra una R maiuscola per il nome commerciale, la Realtà della produzione aumentata.
“Artisti Partecipanti
Artie Vierkant ● Costant Dullaart ● CONT3XT.NET ● IOCOSE ● Jon Rafman ● Les Liens Invisibles ● Molleindustria ● Parker Ito ● REFF–RomaEuropa FakeFactor
martedì 24 maggio 2011
The Mediterranean Approach
The Mediterranean Sea represents a geopolitical system unique in the world; a meeting point of three continents, Africa, Asia, and Europe. In the west the Strait of Gibraltar connects the Mediterranean with the Atlantic Ocean. In the northeast the Sea of Marmara, the Dardanelles and the Bosporus link it with the Black Sea. The Suez Canal connects the Mediterranean with the Red Sea in the southeast. Politically, a crossroad between East and West and economically, between North and South, the Mediterranean area includes several cultural communities and civilizations, different lifestyles and ways of thinking. It is also home to major monotheistic religions.
Mediterranean is much more than a geographical expression, indeed. A complexity of ideas, referring to a crossroads of peoples, languages, birthplace of the Occident and an open door to the Orient, it evokes the legendary horizon of ancient trade routes and conquests.
In our contemporary world where the differences between people seem to prevail, ART for The World believes that the exchange between knowledge and art can be the carrier of a message of friendship and the rediscovery of a deep rooted identity that bind the Mediterranean people.
THE PROJECT
The routes that cross the Mediterranean, belonging once to the merchants, pirates and conquerors, have become today for the artists of this area the routes towards knowledge and creativity.
During the Biennale of Venice 2011, and simultaneously to the exhibitions and pavilions held all over Venice, the first floor, piano nobile, of Palazzo Zenobio, will host the exhibition THE MEDITERRANEAN APPROACH with works by prominent artists and independent filmmakers living and/or working in the Mediterranean area and representing through their works (sculptures, photography, films, video, installations, etc) the priority topics such as exclusions, migrations, environment, climate change’s issues as well as freedom of expression, thought and religion.
The artists and filmmakers:
Ghada Amer (Egypt)
Ziad Antar (Lebanon)
Faouzi Bensaïdi (Morocco)
Marie Bovo (Spain)
David Casini (Italy)
Isaac Julien (UK)
Hüseyin Karabey (Turkey)
Ange Leccia (France)
Adrian Paci (Albania)
Maria Papadimitriou (Greece)
Zineb Sedira (Algeria)
Peter Wuethrich (Switzerland)
THE VENUE
- Venice, Palazzo Zenobio, June-July-August 2011
Built in 1690, Palazzo Zenobio in Venice is a masterpiece of Baroque. On the first floor, the so called Piano Nobile, the trompe l’œil frescos and ceilings are splendid (early Tiepolo) and its overgrown formal garden among Venice’s largest and loveliest. The palace housed for more then two centuries the Armenian college Murat Raphael. Recently it opened its doors to scholars and guests and to art exhibitions during the Biennale of Venice.
THE MEDITERRANEAN APPROCH has the ambition to travel and be exhibited during 2011-2012 in major ports of Mediterranean Sea such as Genoa, Barcelona, as well as on the South Mediterranean ports to end in Marseille in 2013 in the context of Marseille Provence 2013, Cultural Capital of Europe
THE MEDITERRANEAN APPROACH is curated by:
Adelina von Fürstenberg, Founder and President of the NGO
ART for the World, Geneva/Milan
Thierry Ollat, Director of The Museum of Contemporary Art (MAC), Marseille
Anna Daneri, Independent Curator, Genoa.
Padiglione Nuova Zelanda
Il Consiglio per le Arti della Nuova Zelanda, Toi Aotearoa, è lieto di annunciare che Michael Parekowhai rappresenterà la Nuova Zelanda alla 54esima Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.
Parekowhai è stato invitato dal Consiglio per le Arti neozelandese e da Jenny Harper, membro della commissione responsabile per la 54esima Esposizione Internazionale d’Arte del 2011. La sua nuova opera, On first looking into Chapman’s Homer (“Guardando per la prima volta l’Omero di Chapman”), rende omaggio all’omonimo sonetto del poeta romantico inglese John Keats e rinvia ai concetti di scoperta, esplorazione e interazione culturale tra il Vecchio e il Nuovo mondo.
Musica e spettacolo sono aspetti centrali dell’installazione. Con le parole di Michael Parekowhai, “se in On first looking into Chapman’s Homer gli oggetti sono importanti, gran parte del vero significato dell’opera è reso dalla musica, che è in grado di riempire lo spazio come nessun oggetto potrebbe fare”.
L’opera si compone di un pianoforte a coda Steinway, riccamente intagliato, e di due pianoforti da concerto in bronzo che sorreggono due tori – in bronzo anch’essi. Sulla coda di un pianoforte è adagiato un toro a grandezza naturale che, con il suo corpo massiccio, ricorda le sinuosità delpaesaggio. Sull’altro pianoforte il secondo toro si regge ben saldo sulle zampe, pronto a sfidare chiunque voglia mettersi alla tastiera. L’esposizione mostrerà anche un personaggio della serie “Kapa Haka” (Officer Taumaha) e due alberelli d’ulivo in bronzo (Constitution Hill).
Il membro della commissione neozleandese, Jenny Harper, ha affermato: “On first looking into Chapman’s Homer è un’opera attuale, e creerà un senso di drammaticità e di sorpresa nel pubblico”.
Cinque pianisti neozelandesi sono stati selezionati per eseguire un mix di musica neozelandese, classica e jazz con il pianoforte a coda Steinway He Korero Purakau mo Te Awanui o Te Motu story of a New Zealand river, uno dei pezzi che compongono l’installazione. Il pubblico avrà anche la possibilità di suonare il piano a discrezione del pianista.
Michael Parekowhai è uno dei più importanti artisti neozelandesi contemporanei. Al di là della sua lunga carriera espositiva, i suoi lavori sono oggi in mostra in numerose e rilevanti collezioni pubbliche e private neozelandesi e australiane, oltre ad essere presenti in molte collezioni permanenti nei Paesi dell’Asia‐Pacifico e in Europa. Nato a Porirua (Nuova Zelanda) nel 1968, è di origine europea (Pakeha) e Maori (Ngati Whakarongo). Ha conseguito la laurea e un master presso la Elam School of Fine Arts dell’Università di Auckland, dove è attualmente professore associato di belle arti. Nel 2001 è stato insignito del titolo di artista laureato dalla Arts Foundation of New Zealand.
Quest’anno l’esposizione neozelandese è situata presso Palazzo Loredan dell’Ambasciatore, sul Canal Grande, vicino al ponte dell’Accademia. Il palazzo, in stile gotico del quindicesimo secolo, apparteneva alla famiglia aristocratica dei Loredan ed è stata la casa natia di due dogi di Venezia, Leonardo Loredan (1436‐1521) e Francesco Loredan (1685‐1762). È la prima volta che questo palazzo ospita un padiglione nazionale alla Biennale di Venezia.
Altre info al sito http://www.nzatvenice.com/
Slovenian Pavilion
Mirko Bratuša's sculpture installation Heaters for Hot Feelings is composed of eight tactile, anthropo- and biomorphic pieces each of which about 2 m (7 ft.) high. Hidden electrical fittings heat, humidify and cool the fired clay sculptures. The heat generated by the cooling of the first sculptures will be used to heat the others. A network of connections is set up as a system of artificial bodies, which indicate their mutual dependence. The metaphorics of an artistic system constructed in this manner are universally applicable to modern society, in which everything happens in mutual relation: amassing wealth on one side of the planet leads to poverty on the other, exploiting nature causes natural disasters, social unrest changes political systems.
Mirko Bratuša's sculptures are captured in various states of emotion. They are fantastically expressive, designed with sculptural extravagance and refined humour. Hinting at eccentric phenomena from the western Catholic tradition, they reveal to us the exotic in the commonplace. Thus in order to achieve a higher level of empathy they are made from the decidedly expressive and no longer mass-marketed material of fired clay. They are tactile, warm and cold. They show us the psychotic aspect of our everyday lives, reflect our fears and speak of our sense of being lost in modern culture, where it seems that we can no longer affect politics and social power relations and that it is no longer possible to halt the processes of destruction of nature. Therefore, Bratuša suggests, we have to return to elementary perceptions, to the realm of lost sensibility.
Mirko Bratuša (1963) graduated in Sculpture from the Academy of Fine Arts in Ljubljana in 1989, and continued his studies at the Academy of Fine Arts in Munich with Professor Leo Kornbrust from 1990 to 1992, and in 1993 at the Academy of Arts in Düsseldorf with Professor Tony Cragg. Among his many solo exhibitions are recent presentations at Círculo de Bellas Artes, Madrid (2005); Glesia Gallery, Ljubljana (2006) and Božidar Jakac Art Museum, Kostanjevica na Krki (2010).
Mirko Bratuša is part of a generation of Slovene sculptors which appeared at the end of the eighties under the heading of New Slovene Sculpture, following the model of New British Sculpture. The internationally best-known of this generation is sculptor Marjetica Potrč, and Tobias Putrih is noteworthy among their successors (both have exhibited previously at the Slovenian Pavilion at the Venice Biennale). Mirko Bratuša stands out atypically from this generation through his whimsicality and fascination with materials. His restless experimental spirit has led him to combine "old" sculptural media such as clay, wood and bronze with new industrially produced materials such as polyurethane, kerrock, electrical fittings and cooling systems. Since 1992 he is setting sculptural installations which are often interactive and include unusual technical tricks. His works hide a touch of humour, through which he presents his figures as the ironically "bright" future of posthuman society.