Una marea di pixel rossi ha invaso, in forma di arazzo, lo spazio di Palazzo Grassi, una marea di piccoli nodi, soprattutto rossi, forma una superficie unica che trasforma lo spazio interiore di questo nobile edificio veneziano in un’emozionante tenda mediorientale.
La superficie muraria è sovrastata da questa incredibile tessitura che ammorbidisce il luogo e lo rende fluido. Su di esso emergono opere pittoriche, come oasi in un deserto di carminia morbidezza.
Il dinamico disegno, una riproduzione di un antico tappeto orientale, dagli acesi colori, accoglie monocromatiche pitture, quasi iper-realiste, di antiche immagini. Ritratti e astrazioni declinate quasi tutte nei toni del grigio. Un contrasto cromatico e tematico, fra il mondo fisico e quello pittorico, fra la realtà del corpo e dello sguardo.
Rudof Stingel occupa, solitario e silenzioso, questo luogo dell’arte. Come i grandi artefici dell’arte ci offre, con quest’articolato evento, trasformazioni delle realtà, discorsi multipli e stupori ironici contemporanei. Possibili elaborazioni letterarie di ancestrali immagini, ristrutturando significati, aprendo all’indefinito lo sguardo rapito.
Vivendo così l’artificio della libertà che tutto concede ma che nulla sostiene, un equilibrio che spesso produce un ovvio vuoto, ma che questa mostra riesce a riempire il nostro di sentieri incrociati.