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lunedì 29 aprile 2024

Color, terra e umanità, impressioni sulla Biennale

 
Arsenale  - Courtesy La Biennale di  Venezia foto Andrea Avezzù 

Questa Biennale sicuramente si ricorderà per la forte presenza cromatica delle opere che propongono un'idea di mondo ancora pieno di energie e passioni. 

Nel complesso emergono alcuni padiglioni che nonostate il fragile tema etnografico esprimono una forma estetica inaspettata, che può sicuramente essere definita arte. 

Il progetto pare una evoluzione della scorsa Documenta più concentrata sulla relazioni sociali e sul ruolo di arte come comunità, mentre la Biennale pare più rappresentativa di identità. 

Domina la pittura, soprattutto espressiva, ma sono anche presenti tanti filati e video, rare le installazioni o le sculture. 


Padiglione Centrale  - Courtesy La Biennale di  Venezia foto Matteo de Mayda

Il progetto centrale del curatore ha sicuramente due focus che hanno riscosso molto interesse, la sezione dedicata agli artisti di origine italiana, migrati per il mondo, e la presenza del progetto Disobedience Archive di Marco Scotini che da diversi anni sta realizzando.


opera Untitled (Constellation)  di Kang Seung Lee foto di Mark Blower

Fra i padiglioni nazionali quelli più stimolanti sicuramente quello degli USA che colpisce per l’intensità cromatica, poi sicuramente quello della Svizzera con l’esilarante lavoro di Divin Amore, per proseguire con quello dell’Australia dal forte impegno culturale e storico.


  Daniel Otero Torres Courtesy La Biennale di  Venezia foto Marco Zorzanello

Nel complesso si conferma il ritorno della pittura, anche se spesso pare più una forma di memoria emotiva che una ricerca pittorica significativa.

Il progetto del curatore mette in risalto una sezione del mondo che pulsa di espressione ma poco di creatività, anzi molto spesso è uno stile che si esprime in forme che sono oramai statiche, che anche se avvicinate alle culture europee non hanno prodotto particolari sviluppi.

Questa cifra etnografica evidenzia un limite espressivo che manifesta la debolezza delle forme culturali quando non si trasformano con l’evoluzione culturale ma diventano realtà “musealizzate”, in cui la tradizione diventa un limite e in fondo una forma di divisione, distanza e separazione.

Il Padiglione Italia, con l'intervento di Massimo Bartolini, si discosta da queste riflessione e riesce a creare una espressione fuori dal coro che nel suo minimalismo pare anche più intensa per forma e riflessioni.

Padiglione Arabia Saudita - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù 


Padiglione Argentina - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù 


Padiglione Benin  - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù   


Padiglione Croazia  - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù  


Padiglione  Italia - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù 


Padiglione Lettonia  - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù 



Padiglione Senegal - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù


Padiglione Turchia  - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù


Padiglione Australia - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Matteo de Mayda


Padiglione Bolivia - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Matteo de Mayda


Padiglione Egitto  - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Matteo de Mayda


Padiglione Gran Bretagna   - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Matteo de Mayda


Padiglione Venezia  - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Matteo de Mayda


Padiglione Usa  - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Matteo de Mayda


Opera di Aravani Art Project - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Andrea Avezzù 


Opera di Bouchra Khalili Courtesy La Biennale di  Venezia foto Marco Zorzanello



Opera di Lauren Halsey - Courtesy La Biennale  di  Venezia foto Marco Zorzanello




Nucleo Storico  Courtesy La Biennale di  Venezia foto Marco Zorzanello

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