L’artista inglese Shezad Dawood presenta a Venezia, in occasione della 57. Biennale Arte, un nuovo articolato progetto espositivo in cui si mostra per la prima volta Leviathan, un film in dieci episodi ideato e diretto dall’artista.
A Venezia saranno svelati i primi due episodi del film insieme a una nuova serie di opere su tessuto e scultoree, nell’ambito di una mostra site-specific pensata per gli spazi restaurati, e per la prima volta aperti a un progetto artistico, della neorinascimentale Palazzina Canonica, lungo la Riva dei Sette Martiri, nei pressi dei Giardini della Biennale.
La mostra, a cura di Alfredo Cramerotti, si sviluppa con il supporto istituzionale della Fondazione Querini Stampalia e in stretta collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine (CNR-ISMAR) e Fortuny.
Dopo Venezia, il progetto vedrà diverse tappe nel Regno Unito e altre sedi internazionali, fino alla presentazione finale del film nel 2020.
Leviathan è ambientato in un futuro immaginario, i cui abitanti sono i sopravvissuti a un cataclisma solare. Ogni episodio è raccontato dal punto di vista di uno dei personaggi, seguiti nel loro vagare tra Europa, Asia e Nord Africa, e nell’incontro con diverse comunità dal carattere idiosincratico.
Tra le location scelte dall’artista per le riprese si trovano la piattaforma oceanografica dell’Istituto di Scienze Marine, nel mare Adriatico, il Museo di Storia Naturale di Londra e un’isola abbandonata nella Laguna di Venezia.
Nel corso della preparazione del film Dawood ha scelto di confrontarsi con biologi marini, oceanografi, scienziati politici, neurologi e studiosi dei disturbi post traumatici, per indagare con il loro aiuto alcune delle questioni più critiche del nostro presente e le loro interconnessioni. Adottando un approccio globale e collettivo, Leviathan è una riflessione sulle possibili conseguenze della mancata consapevolezza dei rischi umanitari e climatici del nostro tempo, visti dall’artista come parti della stessa patologia della vita sulla Terra.
I primi due episodi saranno proiettati su due diversi schermi allestiti presso Palazzina Canonica, insieme all’installazione di una serie di dipinti su tessuto e di una scultura di grandi dimensioni. I lavori su tessuto sono stati realizzati in dialogo con l’eccellenza artigianale di Fortuny, utilizzando alcuni dei suoi preziosi manufatti tessili. I dipinti saranno allestiti sia lungo la libreria di Palazzina Canonica che nello showroom della fabbrica Fortuny alla Giudecca, nata nel 1919 e oggi ancora attiva.
Dawood sta inoltre lavorando a stretto contatto con il Labanof (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense, Università degli Studi di Milano), istituto incaricato del riconoscimento degli effetti personali persi dai migranti nel viaggio verso Lampedusa, per contribuire all’identificazione dei dispersi da parte dei familiari. Proprio alcuni degli oggetti dell’archivio del Labanof saranno raffigurati nei nuovi dipinti su tessuto di Dawood.
Leviathan si svilupperà anche sotto forma di narrazione scritta, pubblicata anche in questo caso per episodi sul sito web del progetto.
Il primo episodio è online all’indirizzo www.leviathan-cycle.com.
Il progetto è sviluppato grazie al supporto di Timothy Taylor e Outset Contemporary Art Fund.
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