Guardiamo ora al Padiglione Italia che con “Codice Italia” curato da Vincenzo Trione mette in gioco l’unicità del nostro grande ed affascinante percorso creativo. Nel complesso un bel progetto che forse risente un poco delle difficoltà ambientali delle vaste e molto cupi stanze.
Kounellis, Paladino, Longobardi mantengono una cifra molto classica, forte impatto per Parmiggiani e Gioli, più equilibrato Tambellini mentre Aquilanti , Biasiucci e Caccavale proseguono nella loro ricerca.
L’intervento della Beecroft gioca la stanca carta del nudo, mentre emergono le nuove generazioni, Alis/Filliol, Barocco, Migliora, Monterastelli e Samorì con opere che si muovono nella tradizione italiana con positivi sviluppi.
L’affiancamento internazionale di Peter Greenaway, William Kentridge e Jean-Marie Straub forse si poteva evitare.
Prossimo appuntamento con le mostre che si svolgono parallelamente alla Biennale Arti Visive in Venezia.
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