La fondazione Querini Stampalia propone in questa stagione una serie di esposizioni che toccano alcuni temi in sintonia con la complessa tematica della Biennale di Arti Visive.
Al piano terra Jimmie Durham assembla, in modo affasciante, dopo quattro anni di ricerca, una serie di oggetti, di varia quotidianità veneziana, rileggendoli nella sua cifra di libertà, miscelando la realtà produttiva con le sensazioni visive.
Un progetto che assembla il lavoro impercettibile di artigiani locali, alcuni di origine extra-europea, che sono diventati parti del paesaggio di sussistenza del territorio, presenze invisibili, che l’artista recupera e rende centrali, trasformando degli scarti in oggetti compiuti.
Al piano superiore il bel lavoro del duo premiati da Furla, Maria Iorio & Raphaël Cuomo. Una serie di tessuti in bilico fra rappresentazione e limite, affiancato da una serie di testimonianze di chi vive l’ esperienza del lavoro come immigrato, come ancora oggi capita a molti italiana.
I vincitori della decima edizione del Premio Furla, offrono un’analisi in forma visiva sui fenomeni d’emigrazione “economica” italiana caratterizzati da discriminazioni e xenofobia, e dall’utilizzo della strategia del “rischio sanitario” come mezzo di controllo del movimento d’emigrazione e di legittimazione da frontiera. Un procedimento normativo, quest’ultimo, incarnato in maniera eloquente nel lavoro di Iorio & Cuomo dall’edificio d’influenza modernista usato a Briga come centro di controllo medico dei migranti fino alla metà degli anni Novanta. Attraverso un film e un sistema spaziale Maria Iorio & Raphaël Cuomo leggono e ritrascrivono questo caso storico senza cedere a tentazioni meramente documentaristiche, andando piuttosto a svelarne la struttura replicabile che lo sostiene e la sua logica.
Conclude la serie di proposte l' articolata mostra di Grisha Bruskin, un complesso lavoro sul tema dell' interpretazioni di antichi testi. Un misterioso alfabeto costituito da 160 personaggi fra realtà, fantasia, epica e storia.
Si tratta del progetto “Alefbet” composto da cinque grandi arazzi (2,80m x 2,10) che rappresentano il cuore della rassegna, cui si giunge tuttavia esaminando in precedenza i disegni preparatori dell’artista, i gouaches e 6 straordinari dipinti, ossia le diverse tappe in cui si è articolato questo complesso e affascinante “archivio del segno”.
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