Dall’8 maggio fino al 20 settembre 2015 in concomitanza con la 56. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e con Expo 2015 Milano, la mostra “Mario Merz – Città Irreale” alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, a cura di Bartolomeo Pietromarchi, in collaborazione con la Fondazione Merz e organizzata da MondoMostre,rende omaggio a Mario Merz, uno dei protagonisti dell’avventura estetica contemporanea del nostro secolo. La mostra — la prima realizzata in un’istituzione pubblica italiana dalla scomparsa dell’artista e dalla grande retrospettiva che gli è stata dedicata nel 2005 da Castello di Rivoli, GAM e Fondazione Merz (Torino) — inaugurando la nuova superficie espositiva, porta per la prima volta l'arte contemporanea all'interno degli spazi delle veneziane Gallerie dell’Accademia.
La mostra “Mario Merz – Città irreale” inaugura e apre al pubblico gli spazi destinati ad accogliere le mostre temporanee delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Dopo un imponente lavoro di conversione e restauro durato circa dieci anni, le nuove Grandi Gallerie dell’Accademia raddoppiano la superficie espositiva,arricchendo l’offerta culturale con un significativo aumento del numero di opere esposte dalla collezione permanente – il percorso si svilupperà infatti attraverso una selezione di oltre 500 opere – e con la possibilità di ospitare mostre ed eventi di arte contemporanea.
Città irreale rende omaggio all'opera di Mario Merz, una delle personalità più rilevanti della scena artistica internazionale del secondo Novecento, come dimostrano le numerose partecipazioni alle Biennali di Venezia, alle edizioni di Documenta e alla grande mostra al Guggenheim Museum di New York (1989) - primo artista italiano ad avere una personale in quella sede. L'esposizione, che sin dal titolo si presenta anche come omaggio ideale del maestro a Venezia, città irreale per eccellenza — luogo metafisico e surreale dove natura e cultura trovano una sintesi perfetta — ripercorre una carriera che si è distinta sin dagli esordi nell'ambito del movimento dell’Arte Povera per la profondità critica e la straordinaria portata poetica.
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