Due spazi due mostre, un
gioco di confronto che il curatore, Ralph Rugoff, ha ideato in forma aperta,
svincolandosi dai tanti progetti utopici spesso troppo fragili nel contenere le
opere proposte.
Si potrebbero vedere come
un rimando di specchi in cui ci sono due riflessi, punti diversi di una visione
sul nostro intenso presente.
Spesso hanno forti similitudini,
spesso sono completamente diversi, come è diversa ogni esperienza artistica che
viene creata da un’artista che si evolve e sviluppa la sua riflessione produttiva.
Nel complesso il risultato
è un poco confuso, la vicinanza fra opere tecnologiche e tradizionali mettono
in risalto il grande distacco dei percorsi artistici e una certa consapevolezza
che le cose stanno trasformandosi in modo inevitabile su strade forse troppo
complesse per l’arte.
Come sempre l’Arsenale è
uno spazio difficile che la soluzione a moduli non pare ottimale, troppi punti
in cui si formano imbuti e altri troppo vasti, ma anche lo spazio del
Padiglione Esposizione risulta molto confuso, ci saranno pochi artisti ma ci
sono sempre troppe opere.
Nel complesso si ha una sensazione
generale di tempi folcloristici, che siano le etnie o che manifestano
sottogruppi sociali, quasi sempre con risultati più documentativi che
artistici.
Costante la sensazione
generale di un futuro dalle tinte oscure ma che cose sempre possono sorprenderci
con altri sviluppi.
Fra i lavori che più mi
hanno colpito sicuramente il grande impatto dell’opera/robot Kuka di Sun Yuan e Peng Yun ma
sono poi moltissimi i lavori più profondi e delicati, opere fragili come la
barriera corallina di Christine e Margaret Wertheim, lo spazio poetico di
Shilpa Gupta, il fragile fiume di Otobong Nkanga, la scultura di Liu Wei il diradarsi delle nuvole di
Tomás Saraceno o i brevi video di ultra pop di Alex Da Corte.
Proprio sui video si nota
un grande ritorno, ma non capisco il perché visto il tedio che propongono,
grande inutile recupero anche per la pittura di cui non si vede il motivo visto
la bassa qualità e banalità compositiva.
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