Entrando
nei giardini della Biennale si incontra subito nella prospettiva del viale
verso il grande Palazzo Espositivo, il
Padiglione della Spagna che quest’anno accoglierà l’intervento in forma di
accumulo di Lara Almarcegui.
Segue
Il Belgio con la nota artista Berlinde De Bruyckere, uno dei padiglioni più
attesi.
Accanto
l’Olanda con Mark Manders con un lavoro più antropologico.
In
fondo conclude la prospettiva lo spazio che ospiterà il progetto espositivo di
Massimiliano Gioni “Il Palazzo Enciclopedico”.
Sul
lato destro del grande Palazzo Espositivo c’è il piccolo Padiglione della
Finlandia, progettato da Alvar Aalto, che ospiterà l’intervento “Falling Trees”
ispirato dalla caduta di una pianta su questo storico padiglione, il progetto è
dell’artista Antti Laitinen, con la curatela del Collective Gruppo 111 (Marko
Karo, Mika Elo, Harri Laakso). Il progetto prosegue nel Padiglione
Nordico.
Dietro
quello dell'Ungheria con l'opera di Zsolt Asztalos legato al tema delle
bombe.
Sul
lato opposto s’incontra il Padiglione d’Israele che ospiterà il progetto The
Workshop di Gilad Ratman, il più giovane artista israeliano che agisce in
questi spazi. Sarà realizzata un’istallazione site-specific composta da video,
suoni e interventi fisici, sul tema della clandestinità sociale.
Segue
l'Uruguay con Wifredo Díaz Valdéz e poi nel boschetto quello dell’Australia con
Simryn Gill e delle repubbliche Ceca e Slovacchia con il lavoro “Still the same
place” di Petra Feriancova e Zbynek Baladran.
Attraversiamo
ora il ponte e ci troviamo in un’area molto simmetrica, al centro il Padiglione
del Brasile con una collettiva composta da artisti del passato e del presente;
Hélio Fervenza, Odires Mlászho, Lygia Clark, Max Bill, Bruno Munari.
Proseguendo
sul lato destro il Padiglione dell’Austria con l’opera in forma di film di
Mathias Poledna.
Poi
il grande blocco che riunisce varie nazioni, iniziamo con la Serbia che avrà
l’intervento di Vladimir Peric, Miloš Tomic dal titolo “Nothing Between
Us”
Poi
l’Egitto con l’intervento “Treasuries of Knowledge” di Mohamed Banawy e Khaled
Zaki.
Il
Padiglione Venezia che promuove la realtà territoriale con una mostra di
artisti internazionali riuniti sul tema della “via della seta”.
Seguono
la Polonia con “Everything Was Forever, Until It Was No” di Konrad
Smolenski.
Subito
dopo c'è la Romania con le opere di Alexandra Pirici e Manuel Pelmus.
Conclude
la Grecia con “History Zero” di Stefanos Tsivopoulos.
Riprendiamo
il nostro giro dal padiglione della Gran Bretagna che da sempre si presente
divisa nelle sue quattro componenti, l’Inghilterra, la Scozia il Galles e
l’Irlanda nel Nord, l’Inghilterra è l’unica ad avere uno spazio presso i
Giardini della Biennale mentre le altre hanno tutte degli spazi nei sestieri di
Venezia. Nei giardini esporrà l’artista Jeremy Deller che sta allestendo un
lavoro particolarmente ironico. Il Galles ha trovato spazio presso la Chiesa di
San Lorenzo, nel sestiero di Castello dove esporrà Bedwyr Williams. Mentre la
Scozia proporrà Duncan Campbell, Corin Sworn and Hayley Tompkins nel glorioso
palazzo Pisani. L’Irlanda presenterà l’opera di Richard Mosse presso il
suggestivo Fondaco Marcello, dietro a Palazzo Grassi.
Accanto
un poco defilato sulla destra c’è una moderna struttura che ospita il Canada.
Qui sarà ospitato il lavoro di Shary Boyle, un’artista affascinata dal mondo
della ceramica.
Poi
il gioco fra la Francia, che propone l’artista Anri Sala, mentre la Germania ha
attivato un cosmopolita lista che vede gli artisti: Ai Weiei, Dayanita Singh,
Santu Mofokeng, Romuald Karmakar. Se da una parte l’idea pare interessante, la
cosa pare un poco datata visto che oggi la sovra-nazionalità è un fatto reale
che il sistema arte pare già aver superato e che qui è più un fatto
politico.
Invece
il vero cambiamento, la multimedialità, risulta ancora molto lontano, ma questo
per il fatto che ancora oggi l’arte è un prodotto da vendere e non un fatto
culturale da diffondere.
Gli
stati Uniti, dopo la pesantezza della scorsa edizione, offriranno l’intervento
site-specific di Sarah Sze, che normalmente opera con voluminose rarefatte
“sculture”, quella che si realizzerà qui avrà il titolo di "Triple
point".
Giungiamo
al Padiglione della Corea che quest’anno vede la partecipazione di Kimsooja,
con un progetto legato al tema delle calamità naturali e sulla percezione
prospettica a questi incredibili eventi.
Subito
dopo il Giappone ci sarà il lavoro di Koki Tanaka, artista poco conosciuto da
noi, che da sempre opera con la multimedialità, presenterà per l'occasione
un'installazione video sul tema urbano.
In
uno stile molto classico incontriamo il Padiglione Russo che proporrà Vadim
Zakharov, che aveva già partecipato nel 2001.
Segue
quello del Venezuela con un collettivo di Artisti Urbani.
Modernista
il grande spazio della Svizzera che vedrà l’intervento di Valentin
Carron.
Conclude
la serie sul vialone principale il Padiglione della Danimarca con un intervento
di Jesper Just che realizzerà in collaborazione con Project Projects.
Quello
italiano, che sarà nella zona finale dell’Arsenale, denominata Tesa delle
Vergini, sarà sicuramente più ordinato della precedente edizione, e vedi la
partecipazione degli artisti: Francesco Arena, Massimo Bartolini, Gianfranco
Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia,
Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco
Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. L’impressione è di una normale mostra di
figure che operano da diversi anni con un certo percorso, nessuna primeggia per
particolari capacità, a parte i più vecchi e datati, proposti più come un
omaggio che per significativi elementi contemporanei. Il curatore, Bartolomeo
Pietromarchi, ha strutturato un progetto dialettico tipo dialogo/confronto”
tematico che presenta una certa tranquillità, molto interessante l’idea di
attivare una colletta
(http://viceversa2013.org/it/crowdfunding-artisti-opere-arte/) per la
raccolta di fondi per coprire parte delle spese, anche se visto che si
realizzeranno delle opere non capisco perché queste non possono essere vendute
per sovvenzionare le edizioni future, in un gioco di supporto fra presente e
passato. Comunque il budget è di 600.000 euro, che non è in questi tempi di
crisi, poca cosa.
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